Dare un giudizio su un Paese come il Brasile è complicato soprattutto perché nell’analizzare un mercato formato da oltre 200 milioni di consumatori e che copre una superficie pari a circa l’80% rispetto a quella dell’intera Europa (8,3 contro 10,3 milioni di metri quadrati) si incorre, quasi inevitabilmente, in una serie di semplificazioni.
Quel che è certo è che per il gigante dell’area sudamericana il periodo non è dei migliori con una recessione economica iniziata nel 2015 (-3,8%) e che non accenna a placarsi. In effetti anche per quel che riguarda l’anno in corso gli economisti prevedono un ulteriore calo della ricchezza nazionale di circa il 3,3%.
La crisi del Paese è dunque profonda ed è il risultato di una serie di fattori che si sono combinati tra loro fra cui spiccano l’incapacità e l’inadeguatezza della classe politica locale che - oltre a non riuscire a cavalcare il boom economico del 2010 e sfruttare eventi di portata mondiale come Olimpiadi (2016) e Mondiali di calcio (2014) - è anche stata coinvolta da svariati scandali che hanno fatto emergere con forza l’annoso problema della corruzione delle istituzioni brasiliane.
A dimostrazione di quanto il fenomeno sia diffuso, lo scorso 31 agosto, Dilma Rousseff (rieletta nel 2014 con il 51,6%) è stata ufficialmente rimossa dal suo incarico presidenziale, attraverso una deliberazione dei membri del Senato, perché accusata di aver manipolato i dati del deficit del bilancio pubblico.
Oggi alla guida del Paese c’è Michel Temer, vice della Rousseff e figura poco gradita alla popolazione carioca specialmente perché non sembra segnare una forte discontinuità con l’amministrazione precedente.
Il nuovo Presidente dovrebbe, almeno in teoria, governare il Paese fino alla fine del mandato (fine 2018) ma su di lui si addensano delle pesanti ombre tanto che lo scorso 25 novembre si è dimesso, con l’accusa di corruzione, il quinto ministro del suo esecutivo.
Oggi l’economia brasiliana è in evidente difficoltà ed è attraversata da una serie di fenomeni negativi come:
• tassi di inflazione elevati (superiori al 10%);
• crescita del debito pubblico che ha raggiunto oltre il 70% del PIL;
• forte riduzione degli investimenti;
• incremento delle sofferenze bancarie;
• condizioni di accesso al credito più stringenti e minori finanziamenti da parte del settore pubblico.
Come sostenuto da SACE tuttavia “tali criticità sono comunque mitigate dal fatto che, in termini strutturali, il sistema bancario nel suo complesso rimane solido e le maggiori banche sono adeguatamente capitalizzate”.
In questo contesto che appare tutto fuorché roseo emerge però un dato che lascia ben sperare: nel 2017 il Paese dovrebbe finalmente tornare a crescere di oltre 1 punto percentuale (stime FMI).
Opportunità per il Made in Italy
La domanda da porsi è la seguente: le attuali precarie condizioni dell’economia possono oscurare le potenzialità di un Paese giovane (età media circa 30 anni) e con una classe media comunque molto estesa?
La risposta a questo interrogativo è certamente negativa per una serie di ragioni come l’ampia disponibilità di materie prime (caffè, cellulosa, etanolo, ferro, bauxite, frutta e cereali) e la presenza di una forte industria tessile (il Brasile è infatti il quinto maggior produttore tessile ed il quarto maggior produttore di abbigliamento a livello globale) su cui il colosso latino può continuare a contare.
La crisi del sistema Paese brasiliano dunque non deve distogliere le imprese italiane dal ricercare opportunità ed esplorare quello che va certamente considerato come il mercato più importante di tutta l’America Latina.
Il crollo della fiducia da parte di famiglie e imprese brasiliane si è riversato sulle nostre esportazioni (nel 2015 sono diminuite del 17,4%) ma per il triennio 2017-19 le previsioni descrivono un tasso di crescita medio annuo dell’export italiano vicino al 3%.
Le maggiori opportunità di investimento si riscontrano nei seguenti settori:
- Energia: secondo il World Energy Outlook il Brasile diventerà autosufficiente in campo energetico nel giro dei prossimi vent’anni e dunque si dovrebbe assistere all’impetuoso fiorire di progetti in tale comparto;
- Macchinari ed apparecchiature: in particolare per quel che riguarda le attrezzature medicali ed ospedaliere (nel 2015 la domanda di servizi sanitari è cresciuta del 6%);
- Tessile e abbigliamento: il Paese è il terzo maggior consumatore di denim al mondo ed essendo anche un grosso produttore è interessato a tecnologie e know-how Made in Italy per incrementare il proprio tasso di produttività;
- Farmaceutica: quello brasiliano è, per trend di crescita e bacino di utenza, uno dei più importanti mercati farmaceutici al mondo ed è stato caratterizzato negli ultimi anni da una crescita sostenuta per quanto riguarda ricavi e volumi di vendita. Secondo i dati del Ministero della Salute brasiliano esso vale circa 11 miliardi di euro l’anno.
In conclusione le imprese che intendono operare nel Paese non devono sottovalutarne alcune debolezze strutturali ma neanche lasciarsi spaventare dall’attuale congiuntura economica negativa. Per ulteriori info si consiglia di cliccare qui o di richiedere un primo orientamento sul mercato brasiliano consultando questo sito.
N.B. Elenco aggiornato degli approfondimenti della nostra rubrica “Focus America Latina” disponibili qui e scorrendo fino alla fine dell’articolo
Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it
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