La solidità economica e politica della Bulgaria, il programma di riforme dell’attuale governo in carica e gli ottimi rapporti commerciali che legano quel Paese con il nostro, sono alcuni dei temi trattati con la Dott.ssa Cinzia Bruno, Direttrice dell’ufficio ICE di Sofia.

1. Quali sono i punti di forza e quali quelli di debolezza dell’economia bulgara e gli orizzonti di crescita del Paese nel breve-medio termine?

La Bulgaria è un paese solido grazie all’adozione di politiche fiscali e macroeconomiche “virtuose” che ancora oggi garantiscono stabilità alla sua economia. Quasi tutti gli indicatori macroeconomici nel 2015 registrano un andamento positivo. Per crescita del PIL, pari al 3%, la Bulgaria si posiziona al quinto posto nella UE a 28 Stati, contro una media dell’area pari all’1,8%.
Motori della crescita sono: le esportazioni, la ripresa dei consumi interni e il buon assorbimento ed utilizzo dei fondi UE. Il modello di sviluppo si è equilibrato dopo la crisi globale del 2008. La crescita è trainata maggiormente dalle esportazioni, grazie alla nuova capacità produttiva in alcuni settori manifatturieri come farmaceutica, cosmetica, mobili, elettrodomestici, componentistica e ricambi auto. Un altro fattore che contribuisce alla crescita delle esportazioni è l’aumento degli investimenti nel trasporto e nell’outsourcing di servizi (centro logistico, ICT, call center e assistenza per diversi servizi tra cui assicurazione, contabilità ecc.). Proprio nell’outsourcing dei servizi la Bulgaria è stata riconosciuta nel 2015, come il Paese più attraente in Europa e tra le destinazioni più interessanti a livello mondiale. Attualmente il settore occupa circa 20 mila persone e secondo alcune stime, il dato è destinato a quadruplicarsi nei prossimi anni. Nell’Information Technology, la Bulgaria dispone di una forza lavoro qualificata e capace, che possiede competenze nell’apprendimento delle lingue oltre ad una buona preparazione tecnico-scientifica. Il Paese è sede di diverse società operanti nell’IT che lavorano per importanti multinazionali sviluppano software and applicativi di vario genere (sono circa 900 aziende e 20.000 gli addetti).
La Bulgaria è un Paese virtuoso anche per il livello del debito pubblico (26,7% del PIL). Altri vantaggi sono il livello di tassazione che è il più competitivo tra i Paesi dell’Europa Centrorientale (aliquota del 10% per le società) ed una forza lavoro con i salari più bassi nell’area UE (457 euro/mese). Il Sistema bancario è solido e per l’80% in mano a gruppi internazionali. Per facilità di fare impresa, secondo l’ultima classifica della Banca Mondiale “Doing Business 2016”, la Bulgaria mantiene la 38esima posizione (su 189 Paesi).
Tra i meriti: aver migliorato la tutela degli investitori, facilitato l’accesso al credito, aver sostenuto con successo il commercio estero, e migliorato la risoluzione delle insolvenze. Resta tuttavia ancora critica la situazione dal punto di vista sociale, con il 21% della popolazione (circa 1,5 milioni di persone) che versa in condizioni di indigenza.

2. In che cosa consistono i progetti di liberalizzazione del mercato energetico approvati ad inizio 2016 e quali opportunità si possono aprire per le aziende italiane?

Nel 2016 è stato liberalizzato il mercato dell’energia. Già nel 2007 un primo processo di liberalizzazione aveva riguardato gli utenti industriali, mentre i nuclei familiari e le PMI connesse in bassa tensione appartenevano al segmento del mercato a prezzi regolati. Da aprile 2016, anche i consumatori domestici possono scegliere liberamente il proprio fornitore di energia elettrica.
Il mercato bulgaro oggi presenta delle opportunità per le aziende italiane in due direzioni. La prima riguarda la fornitura di apparecchiature per la distribuzione e il controllo dell’elettricità. Nel 2015 la Bulgaria ha importato dall’Italia queste apparecchiature per circa 60 milioni di euro. La seconda è il commercio di energia elettrica. Sono oltre un centinaio i commercianti di energia elettrica. Per svolgere questa attività l’azienda interessata dovrà costituire una società di diritto bulgaro e ottenere l’apposita licenza.

3. In Bulgaria si parla sempre con maggiore insistenza di una riforma del sistema giudiziario. Quanto è importante in termini di attrattività del Paese che questa sia approvata in tempi brevi?

Questo è un tema di grande importanza e divenuto prioritario per il Paese. Il Governo è consapevole che se gli investitori esteri vorranno continuare ad investire nel Paese c’è bisogno di regole chiare e trasparenti e di certezza del diritto. A sostegno della riforma della giustizia, a gennaio scorso è stata firmata e presentata a tutti i principali esponenti del Governo una lettera congiunta da parte delle dieci associazioni imprenditoriali straniere presenti in Bulgaria (per l’Italia Confindustria Bulgaria e la Camera di Commercio italiana in Bulgaria), che rappresentano il 63% degli investimenti diretti esteri nel Paese. Il dialogo tra queste dieci associazioni e i rappresentanti del Governo è stato dunque avviato, la speranza è che porti presto dei risultati concreti.

4. In quali settori vede le maggiori opportunità di investimento per le PMI italiane?

Nel 2015 siamo diventati il secondo partner commerciale della Bulgaria con un interscambio che ha raggiunto il livello record di oltre 4,2 miliardi di euro. In Bulgaria operano oltre 1.000 aziende a partecipazione italiana (stime di Confindustria Bulgaria) che impiegano 25.000 addetti, per investimenti di oltre 2 miliardi di euro e che realizzano quasi il 5% del PIL nazionale. Esse sono impegnate in diversi settori: dal tessile e calzaturiero alla produzione di energia, dall’agroalimentare alla lavorazione dei metalli, dai servizi finanziari ai trasporti. Vi è da tempo una collaborazione produttiva e commerciale di aziende italiane che hanno costituito Joint Venture con partner bulgari nel campo delle lavorazioni meccaniche e componenti di precisione, fonderie, macchine per la lavorazione del legno, articoli in metallo ecc. Nel settore automotive, la stragrande maggioranza delle attrezzature per le autofficine è italiana. Nella categoria delle piccole centrali idroelettriche, è attiva la società Petrolvilla che ha stipulato un accordo con il Comune di Svoghe per la realizzazione di 9 centrali idroelettriche sul corso del fiume Iskar, di cui sono operative tre centrali. L’Italia è in prima fila nel settore della distribuzione di gas naturale con ben tre utilities attive: Società Gas Rimini, AMGA Udine e Acegas che operano con i partner bulgari. La meccanica, in linea con la vocazione esportatrice del nostro Paese, rappresenta tradizionalmente la principale voce del nostro export in Bulgaria, con oltre 318 milioni di euro nel 2015 ma cresce l’interesse delle aziende italiane anche verso nuovi ambiti di attività, grazie alle recenti azioni e interventi dell’ICE-Agenzia, come il restauro legato al turismo ed alla valorizzazione del patrimonio archeologico ed artistico, il terzo in Europa per ricchezza, dopo Italia e Grecia. Un’eredità culturale immensa, che necessita di cure non soltanto per salvaguardarne il valore storico-culturale ma anche perché possa contribuire al rilancio e allo sviluppo economico del Paese, puntando alla sua crescita anche dal punto di vista turistico. La Bulgaria è ancora un Paese poco conosciuto rispetto alle sue potenzialità. Per questi motivi il restauro e il recupero del patrimonio storico sono diventati interventi prioritari per il Governo bulgaro e le aziende italiane, per le competenze riconosciute a livello mondiale, possono svolgere un ruolo importante facendosi portatrici di innovazione, con tecnologie, metodologie e materiali innovativi. Opportunità di collaborazione tra Italia e Bulgaria si aprono anche nel settore del turismo invernale e quello termale. La Bulgaria è infatti un Paese ricco di risorse termali, il secondo in Europa dopo l’Islanda, con 600 sorgenti di acqua minerale con temperature medie di 75 gradi.

5. Quali sono le categorie merceologiche dei prodotti Made in Italy maggiormente apprezzate dalla popolazione bulgara?

La Bulgaria e l’Italia hanno sviluppato, a partire dagli anni caratterizzati dalla transizione del Paese balcanico verso il libero mercato, una forte partnership commerciale e industriale. L’Italia in Bulgaria è sempre più sinonimo di qualità, di tecnologia e innovazione, di “bello, buono e ben fatto”. Anche l’attenzione dell’Italia verso la Bulgaria è molto elevata, forti segnali di interesse sono testimoniati dai numerosi incontri tra rappresentanti del Governo italiano e bulgaro a cavallo fra 2015 e 2016. L’interscambio tra i due Paesi è quasi raddoppiato negli ultimi cinque anni e nel 2015, raggiungendo il livello record di 4.2 miliardi di euro, in crescita dell’8,1% rispetto al 2014. L’Italia esporta principalmente prodotti della meccanica strumentale soprattutto in ragione dell’ottimo rapporto qualità-prezzo che può esibire in confronto ai principali competitor esteri. Altri settori significativi sono il tessile, l’agroalimentare, chimica, prodotti in metallo, apparecchiature elettriche ed elettrodomestici, calzature e articoli in pelle. In Bulgaria, nel 2015, l’export Made in Italy nel settore agroalimentare è cresciuto (+22,1%) più velocemente della media nazionale ed ha toccato i 139 milioni di euro dai 114 del 2014. Il caffè rappresenta la principale voce del nostro export (22,5 milioni di euro) seguita da carni e salumi. Per le vendite di olio d’oliva siamo secondi solo alla Grecia (2,3 contro 2,7 milioni di euro). Nel 2015 l’Italia è inoltre ritornata a essere il primo Paese esportatore di vino in Bulgaria, primato passato alla Francia nel 2013 ma che nel 2015 abbiamo riconquistato. I prodotti alimentari italiani sono ormai presenti, con un’ampia gamma e brand, nelle diverse catene della Grande distribuzione, seppure in misura ridotta rispetto ai principali concorrenti. Come avviene in molti mercati infatti anche in Bulgaria, la GDO costituisce un punto di debolezza per la commercializzazione dei prodotti alimentari italiani. Un altro importante canale di distribuzione è rappresentato dalla ristorazione italiana, sempre più diffusa ed apprezzata. L’intervento di ICE-Agenzia nel settore alimentare è molto incisivo. Da anni seguiamo molto da vicino il settore e le aziende italiane. Infine i nostri prodotti sono molto apprezzati anche nei tradizionali settori del Made in Italy – come moda, oreficeria, occhialeria, mobili e design.

6. Infine una domanda relativa ai rapporti con Mosca: quanto pesa in termini economici il blocco dell’export dei prodotti alimentari in Russia a seguito della crisi in Ucraina?

Pesa certamente. Fino al 2014 la Russia era il secondo partner commerciale della Bulgaria, oggi è al terzo posto. Tra il 2014 e il 2015 le esportazioni complessive della Bulgaria verso la Russia si sono ridotte del 25%, quelle dei prodotti alimentari, che comunque pesano soltanto per il 6,2%, del 17%.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it

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