Indonesia, un arcipelago di opportunità per il Made in Italy

Indonesia, un arcipelago di opportunità per il Made in Italy

09 Gennaio 2017 Categoria: Focus Paese Paese:  Indonesia

“Uniti nella Diversità” è il motto dell’Indonesia e se ne capisce il perché già ad una prima occhiata alla cartina geografica. L’Indonesia è, infatti, il più grande arcipelago al mondo, costituito da ben 17.508 isole di varie dimensioni e non tutte abitate.

La varietà culturale, la complessità geografica, la seconda biodiversità del pianeta (dopo il Brasile), la più alta concentrazione di specie endemiche al mondo ne fanno un Paese unico.

I 238 milioni di abitanti sono concentrati per il 50% nell’isola di Giava e quasi per il restante 50% tra Sumatra, Papua e Borneo.

L’Indonesia è inoltre il Paese con la più grande popolazione musulmana al mondo: questa è divisa in 300 etnie diverse che parlano circa 500 tra lingue e dialetti differenti.

La lingua ufficiale è il Bahasa Indonesia, una variante indonesiana del malese, introdotto ai tempi dell’indipendenza dal colonialismo, quando fu coniato anche il nome Indonesia come dispetto ai coloni olandesi che preferivano chiamarla “Le Indie Orientali Olandesi”.

L’Indonesia è separata dall’Australia e dall’Oceania dalla Linea di Wallace, una linea immaginaria che porta il nome del naturalista britannico che notò una ben marcata discontinuità biologica tra le due aeree: nella prima si trovano esclusivamente specie animali tipiche asiatiche e nella seconda specie introvabili dall’altra parte della linea e tipiche esclusivamente del continente oceanico.

L’Indonesia è il maggior Paese esportatore di due prodotti molto particolari: il tanto bistrattato olio di palma, le cosce di rana, che ogni anno arrivano a tonnellate sulle tavole francesi, ed il caffè di zibetto, una varietà molto costosa di caffè ottenuto dal lavaggio delle feci di questo animale dopo che gli enzimi digestivi ne hanno attenuato il sapore amaro.

Va evidenziato poi che il Paese è un attore di sempre maggior peso nelle organizzazioni internazionali in particolare presso:

• Nazioni Unite;
• G-20 (in cui è l’unico Paese rappresentante del Sud-est asiatico);
• APEC;
• ASEAN di cui rappresenta il Paese guida per via della sua dimensione geografica e per la sua collocazione geostrategica.

Perché investire qui?

A partire dal 2004 l’Indonesia è cresciuta stabilmente con percentuali superiori al 5%, superando fra il 2010 ed il 2012 il 6%, nonostante la crisi globale. Tale crescita è stata la più elevata di tutta l’area asiatica, frutto di investimenti infrastrutturali e dell’aumento dei consumi interni di una classe media in espansione.

Tra la fine degli anni ’90 e gli inizi del nuovo decennio l’Indonesia è stata capace di uscire da un importante crisi finanziaria e di costruire una democrazia solida da più parti considerata come una storia di successo, conquistandosi così la fiducia dei mercati internazionali che vedono di buon occhio le prudenti politiche fiscali e monetarie del governo di Jakarta.

Inoltre il governo ha varato un piano di sviluppo economico del valore di 311 miliardi di euro fino al 2025, da portare avanti attraverso partnership pubbliche-private che favoriscano gli investimenti di imprese nazionali soprattutto nel settore delle infrastrutture marittime e portuali.

Opportunità per il Made in Italy

I rapporti tra Italia ed Indonesia sono piuttosto buoni: nel 2012, dopo quasi venti anni, un Ministro italiano (nello specifico il Ministro degli Esteri Giulio Terzi) vi si è recato in visita ufficiale rinsaldando i rapporti e confermando l’interesse italiano ad investire nel Paese.

Nel 2013, infatti, si è svolta una missione di sistema con oltre cento operatori dei settori energia, ambiente, infrastrutture, componentistica, agroindustria e macchinari che ha portato a partire dallo stesso anno ad un aumento del 5,5% delle esportazioni italiane e ad un aumento del 2,1% del valore dell’interscambio.

A novembre del 2015, infine, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è recato in Indonesia diventando il primo Capo di Stato italiano in visita ufficiale nel Paese asiatico.

Ecco alcuni dei settori su cui conviene puntare:

Costruzioni: l’Indonesia è interessata da un massiccio fenomeno di urbanizzazione che ha fatto crescere la richiesta di edifici destinati ad abitazione civile ed uffici. Nonostante l’espansione delle metropoli il Paese soffre una dotazione infrastrutturale più che carente, soprattutto nel settore marittimo e portuale, ritenuti strategici (insieme a quello della cantieristica) dal governo locale data la peculiare conformazione geografica dell’arcipelago;

Macchinari ed apparecchiature: anche il manifatturiero è un settore sul quale si sta concentrando l’azione propulsiva del governo in particolare per quello che riguarda comparti produttivi quali automotive, packaging, agroalimentare, tessile/calzaturiero e lavorazioni di marmo e legname;

Energia elettrica, gas, vapore ed aria condizionata (anche da fonti rinnovabili): nonostante la vastità territoriale o forse proprio per questa ragione molte regioni dell’Indonesia sono carenti di strutture adatte a produrre e distribuire energia elettrica sufficiente;

Acqua, reti fognarie e trattamento dei rifiuti: la gestione ambientale è uno dei settori più scarsamente sviluppati e che sono in grado di attrarre importanti investimenti con ottimi margini di guadagno;

Agroalimentare: un settore strategico per gli investimenti nostrani in Indonesia è quello agroalimentare data l’indiscutibile eccellenza italiana nel settore e le importanti risorse naturali indonesiane non ancora sfruttate.

Servizi legati all’informazione e comunicazione, ai trasporti ed al magazzinaggio e l’automotive sono ulteriori settori economici che vale la pena di esplorare per le imprese italiane specializzate in questi settori.

Non mancano, tuttavia, delle potenziali criticità da valutare attentamente nel momento in cui si pianifica un’operazione di esportazione in Indonesia. In particolare i maggiori rischi per gli investimenti sono:

- l’accentuazione di misure protezionistiche in settori ritenuti strategici per le imprese locali;

- un sistema infrastrutturale inadeguato;

- elevati costi dell’energia elettrica e scarsa produzione che disincentivano un insediamento diretto;

- un livello di corruzione abbastanza alto contro cui tuttavia il governo del Presidente Jokowi ha inasprito la sua lotta;

- un sistema giudiziario lento ed inefficiente.

N.B. Elenco aggiornato degli approfondimenti della nostra rubrica “Focus Asean” disponibili cliccando qui e scorrendo fino alla fine dell’articolo

Fonte: a cura di Exportiamo, di Francesco Bromo, redazione@exportiamo.it

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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