La Bielorussia o Russia Bianca è formalmente una repubblica presidenziale anche se di fatto, il regime autoritario presieduto dal lontano 1994 dal Presidente Aleksandr Lukašenko, ripetutamente rieletto con percentuali di voto plebiscitarie, sono all’origine della definizione di “ultima dittatura d’Europa”. Non pochi dubbi, infatti, sono stati manifestati dagli osservatori internazionali a proposito della democrazia bielorussa nonché sulla ristrettissima libertà di opinione che vige nel Paese.
La Bielorussia conserva una fortissima vocazione alla produzione industriale di chiara impronta sovietica: la gamma dei prodotti realizzati all’interno dei confini bielorussi è davvero ampia, ma nonostante ciò l’economia del Paese, ancora fortemente controllata dallo Stato, necessita di importanti interventi di ammodernamento.
In questo scenario un’eccezione notevole alla natura conservatrice del governo e della sua politica economica è rappresentata dall’Hi Tech Park, un centro di ricerca e specializzazione creato undici anni fa grazie ad un forte investimento statale e che oggi attira una mole considerevole di investimenti da parte di società straniere operanti nel settore dell’Information Technology. L’Hi Tech Park, definito dal Wall Street Journal la “Silicon Valley dell’Est Europa”, esiste dal 2005. L’avvio di un’attività all’interno del parco tecnologico è favorita da costi piuttosto bassi oltre che da importanti incentivi fiscali e tutta una serie di servizi complementari quali strutture completamente arredate, provviste di linea telefonica e connessione ad internet.
Anche il settore del turismo sta recentemente conoscendo una fase di crescita dovuta alla necessità da parte del governo bielorusso di trovare nuove fonti di reddito che permettano alla sua economia di smarcarsi nel più breve tempo possibile dagli aiuti finanziari russi, il cui prezzo consiste in una forte ingerenza politica da parte di Putin ed il rischio che possa ripetersi una crisi come quella ucraina che ha portato all’annessione della Crimea. Si segnala che da febbraio è entrata in vigore una riforma del governo Lukašenko che consente agli stranieri di poter raggiungere il Paese e viaggiare all’interno dei suoi confini per cinque giorni senza dover richiedere un visto.
Opportunità per l’Italia
L’Italia è da sempre uno dei principali partner commerciali della Bielorussia: il nostro Paese è all’ottavo posto nella graduatoria dei partner commerciali di Minsk ed al quinto posto tra i Paesi dell’Unione Europea.
La presenza imprenditoriale italiana è costituita da grandi gruppi industriali quali Todini, Danieli, Ansaldo Energia e da una miriade di piccole e medie imprese.
A Brest vi è un importante distretto industriale italiano che rappresenta un accesso ideale non solo al mercato bielorusso ma soprattutto a quello russo ed all’Unione Economica euroasiatica, un’unione doganale formalizzata nel 2015 che conta ben 180 milioni di consumatori e un PIL di 4.500 miliardi di dollari.
Il polo logistico si trova al confine con la Polonia a poca distanza dalle più importanti infrastrutture di trasporto ed in un’area che beneficia di facilitazioni agli investimenti.
In assoluto, in Bielorussia, i settori in cui vi sono le migliori opportunità d’investimento sono:
Agricoltura
Il settore agricolo, ancora fortemente arretrato e controllato dallo Stato, rappresenta un’opportunità di investimento in quanto tra le priorità del governo vi è quella di ammodernare il settore sia attraverso l’acquisto di macchinari e tecnologie sia attraverso l’afflusso di capitali esteri a condizioni agevolate.
La coltivazione del lino, delle patate, delle barbabietole da zucchero, di colza e foraggio e l’allevamento di suini e pollame sono i principali rami di attività.
Legno e derivati
Il territorio bielorusso è coperto per l’85% della sua estensione da boschi e foreste sul cui utilizzo sostenibile il governo, attraverso il Ministero delle Foreste della Repubblica, punta parecchio mirando soprattutto a raccogliere investimenti da parte di imprese straniere.
ICT
Quello dell’Information Technology è uno dei settori più interessanti del Paese grazie anche ad una normativa particolarmente favorevole agli investitori stranieri e ai forti investimenti governativi.
Energia
Uno dei principali obiettivi della Bielorussia nel medio-lungo periodo è quello di ridurre sensibilmente la propria dipendenza dalla Russia per l’approvvigionamento energetico. Per questo settori quali quello delle energie alternative, dello smaltimento dei rifiuti e del loro riciclo avranno un notevole sviluppo nel prossimo futuro supportate anche da un apposito Programma Nazionale.
Chimica
Quello della chimica è un altro settore considerato strategico per lo sviluppo del Paese da parte del governo. Non è un caso, infatti, che l’Agenzia per gli Investimenti stia mettendo in atto delle azioni finalizzate all’attrazione di investimenti esteri nei comparti dei concimi, dei fertilizzanti, dei pneumatici, delle fibre e dei filati e delle vernici.
Abbigliamento
Il fashion Made in Italy esercita sicuramente una forte attrazione sui consumatori bielorussi. Tuttavia, l’esistenza di forti dazi e la mancanza di una rete di distribuzione articolata ed efficiente rappresentano ostacoli importanti all’export del comparto le cui merci sono destinate esclusivamente alla popolazione più abbiente e, quindi, ad una nicchia piuttosto ristretta.
Macchinari
I macchinari italiani, grazie ai loro standard qualitativi molto alti ed ai prezzi abbastanza accessibili rispetto a quelli di altri Paesi, sono molto richiesti in Bielorussia dove la vocazione industriale è molto spiccata. Spesso, però, l’onerosità o la mancanza di finanziamenti bancari e le particolari condizioni contrattuali poste dai fornitori inducono gli acquirenti bielorussi a rivolgersi altrove.
Mobili
Discorso molto simile a quello fatto per l’abbigliamento vale anche per il settore dei mobili costretto a confrontarsi con barriere tariffarie piuttosto onerose che ne limitano le vendite.
I rischi
I rischi maggiori per chi voglia avviare un’attività di export in Bielorussia sono costituiti dalla forte dipendenza di Minsk dagli aiuti finanziari e dalle forniture di gas russi, dal pericolo di instabilità sociale in conseguenza di una rivolta nei confronti del regime autoritario di Lukašenko, dalle eventuali nazionalizzazioni d’impresa che potrebbero verificarsi a seguito di importanti shock economici (già nel 2012, due imprese private ritenute poco performanti sono state nazionalizzate) e dall’ingerenza dello Stato nell’economia che spesso incide negativamente sulla facoltà delle società di determinare autonomamente le proprie strategie industriali.
Vuoi approfondire le opportunità che la Russia offre alla tua impresa? Compila il form su questa pagina ed entra in contatto con uno dei nostri esperti.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Francesco Bromo, redazione@exportiamo.it
© RIPRODUZIONE RISERVATA