La Malesia è un paese dinamico ed in continuo movimento: a certificarlo è l’andamento del PIL nell’ultimo triennio (2013-2015) che ha visto il Paese crescere mediamente di oltre il 5% annuo.
Inoltre lo scorso novembre la Central Bank of Malesia ha diffuso i dati economici relativi al trimestre agosto-ottobre. Nel suddetto periodo l’economia malese si è espansa del 4,3% rispetto allo stesso periodo di un anno prima, uscendo da una fase caratterizzata da ben cinque trimestri consecutivi di rallentamento.
I settori maggiormente dinamici sono stati: costruzioni (+7,9%), servizi (6,1%) e agricoltura (+5,9%). Anche le esportazioni nette di beni e servizi sono aumentate (+5,9%) e con esse buone performance sono state registrate anche nei consumi (+6,4%) per quel che concerne gli investimenti privati (+4,7%).
Nel trimestre analizzato, nonostante la crescita complessiva dell’economia la moneta locale (il ringgit), ha perso il 3% del proprio valore rispetto al dollaro americano manifestando in questo modo chiari segnali di sofferenza all’indomani dell’elezione di Trump.
Il neo Presidente degli States ha infatti promesso di affondare il TPP (il vasto accordo commerciale che coinvolge 12 Stati) che avrebbe dovuto rappresentare una preziosa opportunità per il Paese asiatico.
In ogni caso le previsioni di crescita del PIL malese per l’anno in corso rimangono positive anche se inferiori a quelle degli anni precedenti con un aumento della ricchezza nazionale che dovrebbe aggirarsi intorno al +4%.
Fra agricoltura ed export di tecnologie
La Malesia è uno Stato federale caratterizzato da una monarchia costituzionale elettiva ed è spesso definito come lucky country per l’abbondante disponibilità di risorse minerarie e terreni fertili di cui dispone.
Il mercato malese ha medie dimensioni (30,9 milioni di consumatori), nel 2015 ha prodotto ricchezza per oltre $ 800 miliardi e vanta un interessante PIL pro capite pari a $26.300.
Il progresso del Paese è in gran parte dovuto alla spettacolare trasformazione economica sperimentata a partire dagli anni ’60, basata sulla produzione ed esportazione di prodotti tecnologici e ad alta intensità di capitale e sullo sviluppo del settore dei servizi.
Oggi si può affermare che la Malesia si trovi sulla buona strada per il raggiungimento dell’obiettivo di diventare un Paese sviluppato entro il 2020.
Non sorprende dunque che la Malesia sia diventata uno dei principali esportatori al mondo di alcuni specifici prodotti fra cui dispositivi a semiconduttore, accessori per computer ed impianti di condizionamento dell’aria. Le destinazioni principali delle esportazioni malesi sono Singapore, Cina, USA, Giappone e Thailandia.
Il saldo commerciale fra export ed import del Paese è ampiamente positivo e nel 2015 è stato di quasi 30 miliardi di dollari (export: 175,7 mld; import: 147,7 mld).
Nonostante ciò in tempi recenti la Malesia ha dovuto far fronte ad alcuni problemi essendo non solo il maggior esportatore di petrolio della regione ma rappresentando anche il secondo esportatore mondiale di olio di palma e di gomma, beni che hanno subito un forte calo dei prezzi negli ultimi mesi.
Perché investire in Malesia
Grazie alla sua favorevole posizione geografica, nel cuore del sud-est asiatico, la Malesia ha guadagnato una certa importanza in alcune dinamiche di commercio internazionale fungendo da raccordo fra Oceano Indiano e Asia orientale.
Inoltre il Paese presenta una serie di altri importanti vantaggi che è bene per lo meno citare:
• Popolazione giovane (29,6% < 15 anni e solo il 5,5% è over 64);
• Diffusa conoscenza della lingua inglese;
• Disponibilità di manodopera qualificata e dai costi contenuti;
• Presenza di un buon sistema d’incentivi agli investimenti;
• Infrastrutture moderne e di buon livello.
I settori maggiormente interessanti per chi guarda con interesse ad investimenti sul mercato malese sono farmaceutica, meccanica, edilizia e servizi.
Nel 2015 l’interscambio commerciale Italia-Malesia è stato pari a circa € 1,85 mld con l’export italiano che ha sfiorato quota 1 miliardo di euro e che si è concentrato in numerose categorie merceologiche: dai macchinari ed apparecchiature ai prodotti chimici, dai prodotti alimentari ai mezzi di trasporto.
In un Paese come la Malaysia le PMI italiane hanno certamente la possibilità di emergere perché vi è un forte riconoscimento delle produzioni nostrane sia per quel che riguarda i settori tipici del Made in Italy sia per quel che concerne la commercializzazione di alcuni beni intermedi.
E’ inoltre consigliabile stringere appositi accordi di joint venture con partner locali che sono generalmente entusiasti di poter venire in contatto con quel know-how e quella creatività italiana ampiamente riconosciuta a livello internazionale.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it
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