Neanche lo storico accordo raggiunto con le FARC (Forze armate rivoluzionarie della Colombia) è stato sufficiente al Presidente colombiano Santos per godersi serenamente il Premio Nobel per la pace assegnatogli lo scorso 8 ottobre.
Solo pochi giorni prima, infatti, il popolo colombiano aveva respinto con il 51,3% dei voti i contenuti dell’intesa siglata fra le parti dopo quasi quattro anni di faticose negoziazioni. L’accordo avrebbe sancito la conclusione di una guerra civile durata 52 anni e che ha prodotti 220mila morti e sette milioni di sfollati.
Oggi però la notizia è che, lo scorso 13 novembre, il governo colombiano e le FARC hanno concluso a Cuba un nuovo accordo di pace contenente diverse delle modifiche richieste dal fronte che aveva bocciato quello precedente perché ritenuto troppo favorevole ai guerriglieri.
“Invitiamo tutti i colombiani e la comunità internazionale a sostenere questa nuova intesa e la sua rapida attuazione in modo da lasciarci alle spalle la tragedia della guerra. La pace non può aspettare oltre”, questo il comunicato congiunto diffuso dopo la conclusione del nuovo patto.
La ratifica di questo nuovo compromesso sarebbe cruciale per il Paese poiché la Colombia possiede enormi potenzialità di sviluppo oltre ad essere dotata di bellezze naturali uniche che spaziano dalle incantevoli spiagge caraibiche, alle imponenti vette delle Ande per arrivare fino alla lussureggiante vegetazione della foresta amazzonica.
Ma, come è noto, le tensioni politiche e sociali sono in grado di depotenziare lo slancio imprenditoriale ed azzerare i numerosi passi avanti compiuti negli ultimi anni con l’intenzione di uscire dal pernicioso vortice di violenza che ha tenuto il Paese in ostaggio per troppo tempo.
Economia e società
Negli ultimi 6 anni l’economia colombiana è cresciuta in media più del 4%, ad un ritmo quasi sempre superiore a quello tenuto dagli altri Paesi dell’area ma, nel 2015, Bogotà ha sensibilmente rallentato la sua corsa crescendo solamente del 3,1%, in vistoso calo rispetto al 4,4% registrato l’anno precedente.
Le previsioni per l’anno in corso parlano di un’ulteriore decelerazione che dovrebbe portare il Paese a crescere “solo” del 2,4% (FMI).
La situazione sopradescritta è il risultato di una serie di fattori fra cui il basso livello dei prezzi del petrolio, il rallentamento della domanda interna e le performance negative registrate da due partner economici importanti come Venezuela ed Ecuador.
Le previsioni per il 2017 (OECD) rimangono tuttavia discrete, con il PIL che dovrebbe tornare a crescere in una forbice che oscilla fra il 3,8 ed il 4,6% a fronte di una contrazione delle economie dell’intero continente americano pari allo 0,4%.
Decisiva, in questo senso, sarà l’implementazione del piano di sviluppo quinquennale (valore 55 miliardi di dollari) varato da Santos che si basa sullo sviluppo di 5 comparti strategici: infrastrutture, edilizia, attività energetico-mineraria, innovazione ed agricoltura.
Perché scegliere la Colombia?
La Colombia basa la sua forza su una popolazione giovane e dinamica: il 55% della popolazione ha meno di 30 anni ed essa è distribuita su una vasta area del territorio nazionale, con 9 città al di sopra di 500.000 abitanti.
La classe media del Paese è in aumento (nel 2025 potrebbe arrivare a toccare il 46% del totale) ed oggi rappresenta circa il 30% della popolazione colombiana anche se l’elevato costo della vita in città come Bogotà, fa si che la fascia di popolazione che può permettersi di acquistare prodotti Made in Italy importati su base continua, indipendentemente dal settore merceologico, sia più sottile di quanto i dati possano suggerire.
Nonostante tutto però la Colombia, secondo la Banca Mondiale, rimane il Paese leader in America Latina per fare business precedendo Perù, Messico e Cile.
Una ragione importante per cui scegliere la Colombia è senza dubbio la sua collocazione geografica: il Paese ha l’incredibile fortuna di affacciarsi su due Oceani, Atlantico e Pacifico, ed è dotato di porti su entrambe le coste, trovandosi anche in posizione mediana rispetto al Nord e Sud America. Tre ore di volo circa connettono Bogotà a Miami, cinque e mezza a New York, due a Lima e sei a Santiago del Cile.
Un’altra ragione per investire a Bogotà e dintorni è senz’altro il rispetto degli investimenti stranieri ed in effetti secondo il ranking Doing Business 2016 della Banca Mondiale, la Colombia si posiziona al 14° posto fra i Paesi che più proteggono e garantiscono gli investitori internazionali.
In Colombia è inoltre possibile creare una società di diritto locale con socio unico, straniero e non residente (senza necessità giuridica di un partner locale) quasi per la totalità delle attività economiche.
Infine il Paese può contare su una fitta rete di accordi commerciali che le danno accesso a 45 Paesi ed oltre 1,5 miliardi di consumatori. Le tre aree più allettanti per investire in Colombia oggi sono: il mercato azionario, i fondi di investimento collettivo e l’edilizia.
Rapporti con l’Italia
L’export di prodotti Made in Italy in Colombia è ancora limitato e nel 2015 si è fermato a quota 640 milioni di euro con i prodotti della meccanica strumentale a farla da padrone (40%), seguiti da chimica (13%), prodotti tessili e d’abbigliamento (7%), apparecchi elettrici (6%), articoli in gomma e plastica (6%) e mezzi di trasporto (5%).
La Colombia è dunque un Paese molto interessante per creare un processo di internazionalizzazione anche perché in molti comparti sono richiesti supporto, know-how ed esperienza che le PMI italiane possono offrire. Ovviamente ci sono delle difficoltà, effettive e pratiche, che devono essere affrontate con i giusti strumenti per non rischiare di commettere errori.
Per evitarli è caldamente consigliato conoscere la normativa colombiana per gli investimenti esteri, disciplinata dal Decreto 2080 del 2000 (Regimen de Inversiones Internacionales), anche se il grimaldello che probabilmente potrebbe aprire definitivamente le porte dello sviluppo economico al Paese è la definitiva conclusione di un processo di pacificazione sul quale la Colombia si gioca parte del suo avvenire.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it
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