Nella nostra rubrica “Un’Italia da export” abbiamo il piacere di ospitare i contributi delle eccellenze imprenditoriali targate Made in Italy che con competenza e coraggio si affacciano sui mercati internazionali. Giovane, dinamico, intraprendente, il dottore agronomo Francesco Trono è dal 2013 presidente della Cupertinum, storica Cantina di Copertino, nel Salento, che ha saputo rinnovarsi nel corso del tempo, tenendo il passo con le trasformazioni del mondo del vino e del mercato nazionale e internazionale. L’intervista che ci ha rilasciato offre spunti interessanti e ci fa comprendere come l’Italia sia un Paese meraviglioso con storie di successo proprio perché hanno saputo avviare un processo di internazionalizzazione.
Qual è la storia e quali sono le peculiarità della Cupertinum?
Quando fu fondata, nel 1935, la Cupertinum Cantina Sociale di Copertino, aveva l’obiettivo di valorizzare la cooperazione e di occuparsi della vinificazione delle proprie uve e del commercio dei vini. Oggi – in un panorama produttivo e distributivo totalmente cambiato – a questi obiettivi si è aggiunta una progettualità attenta all’ambiente, turismo e cultura del territorio. Sono 300 i soci che conferiscono il proprio raccolto e la superficie coltivata a vite è di circa 300 ettari. Abbiamo da sempre valorizzato i vitigni tradizionali, il Negroamaro, simbolo del Salento enologico, è quello principale, affiancato da Malvasia nera, Primitivo, Malvasia bianca e da altre varietà acclimatate in queste terre. Il territorio della DOC Copertino (di cui la Cantina è stata tra i principali artefici) ha una eccezionale e storica vocazione all’enologia, beneficia della vicinanza del Mar Ionio e presenta terre a struttura argillosa, di varia composizione poste al di sopra della pietra calcarea dura o tufacea, in zona pianeggiante, dai 30 ai 60 metri sul livello del mare.
Qual’è oggi il rapporto dell’azienda con i mercati internazionali?
La Cupertinum ha un solido rapporto con i mercati del Nord Europa, la Svezia in particolare. Partecipando alle Fiere di settore in Italia e all’estero stiamo cercando nuovi mercati, ma è ancora presto per riuscire a capire se i risultati saranno stabili o migliorabili.
Qual’è il principale punto di forza che consente al brand Cupertinum di riuscire a competere oltre confine?
Il Salento oramai da parecchi anni ha una forte attrattiva turistica e culturale a livello internazionale. La Cupertinum ha dato il proprio contributo a questo successo tenendo alta la qualità dei vini e il nome del territorio in Italia e all’estero. La qualità dei prodotti e la qualità delle relazioni sono alla base del progetto della Cupertinum. Crediamo che questo circuito virtuoso possa aiutarci anche nelle vendite all’estero. La realizzazione del Vigneto sul Castello di Copertino si sta dimostrando una geniale idea di valorizzazione e di ricchezza territoriale ed è sempre più un volano di collaborazione con istituzioni (Comune, Regione, Gal Terra d’Arneo) e aziende di prodotti tipici.
Un progetto originale, può raccontarlo in maniera più approfondita?
Nel 2013, abbiamo proposto il progetto del Vigneto sul Castello alla Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici di Lecce, che hanno accolto il progetto in maniera entusiastica. Documenti storici testimoniano che le parti alte dei bastioni, delle mura e dei camminamenti del Castello Angioino di Copertino furono utilizzate come giardini pensili e coltivate a vigneto e oliveto. In effetti, si tratta di un progetto originale e di grande fascino che non ha uguali né in Italia né all’estero, che fa rivivere la storia e valorizza gli aspetti più originali della cultura e delle colture del Salento copertinese: la storia di Copertino e della vitivinicoltura. Il vigneto è posto sui bastioni ed è stato impiantato nel 2014 con sistema di allevamento ad alberello pugliese e disposizione dei filari a quinquonce. Voglio ricordare che sin dalla sua fondazione la Cupertinum ha valorizzato il rapporto con la cultura del luogo, le bottiglie a Doc Copertino portano in etichetta come emblema il portale del Castello, mentre i vini a Igt Salento: Squarciafico e Spinello dei Falconi, sono dedicati a famiglie nobiliari vissute nel Castello.
Che tipo di canale distributivo è stato utilizzato per accedere ai mercati esteri?
Nei Paesi in cui siamo presenti ci avvaliamo di importatori e distributori locali. Siamo una realtà relativamente piccola, che prova a sondare varie strade e contatti, restìa a raccontare i propri progetti e le possibilità in campo, un po’ per scaramanzia e un po’ per timore – di certo ingiustificato – di dare suggerimenti ai concorrenti.
Nel vostro percorso di espansione all’estero siete stati supportati da strutture pubbliche e/o da società di consulenza private?
No, purtroppo non siamo stati supportati da nessuno. I contatti all’estero sono il frutto di anni di relazioni e partecipazione a fiere. Abbiamo provato a far parte di un consorzio, ma con scarsi risultati. È ormai da molti anni che si parla di sinergie tra le aziende italiane o della stessa regione, eppure non stiamo verificando una grande volontà da parte degli enti e istituzioni preposti. Forse sarebbe il caso di chiedersi quali sono gli scogli dove si infrangono i buoni propositi.
Quali sono state le maggiori difficoltà riscontrate durante il processo di internazionalizzazione?
Ci sono difficoltà a vari livelli, sicuramente di carattere burocratico e doganale. Per esempio in alcuni Paesi non è possibile inviare le campionature per far assaggiare il vino ai buyers! In questi casi forse dovrebbero intervenire le istituzioni italiane per cercare di facilitare le relazioni – con accordi internazionali o con facilitazioni alle aziende.
Quali sono i programmi per il futuro? Sono stati definiti nuovi mercati target?
Vogliamo insistere sulla qualità dei prodotti e sulla valorizzazione territoriale. La consistenza del nostro progetto qualitativo è confermata dai premi che continuiamo a ricevere: una lunga serie di conferme per i nostri vini a Indicazione Geografica Tipica Salento e per quelli a Denominazione di Origine Controlla Copertino, Doc di cui la nostra Cantina è il principale portabandiera.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Gabriele Bray, redazione@exportiamo.it
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