Il Belgio è un Paese di dimensioni contenute ma che riveste un ruolo di un certo peso a livello europeo ospitando, nella sua capitale, le principali istituzioni comunitarie (Commissione europea, Consiglio dell’Unione europea e Parlamento europeo). Il mercato belga è dinamico e molto competitivo e, nel 2015, ha sviluppato un interscambio commerciale con l’Italia superiore ai € 30 miliardi realizzando, inoltre, un saldo commerciale positivo pari a € 2,6 miliardi. Di questo e di molto altro abbiamo parlato con Fabrizio Di Clemente, Direttore dell’ICE-Agenzia di Bruxelles che ha evidenziato quanto, nel Paese, stia crescendo una fascia di consumatori sempre più attenta ed esigente specialmente nei comparti agroalimentare, moda ed arredo. Il propagarsi di una grande sensibilità nei confronti dei prodotti di alta qualità a Bruxelles e dintorni può quindi rappresentare una grande opportunità per le produzioni di media ed alta gamma del nostro Made in Italy…
Il Belgio, grazie alla sua posizione geografica nel cuore dell’Europa, ha un’economia molto aperta agli scambi e rappresenta un importante partner economico per l’Italia, soprattutto nelle relazioni commerciali. Quali sono, a suo avviso, le potenzialità da sviluppare?
Il Belgio, nonostante sia uno dei più piccoli Paesi europei, con poco più di 11 milioni di abitanti, è altamente industrializzato e rappresenta un mercato dinamico e molto competitivo. Può contare su una economia avanzata incentrata sui servizi che rappresentano quasi il 70% del PIL, sopratutto nei settori della distribuzione, della logistica, della finanza e delle assicurazioni. E’ un Paese che vanta un notevole benessere economico: le efficienti vie di comunicazione, la presenza di grandi città, le moderne tecniche di coltivazione, i grandi impianti industriali hanno contribuito al suo sviluppo dal dopoguerra in poi. Tuttavia questo progresso non è uniforme in tutto il Paese che, ricordiamo è uno stato federale e comprende oltre alla regione centrale di Bruxelles, bilingue, una regione fiamminga a Nord, di lingua fiamminga ed economicamente più avanzata e la regione della Vallonia a Sud, di lingua francese, che invece procede più lentamente. La regione della Vallonia, tra le prime aree ad aver sviluppato un’industria solida, basata sullo sfruttamento dei giacimenti carboniferi e sulla siderurgia, si è riconvertita investendo soprattutto nei settori dell’aeronautica, dell’informatica, delle biotecnologie, delle telecomunicazioni e dell’agroalimentare. La regione delle Fiandre dove si concentra il maggior numero di imprese, è la più produttiva del Paese, con specializzazioni che vanno dai tradizionali settori del tessile, che risale al medioevo, e dell’industria del taglio dei diamanti, ai cluster del petrolchimico e chimico, della meccanica, dell’elettronica e dell’industria automobilistica. La regione di Bruxelles ha, invece, una vocazione nel settore terziario: banche, servizi assicurativi, agenzie per il commercio ed i trasporti e gli uffici di rappresentanza delle principali organizzazioni europee e internazionali che oggi costituiscono la principale fonte di reddito di questa regione.
ln questo contesto, la presenza italiana è già ampia e qualificata e comprende investimenti industriali e di servizi di grandi gruppi (come ENI, ENEL, SNAM, CNH Industrial, Ferrero, Generali solo per citarne alcuni) ed iniziative di carattere commerciale, industriale e ed artigianale di varie dimensioni. Tuttavia, il mercato belga è senz’altro ancora appetibile per le aziende italiane e vi sono opportunità di penetrazione sia dal punto di vista commerciale che per lo sviluppo di forme di partenariato tecnologico e di investimenti produttivi o finanziari, sopratutto in settori in cui le PMI italiane hanno dei forti vantaggi competitivi (moda, alimentare, design, farmaceutico, aerospazio, biotecnologie). Nel settore agro-alimentare, ad esempio, dove cresce la fascia di consumatori sempre più attenta ed esigente, vi sono spazi per una maggiore affermazione di prodotti DOP e IGP a italiani, così come pure per i prodotti biologici, di cui l’Italia ha il primato per la produzione in Europa. Nei settori trainanti del Made in Italy come la moda, le calzature e l’arredo, i marchi italiani sono già ampiamente presenti grazie soprattutto alle più note griffes e nella fascia alta del mercato, ma vi sono nicchie interessanti per prodotti italiani di gamma medio-alta e con alto contenuto di innovazione, design e ricerca nei materiali sostenibili, che possono contribuire a salvaguardare la quota di mercato italiana dalla concorrenza asiatica e europea. Infine, nei settori ad alto contenuto tecnologico come logistica, ICT, biotecnologie, aerospazio ed energie rinnovabili in cui il Belgio ha investito nell’ultimo ventennio, dopo la riconversione dai settori tradizionali, in termini di ricerca ed innovazione, vi sono spazi interessanti per l’avvio di collaborazione tecniche e industriali, anche nell’ambito di partenariati finanziati con programmi europei. In tutti i suddetti ambiti, l’Ufficio ICE di Bruxelles svolge da sempre un’intensa attività di assistenza per le PMI, soprattutto con servizi di orientamento ed accesso al mercato, di ricerca partner e di azioni di promozione incentrate, principalmente, nei settori agroalimentare, moda ed alta tecnologia (aerospazio, biotecnologie, ambiente, etc.).
I rapporti commerciali tra Italia e Belgio vedono un’attività particolarmente intensa nell’ambito di quali settori merceologici?
Italia e Belgio si posizionano tra i primi mercati di reciproco interesse, con volumi di interscambio che non hanno conosciuto flessioni neanche negli ultimi anni, caratterizzati dalla pesante crisi economico-finanziaria internazionale. Il Belgio resta uno dei nostri principali partner commerciali e grazie alla sua dinamicità, è salito al settimo posto tra i mercati di sbocco per le nostre esportazioni, con buone prospettive di mercato in termini di incremento potenziale dell’export italiano, cresciuto dal 2013 al 2015 ad un tasso annuo superiore al 10% Secondo i dati ISTAT nel 2015 l’interscambio complessivo di beni tra i nostri due Paesi si è chiuso superando i 31,7 miliardi di euro, con un incremento del 12% rispetto al 2014. Le esportazioni italiane verso il Belgio hanno raggiunto 14,6 miliardi (+10,6% rispetto al 2014) e le importazioni italiane i 17,1 miliardi (+13,8%), con un saldo della bilancia commerciale negativo per l’Italia per 2,6 miliardi di Euro. Nel primo semestre 2016 si registra una sostanziale conferma sul versante delle esportazioni italiane con 6,9 miliardi (-1 rispetto al 2015) ed un contenuto incremento delle nostre importazioni dal Belgio pari a 9,2 miliardi di euro (+ 4,6% sul 2015).
I prodotti italiani maggiormente esportati in Belgio sono nell’ordine: farmaceutici di base e preparati; macchinari ed apparecchiature; autoveicoli e mezzi di trasporto; prodotti chimici; prodotti alimentari e bevande; articoli di abbigliamento, articoli in gomma e materie plastiche; prodotti in metallo; articoli in pelle. L’Italia continua a mantenere posizioni rilevanti, in termini di quote di mercato, per molti prodotti come olio d’oliva, paste alimentari, vini, calzature, tessili, mobili, materiali edili, valvolame e rubinetteria, apparecchiature meccaniche, prodotti chimici e farmaceutici.
Come sappiamo Bruxelles è sede della Commissione Europea, quali, a suo avviso, le iniziative atte ad incrementare le opportunità per l’Italia?
L’Ufficio ICE di Bruxelles è da tempo impegnato sulle tematiche europee e svolge in tale ambito le medesime funzioni che si applicano in materia di supporto alle aziende italiane nei loro processi di internazionalizzazione e di promozione delle esportazioni. ln particolare, per quanto concerne il campo dell’informazione, l’Ufficio redige la Newsletter mensile “Opportunità dall’Europa” che raggiunge oltre 5.000 utenti registrati, proponendo una selezione di anteprime, bandi di gara ed approfondimenti su programmi di particolare interesse per le PMI italiane. Oltre alla Newsletter, che costituisce un vademecum ricco di spunti operativi e concrete opportunità d’affari ed alla quale è possibile iscriversi gratuitamente contattando il nostro Ufficio, è disponibile al seguente link la guida “l programmi dell’UE a sostegno delle PMI e l’azione dell’ICE-Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane” contenente una panoramica delle principali opportunità di finanziamento per le PMI nella programmazione UE 2014-2020. Nel campo della promozione delle opportunità scaturenti dall’azione dell’UE, l’Ufficio di Bruxelles opera in coordinamento con l’Ufficio Affari Europei della Sede centrale per organizzare seminari, convegni, conferenze, visite ed incontri tematici, sia in Italia, che presso le Istituzioni europee, potendo contare su un network consolidato di relazioni con funzionari e specialisti sui programmi legati all’imprenditorialità. Nel campo della formazione l’Ufficio organizza, in collaborazione con Apre, National contact point per Horizon 2020, il corso di formazione InnoLab e promuove l’europrogettazione ideando ed attuando eventi dedicati alle imprese avvalendosi di società e docenti specializzati, sia a Bruxelles, che in Italia. Una nuova competenza dell’Ufficio di Bruxelles riguarda la partecipazione alle Gare Europee, tema per il quale è stato creato un apposito Desk nel 2014, che si occupa principalmente di: studio delle politiche e dei programmi europei; monitoraggio di gare e inviti a presentare proposte; partecipazione a riunioni istituzionali ed a workshop e conferenze sui Programmi EU; attività di networking con la Commissione con le Trade Promotion Organizations europee e le società di consulenza.
Quali i punti di forza e di debolezza del mercato belga?
Il Paese presenta diversi vantaggi competitivi per le aziende italiane. ln primis, la sua posizione geografica nel cuore dell’Europa, al centro delle due grandi economie continentali di Francia e Germania, un’eccezionale rete di infrastrutture di trasporto a livello aeroportuale, autostradale e marittimo (Anversa è il secondo porto in Europa dopo Rotterdam), il suo ruolo di hub logistico tra i più importanti al mondo. Inoltre, il Paese ha un’economia molto aperta agli scambi, al dodicesimo posto tra le potenze commerciali al mondo secondo la World Trade Organisation, per l’import ed export di servizi e al 13 0 posto per quello di beni, con una quota rispettivamente del 2,5% e del 2,4% del commercio mondiale. Secondo i dati dell’ACE - Agence pour le Commerce Extérieur - buona parte dell’intrescambio complessivo, che nel 2015 ha raggiunto i 699 miliardi di euro di cui 360 di esportazioni e 339 di importazioni, con un surplus della bilancia commerciale pari 20,5 miliardi di euro (+53,7%), è rivolto al mercato europeo, principalmente Francia, Germania e Paesi Bassi con cui il Belgio sviluppa quasi il 50% degli scambi. Il fare impresa è facilitato da un sistema fiscale piuttosto favorevole nei confronti delle società con significative detrazioni ed esenzioni per gli investimenti in R&S, che rendono il Paese fra i più attraenti dell’Eurozona. La forza lavoro è particolarmente qualificata tanto che la produttività manifatturiera è superiore alla media europea: vi è un alto livello di istruzione, la conoscenza di almeno due/tre lingue veicolari (tra francese, fiammingo e inglese), gli strumenti informatici, social network e il commercio elettronico sono particolarmente diffusi. Accanto a questa serie di vantaggi, vi sono tuttavia alcuni elementi di criticità del sistema di cui tenere conto nell’approccio al mercato. Innanzitutto il mercato del lavoro particolarmente rigido e con costi del capitale umano elevati, sopratutto a causa della pressione fiscale e degli oneri sociali, tra i più elevati dell’Unione Europea. Inoltre, l’ambiente istituzionale, seppur stabile, può risultare a volte difficile ed inefficiente, anche a causa di problematiche burocratiche legate alla ripartizione di competenze ed attribuzioni tra il livello regionale e quello federale. Occorre, infine, richiamare che, nel marzo 2016, Bruxelles è stata scossa da sanguinosi attacchi terroristici che hanno causato numerose vittime portando l’allerta terrorismo a livelli molto elevati. Anche se è possibile intravedere un lento ritorno alla normalità, tale situazione ha indotto molte persone a muoversi con prudenza ad evitare luoghi molto affollati, a rinunciare a qualche uscita serale per andare al cinema o al ristorante.
Da quali punti di vista, secondo lei, il Belgio può configurarsi come Paese ancora appetibile per le aziende Italiane?
L’economia belga, è una delle economie in ambito OCSE che ha reagito meglio alla difficile congiuntura economica e finanziaria degli ultimi anni, malgrado le dimensioni del mercato ed alcuni squilibri macroeconomici come ad esempio il livello del debito pubblico (106,1% del PIL nel 2015). Secondo il Global Competitive Index del World Economic Forum il Belgio è al 19° posto, su 140 paesi analizzati, in base a fattori quali infrastrutture, istruzione, istituzioni, ambiente macroeconomico, efficienza e innovazione.
Le Autorità belghe, sia federali che regionali, al fine di favorire una veloce transizione economica dai settori tradizionali oggi in crisi (automotive, siderurgia e metallurgia) a quelli più innovativi, hanno infatti investito, negli anni passati, in settori ad alto contenuto tecnologico, come logistica (Anversa, Liegi), ICT, aerospazio (Charleroi, Bruxelles), biotecnologie, scienza della vita e biomedicale (Charleroi, Gand) ed energie rinnovabili, con parchi scientifici, centri di ricerca, laboratori, Università e “business parks”. Inoltre, hanno creato un business environment che favorisce l’imprenditoria attraverso una favorevole fiscalità per le imprese, come detrazioni ed esenzioni per gli investimenti in R&S, che uniti ai vantaggi competitivi precedentemente richiamati (logistica, infrastrutture di trasporto e di telecomunicazioni altamente competitive), rendono il Paese fra i più attraenti ed interessanti dell’Eurozona. Basti pensare che il Belgio si colloca al sesto posto nel mondo come stock di IDE in entrata e all’ottavo posto come stock di IDE in uscita ed è una piattaforma logistica importante per tutti i principali gruppi internazionali in vari settori. ln conclusione, le aziende italiane, PMI e non, possono considerare il Belgio come un mercato affidabile e all’avanguardia per le loro strategie di internazionalizzazione o come luogo di incubazione ed insediamento.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Valeria Gambino, redazione@exportiamo.it
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