Cile, un Paese che ha fame di riforme

Cile, un Paese che ha fame di riforme

05 Dicembre 2016 Categoria: Focus Paese Paese:  Cile


Quando il 15 dicembre 2013 Michelle Bachelet fu rieletta Presidente del Cile con il 62% dei consensi fu il chiaro segnale di come i cileni avessero pesantemente investito sulla candidata socialista e sulle sue capacità di riformare il Paese.

L’ex pediatra 65enne, costretta a lasciare il Cile durante la dittatura di Pinochet, si era infatti ripresentata dinanzi ai suoi elettori con un programma di riforme molto ambizioso che spaziava da una riforma dell’istruzione a nuove politiche sull’aborto fino ad una serie di revisioni costituzionali.

Dopo tre anni però il bilancio del secondo mandato - di colei che fino ad oggi è stata la prima ed unica Presidente donna cilena - è tutt’altro che roseo ed il tasso di approvazione del suo operato è ormai sceso stabilmente al di sotto del 20%.

Nel Paese che fino a soli due anni fa sembrava procedere spedito verso una stagione di rinnovamento e prosperità, continua invece a montare la protesta. Un sentimento che a quanto pare unisce due generazioni: gli studenti ed i pensionati.

Gli studenti chiedono un’istruzione pubblica gratuita e di qualità e sostengono che la proposta del governo in materia sia insufficiente a superare il sistema di credito che ha portato molte famiglie a indebitarsi con le banche per far studiare i propri figli.

I pensionati (e più in generale tutta la classe lavoratrice) chiedono invece che l’esecutivo abbia finalmente il coraggio di modificare un sistema previdenziale che, in una logica prettamente neoliberista, è interamente basato sulla capitalizzazione individuale da parte di ciascun lavoratore.

Economia

Il Cile tuttavia è tutt’altro che un Paese disastrato e può vantare il PIL pro capite più elevato di tutta l’area sudamericana con 23.500 dollari americani.

Nel 2015 l’economia cilena è cresciuta del 2,1%, il Paese ha registrato un saldo commerciale positivo (export: $ 62,2 mld; import: $ 58,7 mld) ed il debito pubblico continua ad attestarsi su livelli molto bassi sia in termini assoluti (circa 70miliardi di dollari) che in rapporto al PIL (16,7%).

In teoria dunque il Cile potrebbe concedersi il lusso di promuovere politiche espansive aumentando la spesa pubblica al fine di migliorare le condizioni di vita della fascia meno abbiente dei suoi cittadini.

Ma le difficoltà dell’esecutivo sono evidenti e, lo scorso 19 novembre, il Presidente Bachelet ha annunciato il suo sesto rimpasto di governo in tre anni.

In generale si può affermare che il calo dei consensi nei confronti della presidenza è dovuto ad una situazione economica complicata dal crollo del prezzo delle materie prime e da un’inflazione non propriamente light (4,3% nel 2015).

Commercio estero

Oggi il Paese può vantare il maggior numero di accordi commerciali di libero scambio in tutto il mondo che coinvolgono oltre 60 economie e rappresentano quasi il 90% del PIL a livello mondiale. Il commercio con l’estero è molto intenso e si dirama in tutte le principali aree geografiche del mondo: 40,8% con l’Asia, 20,1% con il Nord America, 17,5% interno al Sud America e 16,3% con l’Europa.

A conferma di ciò il Presidente cinese Xi Jinping, nel corso del mese di novembre, si è recato in Cile per una breve visita ufficiale ed ha concluso con il Presidente Bachelet, dodici accordi di cooperazione.

Pechino oggi rappresenta il principale partner commerciale del Cile, che a sua volta è invece il terzo partner della Cina in America Latina. Attualmente, infatti ben il 97% delle merci cilene possono entrare in Cina senza l’imposizione di dazi mentre il Cile ha liberalizzato il 98% dei prodotti cinesi.

Nel 2015 il volume del commercio bilaterale fra i due Paesi ha raggiunto quasi 32 miliardi di euro, quasi cinque volte il valore registrato dieci anni fa. L’export cileno comunque si divide essenzialmente in cinque classi produttive: prodotti delle miniere, agroindustria, pesca, industria forestale e servizi. Va segnalato infine che il Paese intrattiene ottime relazioni economiche anche con alcuni Stati africani.

I rapporti con l’Italia

Fra gli eventi più recenti di particolare rilevanza va ricordata la firma di un accordo per l’eliminazione della doppia imposizione fiscale oltre ad altre due importanti intese che riguardano cooperazione bancaria ed energia.

Le maggiori opportunità per le nostre PMI si riscontrano nei seguenti settori:

-Agroindustria: in questo comparto si puà lavorare al consolidamento della cooperazione fra i sistemi industriali dei due Paesi per dotare l’agricoltura cilena di alcuni strumenti fondamentali per la creazione di valore aggiunto quali ad esempio macchine per la lavorazione e l’impacchettamento;

-Infrastrutture: il Cile figura al 63° posto nel ranking stilato dalla Banca Mondiale che misura la qualità delle infrastrutture presenti in un Paese. In tal senso le imprese italiane hanno già acquisito nel corso degli ultimi anni una rilevante esperienza e visibilità nel mercato locale grazie alla realizzazione di importanti opere. Lo scorso anno il Governo Bachelet ha presentato la propria “Agenda per le infrastrutture, sviluppo ed inclusione” che prevede investimenti diretti e concessioni (per un valore che sfiora i 30 miliardi di dollari) con l’obiettivo di portare la spesa per infrastrutture e la produzione di “beni pubblici” dall’attuale 2,5% del PIL al 3,5% nei prossimi otto anni;

- Telecomunicazioni: nel 2016 sono stati stanziati 1,5 miliardi di dollari (fino al 2020) con l’obiettivo di migliorare ed estendere, anche nelle zone più remote, la connettività digitale per raggiungere i livelli medi degli altri Paesi OCSE;

- Energia: oggi la percentuale di energie rinnovabili non convenzionali in Cile rappresenta l’11,7% di cui il 40% è costituito dall’eolico, il 23% dal solare, il 19% da biomassa, il 16% da mini-idro, ed il 2% da biogas. I nuovi programmi d’investimento potrebbero dunque trovare negli operatori italiani interlocutori ideali per la controparte cilena in virtù sia del nostro know-how tecnico sia della capacità di realizzare progetti compatibili con la realtà sociale, che i cileni ci riconoscono;

-Sanità: in Cile il sistema sanitario è dominato dalle strutture private e nelle intenzioni del governo vi è la costruzione di numerose strutture pubbliche. Ottime notizie per l’Italia, che vanta un livello di assoluta eccellenza nella produzione e distribuzione di attrezzature biomedicali e di medicinali;

-Lusso: Santiago si è trasformata, in pochi anni, nel secondo polo del lusso in America Latina (dopo San Paolo) con un giro d’affari complessivo che ha superato il mezzo miliardo di dollari. Buona parte della clientela è costituita da turisti brasiliani che, considerato l’elevato livello dei dazi e costi di importazione esistenti nel proprio Paese, acquistano le grandi marche in Cile ad un prezzo più vantaggioso (soprattutto oreficeria, bigiotteria, cosmetica e abbigliamento).

Va comunque sottolineato che la posizione dell’Italia come partner di Santiago è già solida con l’export di Made in Italy che nel 2015 ha sfiorato il miliardo di euro, facendo registrare un aumento del 10,8% rispetto al 2014.

N.B. Elenco aggiornato degli approfondimenti della nostra rubrica “Focus America Latina” disponibili cliccando qui e scorrendo fino alla fine dell’articolo

Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it

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