Il Sudafrica è probabilmente il Paese con il maggior potenziale dell’intero Continente africano nonostante le proprie particolari vicende politiche e sociali ne abbiano storicamente frenato lo sviluppo. Queste difficoltà - ben esemplificate da una celebre frase di Nelson Mandela (“Nel mio Paese prima vai in prigione e poi diventi Presidente”) - hanno finora limitato l’export italiano nel Paese fermo a circa 1,6 miliardi di euro annui ma le prospettive sono positive tanto che, secondo SACE, esso dovrebbe crescere sensibilmente (+37%) nell’arco del prossimo triennio arrivando a superare i 2,2 miliardi.
“Il Sudafrica ha fatto passi da gigante negli ultimi quindici anni, potevamo cadere nel baratro e diventare un altro Afghanistan dopo il rilascio di Mandela, ma non è stato così”.
Le parole di Nadine Gordimer, nota scrittrice sudafricana, trovano conferma nei dati che parlano di un Paese che dalla fine dell’apartheid ha visto la propria economia cambiare e crescere a ritmi incredibili.
Tali cambiamenti hanno profondamente modificato il volto del Sudafrica non solo dal punto di vista economico, ma anche sociale e l’ampliamento dei diritti civili alla popolazione di colore ne rappresenta l’aspetto più visibile (soprattutto a livello internazionale).
Basta dare uno sguardo ai principali indicatori macroeconomici, infatti, per rendersi conto che il Sudafrica è di gran lunga il Paese africano più sviluppato: da un’economia fondata sul settore primario si è passati ad una economia in cui il terziario pesa oltre il 29% del PIL ed il manifatturiero per quasi il 69%, lasciando al primario un modesto 2%.
Fiore all’occhiello dell’economia sudafricana sono tre comparti (agroalimentare, chimico, minerario) a cui si aggiunge quello dei servizi finanziari, sviluppati a tal punto da occupare posizioni di rilievo nella classifica internazionale per la competitività.
In generale gli obiettivi economici del governo riguardano l’attrazione di investimenti che comportino un corposo trasferimento tecnologico, l’impiego di manodopera locale e la produzione di beni destinati all’export. Per le imprese che decidono di localizzarsi in Sudafrica, attraverso accordi di joint venture, si aprono le porte del mercato locale, ma anche dell’area sub-sahariana dove ben 14 Paesi hanno aderito alla Southern African Development Community, una vasta ed importante unione doganale.
Come tutti i Paesi che hanno conosciuto un forte e rapido sviluppo della situazione economica e sociale, anche il Sudafrica vede una forte polarizzazione tra aree ricche, moderne ed industrializzate ed aree, invece, in cui lo sviluppo stenta ad arrivare. Tra le aree più fertili per chi decide di investire in Sudafrica, quella di Gauteng offre le migliori opportunità grazie alla presenza dell’Innovation Hub di Pretoria, la Borsa di Johannesburg (una delle più capitalizzate al mondo), l’aeroporto di Tambo e le sedi delle più grandi banche, assicurazioni e società finanziarie del paese.
Settori emergenti
Tra i settori che il governo sudafricano ritiene strategici vi sono infrastrutture e dei trasporti, energia ed in particolare delle green economy, agroalimentare, automotive, chimico-farmaceutico, estrattivo e turistico.
Il settore agricolo pur avendo di molto diminuito il proprio contributo al PIL sudafricano rimane tra i più importanti al mondo: agrumi, mais, arachidi, girasoli, cotone e vino sono le produzioni di punta che grazie alle più recenti tecnologie e ad una expertise di rilievo sono molto apprezzate sui mercati internazionali.
Folta anche la presenza di multinazionali dell’automotive quali Ford, BMW, Mercedes Benz, Nissan, Renault e l’italiana IVECO tra le altre. Tale comparto è il più importante dell’intero continente ed il Sudafrica rappresenta un hub per l’export di veicoli in tutto il mondo compresi gli Stati Uniti.
Costruzioni ed energia sono altri due settori importantissimi per una realtà come quella sudafricana che cresce a ritmi elevati e che necessità di conseguenza di adeguare le proprie infrastrutture urbane, la disponibilità di abitazioni ad uso civile e la fornitura di energia alle aree industrializzate, urbane e quelle in via di sviluppo.
Prospettive di sviluppo
Chi decidesse di esplorare il mercato sudafricano troverebbe non poche opportunità di business nei mercati dei macchinari e delle apparecchiature elettriche, dei prodotti chimici, dell’agroalimentare, dell’ingegneria, della finanza e dell’intera filiera dell’automotive.
Si tratta di filiere di rilevanza mondiale sulle quali vi è anche una forte attenzione del governo la cui politica è quella di attirare investimenti, ma soprattutto know-how per spingere sempre più l’export e l’assunzione di manodopera locale.
Opportunità per il Made in Italy
Le nostre esportazioni in Sudafrica sono cresciute del 19% nel periodo 2010-2016.
Particolarmente apprezzati sono i macchinari e le apparecchiature industriali italiane che, come in molti altri Paesi nel mondo, rappresentano la prima voce del nostro export.
L’automotive rimane poi un settore fortemente appetibile per le industrie di casa nostra sia per l’ampiezza del mercato locale e di quello “correlato” dell’area sub-sahariana, sia per il valore ad esso attribuito a livello politico.
I prodotti chimici sono tra le poche categorie merceologiche di primaria importanza per il nostro export che hanno fatto registrare un aumento nel 2016, raggiungendo i 130,7 milioni di euro (+5,5% rispetto al 2015). L’alto valore aggiunto della nostra produzione di settore ne fa uno dei comparti più solidi e promettenti.
Barriere tariffarie e non devono essere analizzate con particolare attenzione prima di intraprendere un progetto di export in Sudafrica. Ogni anno, infatti, un apposito dipartimento governativo aggiorna la lista dei beni e dei servizi sottoposti a licenza di import/export o a tariffe doganali. Negli ultimi anni visto il notevole calo delle entrate fiscali in molti casi le licenze sono state sostituite ad imposte doganali.
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Fonte: a cura di Exportiamo, di Francesco Bromo, redazione@exportiamo.it
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