Nella nostra rubrica “Un’Italia da export” abbiamo il piacere di ospitare i contributi delle eccellenze targate Made in Italy che con competenza e coraggio si affacciano sui mercati internazionali. Tra queste c’è sicuramente Eleventy, realtà operante nel settore abbigliamento e accessori di alta gamma. Nell’intervista rilasciataci da uno dei fondatori, Marco Baldassari, si spiegano i segreti del successo aziendale improntato al concetto di “Lusso Responsabile”…
1. Ci racconti brevemente la storia della Sua Azienda…
Il Gruppo è stato fondato nel 2007 da me insieme Paolo Zuntini (Ceo fondatore e direttore creativo donna) ed Andrea Scuderi (Responsabile di logistica e produzione). Oggi il Consiglio d’Amministrazione è composto da noi tre e dai rappresentanti di Vei Capital, il fondo di private equity gestito dal team d’investimento di Palladio Finanziaria che, nel dicembre 2014, ha rilevato il 51% della società. Il Gruppo è presente in Usa con la società Eleventy Usa, costituita in joint venture con Earl Rotman, ex Private Equity banker, e Geoff Schneiderman, ex direttore vendite nel settore del lusso, che con una quota del 30% hanno investito per lo sviluppo del marchio in Nordamerica.
2. Quali sono gli elementi e le condizioni che hanno decretato il successo della Sua Azienda sul mercato attuale?
La scelta strategica del nostro Gruppo è stata quella di puntare su il Made in Italy attraverso un sistema produttivo outsourcing basato su un network di 94 micro imprese selezionate in tutta Italia secondo specializzazioni e mestieri. Abbiamo un patrimonio manifatturiero unico - in cui riescono a convivere tradizioni e capacità innovative - ritengo che sia nostra responsabilità valorizzarlo e tutelarlo affinché possa essere tramandato alle generazioni future. Questo è Made in Italy, questo è il concetto di Lusso Responsabile che identifica Eleventy.
3. In questi anni di crisi, quanto la ricerca del successo sui mercati internazionali è stata una scelta e quanto una necessità per la Sua azienda?
La nostra sfida è quella di accelerare il processo di internazionalizzazione, portando la vocazione made in Italy oltre confine. Per un’azienda come la nostra, che intende continuare a crescere, è fondamentale riuscire a competere a testa alta sui mercati internazionali in un settore maturo come quello della moda.
4. Quale metodologia di ingresso ha adottato per fare business all’estero ed in quali mercati siete oggi presenti?
Per accelerare il processo di internazionalizzazione abbiamo puntato su un programma di alleanze. Di recente è stato firmato un accordo con il gruppo turco Dogus per un contratto di distribuzione del brand in Turchia e nei Balcani che vedrà, a breve, uno shop in shop a Lafayette di Istanbul. Negli Stati Unity, Eleventy Usa ha inaugurato a gennaio lo showroom di New York e stimo lavorando all’apertura, entro la fine dell’anno, di un flagship nel quartiere di Soho. Inoltre importante shop in shop è stato inaugurato nel 2015 nel Department store di Bloomingdale’s 59th Street. Attualmente siamo presenti con negozi multimarca e monomarca in Austria, USA e Corea, solo per citare alcuni Paesi. Di recente abbiamo inaugurato a Cannes, il primo monomarca donna, al quale seguirà, a settembre, la seconda boutique in Austria a Dornbirn che si aggiunge a quella di Leich dedicate alle collezioni uomo.
5. Qual è il “peso” delle attività internazionali oggi sul Suo business?
Le esportazioni incidono sul nostro fatturato per il 62%, valore che è destinato a crescere ulteriormente. Il Gruppo ha chiuso il 2015 con un fatturato di circa 15 milioni di euro, in crescita del 23% rispetto a quello del 2014, e con una previsione di fatturato per il 2016 pari a circa 20 milioni di euro con un ulteriore incremento del 35%.
La crescita dell’azienda, inoltre, è accompagnata da un piano di sviluppo retail: una rete di 16 monomarca tra Italia ed estero (7 in Italia, 5 in Corea, 2 in Austria, 1 in Francia, 1 in Usa) che affiancano gli oltre 500 multibrand sparsi in tutto i mondo.
6. Quali sono i Vostri piani futuri di sviluppo? Avete già in mente nuovi mercati da conquistare?
Puntiamo a consolidare la presenza in Cina e in Medio Oriente. Stiamo cercando il partner giusto come abbiamo fatto con gli altri Paesi, ma fino a quando non lo troviamo preferiamo non esserci. Dire di no non è facile, ma questa è una strategia che ci ha sempre premiato. Una volta individuato l’interlocutore giusto, partiremo.
7. Quale consiglio si sente di dare agli imprenditori che intendono affacciarsi nello stesso contesto estero?
Il mio consiglio è di non abbandonare il nostro ruolo che è quello di essere ambasciatori di un Made in Italy che ha radici profonde in culture e tradizioni che appartengono solo al nostro Paese.
8. Com’è il rapporto con la burocrazia all’estero e, più in generale, quali sono state le principali difficoltà riscontrate?
Non abbiamo avuto difficoltà grazie anche alla scelta strategica di entrare nei mercati esteri con Partner che operano nei territori.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it
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