Nella nostra rubrica “Un’Italia da export” abbiamo il piacere di ospitare i contributi delle eccellenze targate Made in Italy che con competenza e coraggio si affacciano sui mercati internazionali. Tra queste c’è sicuramente Monnalisa, realtà di childrenswear di fascia alta fondata ad Arezzo nel 1968 da Piero Iacomoni e Barbara Bertocci, oggi rispettivamente Presidente del Consiglio di Amministrazione e Direttore Creativo. La filosofia di Monnalisa è basata sulla combinazione unica di attività imprenditoriale, innovazione, ricerca di nuovi mercati, styling originale e particolare attenzione allo sviluppo delle risorse e competenze aziendali. Nell’intervista rilasciataci da uno dei fondatori, Piero Iacomoni, si spiegano i segreti del successo aziendale e di come la visione della Monnalisa, il celebre quadro di Leonardo, sia la stata fonte d’ispirazione da cui tutto è cominciato…

1. Ci racconti brevemente la storia della Sua Azienda…

Sono “nato” imprenditore. Sin da ragazzo ho cominciato a percepire una certa inclinazione, una fame verso un’idea di business. Durante un viaggio bohémien in Lambretta, l’estate della maturità, ho fatto tappa al Louvre di Parigi. Vedere un capannello di persone davanti al capolavoro di Leonardo ha fatto scattare in me un orgoglio patriottico profondo. Avevo vent’anni, pochi soldi in tasca e un’idea: avrei chiamato la mia futura azienda Monnalisa. Il settore è venuto per caso, da un’esperienza di lavoro come tecnico in un’azienda del fashion.

2. Quali sono gli elementi e le condizioni che hanno decretato il successo della Sua Azienda sul mercato attuale?

Monnalisa è nata come piccola azienda artigiana che produceva abiti per bambini. La rivoluzione copernicana per il mio business è stato l’ingresso di mia moglie Barbara alla direzione creativa. Lei ha la straordinaria capacità disegnare prodotti con un’anima, abiti emozionanti, abiti con una fortissima identità. A mio modo di vedere identità e internazionalizzazione sono stati gli arieti con cui abbiamo conquistato il mercato.

3. In questi anni di crisi, quanto la ricerca del successo sui mercati internazionali è stata una scelta e quanto una necessità per la Sua azienda?

Nel DNA Monnalisa ci sono radici ed ali. Le nostre radici sono l’eccellenza del made in Italy. Le nostre ali l’internazionalizzazione: Monnalisa è presente in circa 70 Paesi del mondo. Il processo d’internazionalizzazione è iniziato quando, dopo il terremoto del Belice, ho avuto la necessità di compensare il fatturato perduto ed ho deciso di partecipare ad una Fiera di settore in Germania. Tutto è cominciato in quel momento.

4. Quale metodologia di ingresso ha adottato per fare business all’estero ed in quali mercati siete oggi presenti?

Fino a qualche anno fa, esportavamo direttamente o tramite distributori. Ultimamente, con uffici di rappresentanza e società controllate: vogliamo fare investimenti diretti all’estero attraverso l’apertura di showroom e boutique.

5. Qual è il “peso” delle attività internazionali oggi sul Suo business?

Oggi l’export vale oltre il 70% del nostro fatturato totale.

6. Com’è il rapporto con la burocrazia all’estero e, più in generale, quali sono state le principali difficoltà riscontrate?

In realtà la burocrazia è molto farraginosa soprattutto nel nostro Paese. All’estero non abbiamo mai dovuto affrontare problemi complessi, eccezion fatta per la Cina.

7. Quali sono i Vostri piani futuri di sviluppo? Avete già in mente nuovi mercati da conquistare?

Tra i nostri piani futuri, un incremento in investimenti diretti specie nell’area Far East.

8. Quale consiglio si sente di dare agli imprenditori che intendono affacciarsi nello stesso contesto estero?

Rispondo con una frase di d’Annunzio: “Ricordati di osare, sempre”.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it

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