“Il Piccolo punto rosso” è un nome spesso usato dai media e anche in conversazioni informali per definire la città-stato di Singapore. Questa definizione si riferisce a come la nazione viene raffigurata in tante mappe del mondo ed infatti, considerando l’isola principale e tutte le altre isolette che la circondano, essa conta una superficie di appena 718,3 km quadrati.
Lo Stato dispone quindi di dimensioni molto inferiori rispetto alle altre nazioni asiatiche con le quali costituì, l’8 Agosto 1967, l’Associazione di cooperazione intergovernativa definita ASEAN (Association of Southeast Asian Nations).
La perifrasi little red dot ha acquistato una rilevanza pubblica da quando il Presidente dell’Indonesia B. J. Habibie la usò, in un modo denigratorio, per riferirsi alla piccola realtà asiatica (anche se tale dichiarazione è stata poi smentita). Da quel momento queste tre parole hanno iniziato ad essere usate sia da cittadini che da politici con orgoglio e per dare enfasi al successo della nazione, raggiunto nonostante le limitate caratteristiche morfologiche.
Questo successo è così evidente da esser già presente nei libri di storia ed è stato ampiamente trattato nella autobiografia “From Third World to First” (Dal Terzo Mondo al Primo) scritta dal vero “padre” della citta’-stato Lee Kuan Yew.
In quest’opera Lee descrive il delicato e straordinario processo che dovette affrontare l’isola del Sud Est Asiatico per la costruzione di una vera nazione. Egli riuscì infatti a portare a termine risultati importanti quali la creazione di un esercito, la lotta alla corruzione, la costruzione di migliaia di alloggi popolari e l’inaugurazione di un aeroporto internazionale.
Questo personaggio è anche conosciuto per il suo approccio tutt’altro che tenero contro l’opposizione politica e per la sua poco ortodossa visione dei diritti umani. La Singapore di oggi sicuramente porta la sua firma in tanti angoli, dal completamente restaurato Hotel Raffles alle Food Court simbolo di una multiculturalità quotidiana. Come scrisse: “If this is a nanny state, I am proud to have fostered one” (Se questo è uno Stato-balia, sono contento di averlo incoraggiato).
Oggi però il modello di sviluppo nazionale sta iniziando a vacillare, in quanto la volatilità dei mercati finanziari, l’invecchiamento della popolazione ed i massicci investimenti infrastrutturali tra Cina, India ed Europa bypassano di fatto lo Stretto di Malacca.
Queste nuove dinamiche non fanno altro che generare nuove sfide per il Paese e negli ultimi anni le strategie governative stanno portando verso la promozione di servizi altamente specializzati, puntando sulla manifattura nei settori di avanguardia come farmaceutico, tecnologie applicate alla medicina, ICT, aerospazio, rinnovabili, ingegneria marittima e di precisione.
Ad oggi costruire una base commerciale a Singapore ha l’obiettivo strategico di espandere la propria presenza nei Paesi confinanti con le più alte potenzialità di consumo, tramite l’allargamento dei canali distributivi e l’accesso ai capitali.
Perché investire qui?
Trasparenza delle istituzioni ed in generale la facilità del doing business sono certamente i due punti di forza principali di questo piccolo Paese asiatico. Le facilitazioni sono anche rintracciabili tramite una serie di portali che mettono a disposizione dell’imprenditore o dell’azienda tutte le informazioni necessarie a portata di click.
Fra questi consigliamo di visitare: Dogana, EDB, IE, IRAS, ACRA.
Opportunità per il Made in Italy
I prodotti del Made in Italy sono molto apprezzati a Singapore specialmente per tutto quello che riguarda stile, buon gusto ed eccellenza manifatturiera.
- Food&Beverage: la popolazione apprezza il cibo italiano ed in effetti sul territorio nazionale possiamo rintracciare decine di ristoranti Made in Italy. La richiesta di prodotti nostrani è dunque consistente anche se qui, come in altre aree mondiali, dobbiamo combattere contro l’Italian sounding, fenomeno che ci sottrae importanti fette di mercato. I nostri prodotti possono essere commercializzati sia nelle grandi catene nei centri commerciali sia attraverso l’estesa rete di piccoli distributori locali;
- Prodotti moda-lusso: anche se nel Paese si registra una leggera flessione per quanto riguarda il consumo di beni di lusso la città-Stato ha in programma la costruzione di ulteriori centri commerciali, all’interno dei quali vi sarà una vasta offerta di brand del comparto luxury;
- Prodotti e servizi tecnologici: proprio in questi ultimi giorni si è conclusa la prima edizione degli “Italian Innovation Days”, evento organizzato dalla ICCS in collaborazione con ITA/ICE e patrocinato dall’Ambasciata d’Italia a Singapore. L’iniziativa ha creato un ponte tra le due nazioni, per riflettere insieme su tutte le variabili che possono avvicinare due realtà economiche così importanti. Si è parlato di fintech, IoT, digital, aerospazio, medtech, smart city, innovazione tecnologica oltre che dei distretti italiani e della capacità di attrarre investimenti.
I meeting avvenuti, hanno dato l’opportunità alle aziende italiane di entrare a contatto con Investment Funds, Venture Capital Funds, Research Centers ed Agenzie di sviluppo locali.
In conclusione, Singapore è oggi una realtà che vanta uno dei redditi pro-capite tra i più alti al mondo ($85,300 secondo i dati della Central Intelligence Agency), e che sta sperimentando il fenomeno di invecchiamento della popolazione. Tutto questo la rende un partner commerciale ideale per Il Belpaese ed incoraggia a sviluppare ancora più in profondità i nostri rapporti bilaterali e suggerisce di puntare soprattutto sulla promozione di servizi altamente specializzati, nei settori d’avanguardia italiani.
N.B. Elenco aggiornato degli approfondimenti della nostra rubrica “Focus Asean” disponibili cliccando qui e scorrendo fino alla fine dell’articolo
Fonte: a cura di Exportiamo, di Luca Teisseire, redazione@exportiamo.it
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