Dopo la scomparsa dell’amatissimo re Bhumibol Adulyadej (2014) erano in molti a temere che la Thailandia precipitasse in uno stato confusionale che avrebbe potuto recar danno all’economia locale; al contrario il Paese sembra aver reagito bene ed è tornato a crescere ad un ritmo del 3% nell’ultimo biennio. Della situazione della Thailandia e delle opportunità per le produzioni Made in Italy abbiamo parlato con Fabio De Cillis, Direttore ICE di Bangkok, che ci ha tenuto a sottolineare come un livello più contenuto di dazi ed accise potrebbe portare enormi vantaggi al nostro export.

Ci traccerebbe un breve quadro della situazione politico-economica del Paese?

Sono oltre due anni e mezzo che la Thailandia è guidata da un governo militare che ha preso il potere a seguito del golpe avvenuto nel maggio del 2014; nonostante il rallentamento generale nelle fasi iniziali, l’economia thailandese ha ripreso a crescere nei primi nove mesi del 2016 registrando una crescita media del 3,3%. Il 13 Ottobre scorso è scomparso il re di Thailandia Bhumibol Adulyadej, il regnante contemporaneo più longevo, che ha occupato il trono per ben 70 anni; un evento, questo, molto sentito dai thailandesi, tanto da spingere il governo a chiedere la collaborazione degli operatori dei settori legati all’intrattenimento volta ad ottenere un tono più dimesso nelle rispettive attività. Nei giorni immediatamente succesivi la morte del sovrano ci sono state alcune conseguenze sulla vita economica del Paese, ad esempio si sono registrate numerose cancellazioni di viaggi e soggiorni per timore di possibili disordini di cui, però, non v’è stata traccia. A parte le veglie funebri e le lunghe code di saluto al sovrano defunto presso il Palazzo reale, tutto è andato come sempre fino alla salita al trono del Re Maha Vajiralongkorn Bodindradebayavarangkun, figlio maschio designato, il primo dicembre del 2016.

A quanto ammonta l’interscambio commerciale Italia-Thailandia e quali sono le categorie merceologiche Made in Italy maggiormente apprezzate dalla popolazione locale?

Nel 2016, si registra un valore dell’interscambio fra Thailandia ed Italia pari a 3.41 miliardi USD con un valore delle esportazioni italiane verso la Thailandia pari a 1.88 miliardi USD e quello delle esportazioni thai verso il nostro Paese pari a 1.53 miliardi USD. Si è quindi riscontrato un surplus a nostro favore pari a circa 356 milioni USD. Al momento, l’Italia rappresenta il 23esimo Paese esportatore in Thailandia ed il quinto a livello europeo in particolare grazie alla vendita di beni capitali che, l’anno passato, hanno pesato per il 43,17% delle nostre esportazioni nel Paese. Anche i beni di consumo rappresentano una buona fetta del nostro export con una quota del 28,50%. Più in dettaglio, la nostra principale voce di esportazioni è rappresentata da macchinari e loro componenti (455,1 millioni USD con una quota del 24,12%) seguiti da macchine elettriche e componenti (143,8 millioni USD - 7,62%), prodotti chimici (126,9 milioni USD - 6,73%), farmaci (6,42%) ed articoli manufatti (5,73%).

A quale fascia di popolazione interessano le nostre produzioni ed in quali aree del Paese si trovano?

Secondo i dati dell’esportazione di merci italiane verso la Thailandia, i nostri beni capitali sono molto apprezzati dagli operatori thailandesi di livello medio-alto, grazie all’ottimo rapporto qualità-prezzo che è tale specialmente se confrontato con i beni succedanei provenienti dai paesi concorrenti come Germania, USA etc. La situazione dei beni dei consumo è in parte diversa poiché soffriamo in modo più diretto la forte concorrenza dei Paesi della regione che producono con un minor costo dei fattori produttivi. Peraltro alcuni Paesi, Cina in testa, hanno stretto accordi bilaterali con il Paese volti alla riduzione di dazi ed a favorire il flusso delle merci. Ed in effetti la Thailandia ha in essere accordi di libero scambio (FTAs) con Perù, Nuova Zelanda, Australia, India e Giappone, nonchè accordi su base regionale (RTAs) con Cina e Corea del Sud. Per quanto riguarda l’Italia, in attesa che venga ripresa la negoziazione del FTA fra Thailandia ed Unione Europea, subiamo ancora dazi di importazione che possono essere, ad esempio, del 30% (per pasta, abbigliamento, arredamento..) ed arrivano fino al 400% (considerando anche le accise) per i prodotti alcolici, vino incluso. C’è da dire infine che i nostri prodotti sono generalmente preferiti dai consumatori di alto livello con buon potere d’acquisto come la populazione urbana, gli espatriati ed i turisti ad alto reddito.

In quali settori in questo momento vede le maggiori opportunità commerciali per fare business per le nostre PMI?

In Thailandia esiste un importante distretto legato all’automotive: Honda, BMW ma anche la nostra Ducati, sono solo alcuni esempi di grandi aziende che assemblano veicoli all’interno di impianti situati nella zona di Rayong. Ci sono poi margini di crescita per i nostri macchinari: da quelli per l’imballaggio a quelli per la lavorazione dei prodotti della filiera agroalimentare ed anche la mecchine utensili rappresentano una buona fetta delle nostre esportazioni nel Paese. Rimangono molto apprezzati i nostri prodotti agroalimentari, seppur penalizzati da un sistema di tassazione abbastanza esoso. Fanno un po’ fatica i beni di consumo che non hanno un brand conosciuto, laddove una penetrazione commerciale è certamente possibile, a condizione che sia accompagnata da un buon distributore locale e da un’adeguata campagna di promozione e marketing.

Quali sono quelle che ritiene essere le maggiori criticità per chi pensa di investire nel Paese?

Me ne vengono in mente due ovvero la limitazione della quota societaria riservata ai cittadini stranieri (max 49% per la maggior parte delle tipologie di investimento) e come già sottolineato il livello dei dazi d’importazione e delle accise che sono generalmente molto alti.

Ci descrive il consumatore tipo thailandese: da quali elementi sono influenzate le sue decisioni d’acquisto?

Con un’ampia gamma di prodotti disponibili sul mercato, i consumatori sono abituati ad avere varie opzioni fra cui scegliere. Peraltro, in un Paese dove è altissimo l’utilizzo dei social media (Facebook ha una penetrazione del 60.1%, con oltre 41 milioni di utenti registrati; in Italia, per fare un paragone, gli utenti FB registrati risultano essere 30 milioni, con un tasso di penetrazione del 48.4% ) resta facile la comparazione dei prodotti ed anche l’utilizzo di determinati strumenti di promozione e marketing. Emerso come alternativa ai prodotti di massa, il trend legato a salute e benessere si è molto diffuso tra i consumatori thailandesi che sono sempre più consapevoli della propria immagine e del proprio “star bene”. Vi è grande attenzione anche all’ambiente e per questo il mercato richiede che vengano realizzati prodotti a basso impatto ambientale.
Da segnalare anche il ruolo della tecnologia nell’influenzare il comportamento dei consumatori, a cominciare dalle modalità di pagamento: è infatti possibile acquistare “in tempo reale” utilizzando vari strumenti quali smartphones, internet-banking, e-shopping ed altre varie applicazioni. Ciò vuol dire che i consumatori hanno a cuore velocità e semplicità quando realizzano acquisti.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it

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