“La più incantevole flotta di isole che abbia mai gettato l’ancora in un oceano”, così lo scrittore statunitense Mark Twain ha definito le isole Hawaii, 50º stato federato degli Stati Uniti d’America ufficialmente scoperte nel 1778 da J. Cook ma entrate a far parte della Federazione solamente il 21 agosto 1959 con voto favorevole del 90% della popolazione.
Sono in molti a pensare che queste isole, in grado di sedurre ed attrarre visitatori e turisti da ogni parte del globo, siano semplicemente un luogo esotico di rara bellezza posto nel bel mezzo all’Oceano Pacifico ma questa è solo una parte della verità. Le Hawaii dimostrano infatti anche un certo dinamismo dal punto di vista economico e sono in grado di produrre un PIL pari a circa 80 miliardi dollari annui (2015) rappresentando il 43º stato per superficie, il 40º per popolazione ed addirittura il 13º più densamente popolato dei 50 stati USA.
L’arcipelago consta di 8 isole principali – Hawaii (the Big Island), Maui, Oahu, Kauai, Molokai, Lanai, Nihua e Kahoolawe – ricoperte di palme, fiori e vulcani e caratterizzate da un clima generalmente favorevole durante tutto il corso dell’anno.
Delle 13 zone climatiche del mondo, le Hawaii ne vantano 11, ognuna con ecosistemi e caratteristiche metereologiche uniche che creano situazioni molto diverse fra loro non solo fra le isole ma anche all’interno delle stesse: spesso accade infatti che a distanza di pochi chilometri possano coesistere, nello stesso momento, condizioni climatiche drasticamente differenti.
La capitale dello Stato è la celebre Honolulu – unica realtà urbana di un certo rilievo con oltre 400mila abitanti – mentre altre realtà come Hilo, Kailua, Waipahu e Kaneohe possono contare su popolazioni assai più ristrette che oscillano fra i 35 ed i 40 mila abitanti.
La posizione delle Hawaii rende poi inevitabile che l’isola sia attraversata da influenze e culture differenti: la maggioranza degli abitanti dell’arcipelago (circa il 40%) è di origine asiatica ma è anche massiccia la presenza di europei (circa il 30%) e dei cosiddetti “multiracial americans” (circa il 20%). C’è poi da dire che gli indigeni hawaiani sono ormai minoranza nel loro stesso Stato rappresentando una cifra vicina al 5% della popolazione totale.
Le Hawaii hanno due lingue ufficiali: quella inglese e quella hawaiana e nonostante la lingua hawaiana sia insegnata nelle scuole essa non è comunemente usata nella vita quotidiana.
L’economia hawaiana non si fonda solo sugli introiti derivanti dal consistente afflusso turistico ma anche su agricoltura (canna da zucchero, ananas, papaia, avocado, noci di macadamia e caffè), allevamento del bestiame, trasformazione di prodotti alimentari e prodotti derivati del metallo, dell’argilla e del vetro. Inoltre vi è anche da segnalare l’ascesa di alcune industrie emergenti fra cui:
- Attività di Ricerca e Sviluppo (R&D) che coinvolge molti settori come astronomia, oceanografia, biologia marina, biotecnologie ed alta tecnologia in generale;
- Energia ed in particolare lo sviluppo delle risorse rinnovabili (le bio-masse, l’energia geotermica, l’energia idroelettrica e l’energia solare) per ridurre la dipendenza energetica dell’isola dal petrolio;
- Agribusiness anche grazie all’attività dell’Agribusiness Development Corporation (ADC) volta a gestire la transizione dell’agricoltura hawaiana dal predominio delle industrie di zucchero e ananas alla diversificazione delle colture.
A livello commerciale fare business alle Hawaii comporta numerosi vantaggi fra cui incentivi fiscali, procedure di registrazione agevolate e specifici piani di assistenza economica e molte info utili possono essere rintracciate cliccando qui.
In particolare risulta molto interessante il programma Hi-Growth lanciato dal governatore Ige per far crescere l’economia stimolando innovazione e creazione di nuovi posti di lavoro. Nello specifico il programma vuole facilitare lo sviluppo di un vero e proprio ecosistema dell’innovazione che supporti le realtà imprenditoriali ad alto potenziale di crescita attraverso lo stanziamento di capitali di investimento.
Sul territorio dello Stato si trovano anche delle zone franche che operano al di là delle tassazioni e dei dazi americani, aiutando le aziende ad abbattere i costi.
Inoltre si segnala la presenza di un Business Action Center, un organo che assiste imprese di piccole dimensioni nello svolgimento di una serie di attività fra cui registrazioni societarie e di personale, ottenimento di licenze e più in generale con servizi di consulenza aziendale.
L’interscambio Italia-Hawaii è oggi ancora molto limitato nonostante il Made in Italy e l’Italia siano molto apprezzati dagli hawaiani ed esercitino su di essi un forte fascino. Buona parte del merito di questo sentiment positivo va attribuito al nostro cibo che è molto popolare nell’arcipelago ma anche ai grandi nomi della moda e del design.
Va poi sottolineato che l’Italia sta cominciando a farsi conoscere anche in altri settori soprattutto grazie ad Ansaldo Honolulu che, in collaborazione con Hitachi Rail Italy, sta progettando e costruendo i vagoni per il nuovo sistema di trasporto ferroviario di Honolulu (che prevede la costruzione di 20 treni) e lo scorso mese ha presentato il primo treno senza conducente e senza personale degli States per il trasporto urbano.
Certamente una bella soddisfazione ed un buon punto di partenza per far crescere l’appeal delle nostre PMI anche nel bel mezzo dell’Oceano Pacifico. Aloha!
Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it
© RIPRODUZIONE RISERVATA