Nel 2016 il Made in Italy ha realizzato, in Ghana, la migliore performance di sempre con un incremento dell’export di quasi il 30% rispetto all’anno precedente. Una performace trainata, oltre che dalle esportazioni di prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio, anche dal balzo in avanti dalle vendite di macchinari, soprattutto destinati al settore minerario, delle cave e cantieristico. Delle caratteristiche del mercato ghanese abbiamo parlato con Paolo De Vito, Direttore ICE di Accra, in un’intervista che sottolinea pregi e difetti di un Paese che ha ottimi margini per conseguire un ulteriore sviluppo.

Tra il 2008 e il 2013 il PIL del Ghana ha registrato uno dei più elevati tassi di crescita al mondo mentre nell’ultimo triennio l’incremento è risultato essere più moderato. Quali sono le prospettive future del Paese?

Va anzitutto rilevato che il rallentamento dell’ultimo triennio è, per alcuni versi, fisiologico, tenuto conto che nel periodo 2008/2013 il PIL ghanese è cresciuto in media dell’8,7% su base annua. Occorre però anche considerare l’impatto sull’economia del Paese determinato sia da una perdurante crisi energetica, sia dalla contrazione dei prezzi internazionali delle commodities, soprattutto di quelle che rappresentano le principali voci dell’export ghanese. Parliamo, cioè, di cacao e oro di cui il Ghana è rispettivamente il 2° e 10° produttore al livello mondiale, ma anche di petrolio, con la presenza di importanti giacimenti il cui sfruttamento è tutto sommato abbastanza recente, visto che le prime operazioni risalgono al 2010.

Le prospettive future, nonostante le misure di consolidamento fiscale in essere già dal 2015 e tese principalmente alla riduzione del deficit e al rientro del debito pubblico, sono comunque incoraggianti, almeno fino a tutto il 2018. Peraltro, un contributo sostanziale alla crescita ghanese nei prossimi anni sarà di marca italiana: è di qualche giorno fa l’annuncio da parte dell’ENI dell’avvio della produzione di idrocarburi nel blocco Offshore Cape Three Points (OCTP), in partnership col gruppo Vitol e la Ghana National Petroleum Corporation. Con tre mesi di anticipo sulla tabella di marcia prevista in precedenza. Un progetto che consentirà, nei prossimi 15 anni e oltre, la fornitura di gas al Ghana per la produzione di energia elettrica. Con tutto ciò che ne può conseguire in termini di sviluppo per l’economia del Paese.

Quanto è conosciuto il Made in Italy in Ghana e a che livello si attesta oggi l’interscambio commerciale fra i due Paesi?

Prima considerazione. Il 2016 ha segnato la nostra migliore performance di sempre: le esportazioni italiane hanno toccato quota 264,6 milioni di Euro (+29,7% rispetto alla fine dell’anno precedente). A questo brillante risultato ha contribuito in misura determinante, oltre alla crescita del nostro export di prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio (32,6 milioni di euro contro i 16,8 del 2015, un incremento del 94,4%) anche la vendita di macchinari di impiego generale e speciale, comparto nel quale le macchine da miniera, cava e cantiere hanno fatto registrare, da sole, un aumento di oltre il 54%. Senza dimenticare poi il comparto mobili e complementi di arredo, settore in cui l’Italia rappresenta il terzo partner commerciale del Ghana alle spalle di Cina e Stati Uniti, sebbene a lunga distanza da questi competitor e con volumi di export più ridotti rispetto a quelli che possiamo vantare nei settori della raffinazione e dei macchinari di impiego generale e speciale.

Anche nella GDO e nelle boutique di fascia medio-alta, concentrate prevalentemente nell’area metropolitana di Accra, il Made in Italy è presente con alcuni dei principali brand più conosciuti a livello internazionale. Paste alimentari, olio d’oliva, calzature e accessori moda parlano spesso italiano e sono particolarmente apprezzati dalla middle class ghanese. Dove invece possiamo e dobbiamo fare di più è la promozione delle nostre eccellenze vitivinicole. Le “bollicine” e i rossi Made in Italy, per fare un esempio, sebbene proposti nei menu dei migliori ristoranti e degli hotel di lusso, scontano ancora un forte gap nei confronti dei competitor europei (Francia in primis, ma anche Spagna) e di quelli extra UE (Sudafrica in testa), soprattutto a livello di distribuzione di massa nei grandi mall.

Un’ultima riflessione sui dati d’interscambio commerciale 2016. La cifra complessiva si attesta a poco più di 488 milioni di euro, contro gli oltre 548 dell’anno precedente. Insomma, se il nostro export tira, tanto che la bilancia commerciale italiana verso il Ghana è tornata in attivo (41,2 milioni di euro) per la prima volta dal 2011, non altrettanto può dirsi per le importazioni dal nostro partner diminuite del 35,2% specialmente a causa della riduzione dell’import di prodotti petroliferi (-53,4%).

Che tipo di Paese è il Ghana e che tipo di consumatori sono i ghanesi?

In termini di stabilità politica il Ghana è senz’altro un benchmark per il West Africa. Un dato su tutti: quelle dello scorso dicembre sono le settime elezioni presidenziali consecutive svoltesi pacificamente dal 1992, l’anno che segna il ritorno alla democrazia nel Paese. Insomma, un biglietto da visita al quale gli investitori internazionali non sono proprio indifferenti. Democrazia, stabilità, una qualità della vita in costante crescita cui si aggiunge una ricchezza di risorse naturali di prim’ordine: cacao, oro, gas e petrolio, ma anche manganese, bauxite e diamanti. Un mix che fà del Paese sicuramente uno dei più attraenti e sviluppati dell’intera regione, come testimoniano i dati sulla composizione del PIL, di cui i servizi rappresentano circa il 50%, seguiti dall’industria (minerario, manifattura e costruzioni) con un peso del 28,5% e dall’agricoltura (intorno al 21%).

D’altro canto, non possiamo ignorare alcune criticità, prima fra tutte una dipendenza ancora troppo elevata dall’export di materie prime, con tutto ciò che ne consegue inevitabilmente sulle politiche di bilancio e sulla capacità di concessione di garanzie sovrane in tempi di ribasso dei prezzi internazionali delle commodities stesse.
Eppure, a dispetto di queste difficoltà di tipo macro, l’esperienza quotidiana sul campo e il contatto diretto con gli operatori economici offrono segnali positivi di un settore privato molto dinamico, aperto e fortemente propenso agli scambi con l’estero. Gli stessi consumatori, soprattutto quelli della classe media e principalmente business oriented, iniziano gradualmente ad orientare i propri comportamenti d’acquisto non soltanto sulla base della componente prezzo, ma guardano con crescente attenzione anche alla qualità del prodotto, ai termini di garanzia e ai servizi post-vendita.

Quali sono i settori in cui sarebbe consigliabile investire in Ghana? E perché?

Un po’ di numeri. Nel biennio 204-2015 le importazioni ghanesi di motori, generatori, trasformatori elettrici e apparecchiature per le reti di distribuzione e il controllo dell’elettricità sono cresciute del 76%. A fine 2016 l’import totale di questi prodotti dal mondo ha raggiunto la cifra record di 470 milioni di euro, grazie soprattutto all’effetto traino dell’edilizia. Una riflessione: il settore delle costruzioni in Ghana ha registrato dal 2011 al 2014 una crescita di circa il 14% e, secondo diversi analisti, sembra aver imboccato un trend di espansione che dovrebbe proseguire almeno fino alla fine del 2018. Lo sviluppo del comparto ha tratto beneficio soprattutto dall’aumento della domanda per gli alloggi ad uso residenziale e direzionale, un dato che testimonia la crescita di una classe media tra le più ricche del continente africano e che fa ben sperare anche per le nostre esportazioni di mobili e complementi di arredo.

Ci sono poi prospettive interessanti anche nel settore macchine da miniera, cava e cantiere, le cui importazioni dal mondo tra il 2015 e il 2016 sono aumentate del 14,2%, passando da 171,2 milioni di Euro ad oltre 195. Nel breve-medio periodo possiamo ragionevolmente prevedere una crescita della domanda di prodotti estratti dalle cave, sostenuta dai progetti di sviluppo e ammodernamento delle infrastrutture stradali, ferroviarie e portuali, con buone potenzialità di vendita di macchinari per il settore stone quarry da parte di aziende italiane. Senza dimenticare, ovviamente, tutto l’indotto che può essere generato negli anni a venire dalla produzione di idrocarburi nel blocco OCTP.

Quali sono ad oggi i principali eventi promozionali e le più importanti iniziative che ICE mette in campo a supporto delle PMI italiane che vogliono esplorare questo mercato?

Nel primo anno e mezzo di attività l’Ufficio ICE di Accra (che ha competenza geografica anche su Nigeria e Costa d’Avorio) ha organizzato, in sinergia con la Sede di Roma, incoming di operatori economici ghanesi in Italia, coinvolgendo buyers in disparati settori: pesca, conservazione alimentare, gioielleria, macchine per la lavorazione dei metalli, apparecchiature odontoiatriche, food retail, mobili e materiali per l’edilizia. In sinergia con l’Ambasciata d’Italia, abbiamo avviato anche, in collaborazione con con primari importatori locali, progetti di promozione delle nostre eccellenze vitivinicole, in concomitanza con “La Giornata delle Cucina Italiana nel Mondo”. Le proposte per il Piano Annuale di Attività 2018, ancora in fase approvazione, sono rivolte alle macchine e attrezzature per il settore stone quarry, eventualmente con una presenza di aziende italiane in una fiera specializzata, e al Sistema Abitare, magari con una missione di operatori italiani in loco. Ma stiamo ragionando anche su eventuali azioni di scouting a breve nel settore delle macchine per l’agricoltura e delle apparecchiature elettriche.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it

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