Quando si parla di sviluppo commerciale con l’estero si pensa sempre a grandi mercati mentre, spesso, sullo sfondo rimangono economie ad alto potenziale ma meno reclamizzate. Fra queste c’è certamente la Polonia, Paese dinamico ed in crescita che apprezza i prodotti del Made in Italy, ama viaggiare ed ha un’alta propensione ad acquistare online. Ne abbiamo parlato con Antonino Mafodda, Direttore di ICE Varsavia, in un’intervista in cui si analizzano le opportunità offerte da Varsavia e dalle altre principali realtà urbane del Paese.
Nel 2016 l’interscambio come si è strutturato l’interscambio fra Italia e Polonia?
Anche nel 2016 l’interscambio Italia- Polonia si è mantenuto su livelli molto alti, per un valore totale di 18,3 miliardi di euro, di cui 9,5 miliardi di nostre esportazioni e 8,8 miliardi di importazioni dalla Polonia ed il saldo è dunque a nostro favore per 661 milioni di euro. L’Italia è il quarto Paese fornitore della Polonia, dopo Germania, Cina e Russia ed il quinto Paese cliente, alle spalle di Germania, Regno Unito, Repubblica Ceca e e Francia. Le principali voci delle nostre esportazioni sono quelle relative a macchinari e apparecchiature, articoli metallici, autoveicoli, chimica-farmaceutica, abbigliamento ed agroalimentare. I settori più dinamici nel 2016 per l’export Made in Italy sono stati chimico-farmaceutico (+9,5%), automotive (+6%), macchinari e apparecchiature (+6,3%) ed agroalimentare (5,7%). La Polonia esporta invece nel Belpaese prevalentemente autoveicoli, macchinari e apparecchiature, agroalimentare (carni, latte, produzioni casearie), elettrotecnica. Infine si segnala in crescita l’export Made in Poland di apparecchi di precisione (+25%), prodotti d’arredamento (+10%), minerali e combustibili (+22%).
In che condizioni è oggi l’economia del Paese?
Nel corso del 2016 hanno avuto applicazione alcune delle misure di carattere “sociale” promesse dal nuovo governo del PiS (Diritto e Giustizia, un partito politico polacco di stampo conservatore ed euroscettico), che ha ottenuto la maggioranza assoluta in Parlamento con la vittoria alle elezioni del novembre 2015 ed ha avviato un cambiamento radicale ai vertici di molti enti economici. Ciò ha provocato un momento di incertezza soprattutto per gli investitori stranieri, causando un rallentamento del flusso di capitali verso la Polonia, che comunque rimane alto e frenando anche i tanti progetti strutturali da avviare nell’ambito dei numerosi progetti comunitari che vedono un grosso flusso di finanziamenti UE destinato alla Polonia. In relazione a tali fattori il PIL è crescito del 2,8%, meno che nel 2015 (3,5%), trainato più dai consumi interni, cresciuti di oltre il 3%, che dagli investimenti. L’economia ha comunque avuto un andamento positivo, come dimostra anche il calo della disoccupazione, dal 10,2% all’8,6%,e la stabilità di fondo della moneta locale (zloty) nei confronti dell’euro e del dollaro USA. Il reddito medio (11.000 Euro) continua a crescere e si avvicina, pur gradualmente, a quello medio dei Paesi UE. Per l’anno prossimo le previsioni sono di un aumento del PIL di oltre il 3% e di un’ulteriore aumento dei consumi. Nei primi mesi dell’anno in corso sono anche stati sbloccati alcuni progetti infrastrutturali, soprattutto stradali, che hanno contribuito in maniera significativa alla crescita dell’economia polacca negli ultimi anni. In sintesi: le previsioni sono improntate all’ottimismo e l’interesse di multinazionali ed investitori stranieri verso il Paese, posto nel cuore dell’Europa, rimane elevato.
Perché un imprenditore italiano dovrebbe scegliere la Polonia per fare affari?
Fra i fattori da prendere in considerazione non posso non citare:
- la presenza di tante aziende italiane radicate in Polonia: Fiat/FCA, Brembo, Mapei, Ferrero e Marcegaglia solo per citare i nomi di grandi aziende, oltre ad un fitto tessuto di medie imprese, venute sulla scia di grandi clienti e che hanno saputo cogliere le tante opportunità offerte dall’economia polacca, in crescita costante da oltre un ventennio;
- il grande “richiamo” che la cultura italiana possiede sulla popolazione locale a tutti i livelli;
- il prepotente aumento del traffico turistico dalla Polonia, che privilegia l’Italia come meta principale sia verso le città d’arte sia per gli sport invernali e gli itinerari salutistici in estate;
- la crescente abitudine all’utilizzo di prodotti italiani nella dieta quotidiana;
Quelli sopracitati sono tutti fattori che indicano un grande apprezzamento per i nostri prodotti, la nostra cultura ed il nostro Paese a tutti i livelli. Inoltre si possono elencare una serie di motivazioni “macro”, in particolare un clima favorevole agli investimenti e la presenza di 14 ZUS (Zone Economiche Speciali) che offrono molti vantaggi a favore degli investitori, in particolare legati all’assunzione di manodopera ed alle facilitazioni burocratiche per tutte le pratiche relative all’investimento: dall’individuazione dei terreni alle utenze, purché l’investimento abbia un valore minimo di 100.000 euro ed una durata di 5 anni. Esistono anche importanti vantaggi per quelle aziende operanti nei settori ad alta tecnologia e, non a caso, alcuni giganti dell’informatica quali Samsung, Intel, Microsoft, hanno in Polonia le loro sedi europee. Probabilmente però la motivazione più importante che dovrebbe spingere gli imprenditori a fare business con Varsavia è quella relativa alla possibilità di entrare far parte di un mercato ampio (39 milioni di abitanti) ed in crescita, oltre che punto di riferimento per altri Paesi dell’area baltica e del centro Europa (ad es. Slovacchia e Repubblica Ceca) ed al centro di importanti assi stradali e ferroviari che ne fanno un punto di passaggio obbligato fra Europa dell’Ovest e Dell’Est (Bielorussia, Ucraina).
Quali sono le realtà urbane, oltre a Varsavia, in cui consiglierebbe di investire alle nostre PMI?
La capitale polacca è sicuramente il fulcro del business in Polonia e dal punto di vista finanziario e dei servizi non ha rivali nel Paese. La Polonia è comunque un Paese “multicentrico” dove giocano un ruolo importante molte altre città e regioni (Voivodati). Dal punto di vista industriale/produttivo la zona più importante della Polonia è quella a sud, con importanti città quali Cracovia, che è anche un importantissimo centro culturale e Katowice, capoluogo del Voivodato della Malopolskie, dove hanno sede molte aziende italiane. Andando verso sud/ovest vi è Breslavia (Wroclaw), città dinamicissima e centro dell’ICT del Paese, dove hanno sede importanti multinazionali. Altri centri importanti sono Poznan, a metà strada fra Varsavia e Berlino, dotata di un importante centro fieristico e sede di qualificate Università e Parchi Scientifici e Lodz (100 Km ad ovest di Varsavia), antica capitale del tessile dove sta avendo luogo un’interessante azione di riqualificazione ed ammodernamento tecnologico. A Nord, sul Mar Baltico, troviamo alcuni interessanti centri portuali, quali Stettino e Gidynia, ma la città più importante è Danzica, nota per i suoi importanti cantieri navali e dove è nato, negli anni ‘80 il movimento di “Solidarnosc”. Tutte queste realtà urbane nel corso degli ultimi 10 anni si sono rinnovate profondamente ed oggi dispongono di infrastrutture di alto livello.
Quali sono le caratteristiche peculiari del consumatore polacco?
Il consumatore polacco è molto oculato nelle scelte e non ama particolarmente le “mode” a meno che non abbiano dei vantaggi pratici e dei valori tangibili. Esso è mediamente informatizzato e propenso agli acquisti “online” (la Polonia è, dopo il Regno Unito, il Paese con la più alta incidenza di acquisti online in Europa). I polacchi inoltre amano viaggiare e sono discreti consumatori di prodotti culturali. Soprattutto fra i più giovani si è diffusa l’abitudine di far acquisti nei grandi centri commerciali, alcuni dei quali modernissimi ed architettonicamente interessanti e presenti in tutti i principali centri urbani polacchi. Accanto ad alcuni “templi” del lusso, quali “Galeria Mokotow” a Varsavia, la maggior parte sono di livello medio ed accolgono una gran varietà di brand.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it
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