Intervista a Marco Verna, Direttore di ICE Madrid - Parte II

Intervista a Marco Verna, Direttore di ICE Madrid - Parte II

09 Giugno 2016 Categoria: Exportiamo Incontra Paese:  Spagna

Oggi la Redazione di Exportiamo.it ha il piacere di ospitare la seconda parte del contributo di Marco Verna, Direttore della sede di Madrid dell’Agenzia-ICE, l’ente pubblico che si occupa della promozione all’estero e dell’internazionalizzazione delle imprese italiane. L’intervista con il dott. Verna offre spunti particolarmente interessanti per comprendere quali saranno i trend futuri nelle relazioni economiche ma anche per capire meglio alcuni dei tratti socio-culturali che accomunano e/o dividono i due Paesi.

Per leggere la prima parte dell’intervista clicca qui.

Quali sono secondo lei le categorie merceologiche dei prodotti Made in Italy maggiormente apprezzate dalla popolazione spagnola?

Indiscutibilmente, il consumatore spagnolo ha un’immagine molto positiva del Made in Italy e apprezza, generalmente, prodotti del nostro paese. L’unico comparto in cui il consumatore spagnolo non dispone di un’idea precisa della qualità e del valore della nostra offerta è quello alimentare, dove predominano ancora alcuni stereotipi. Negli ultimi anni, grazie alla nascita e alla maggiore diffusione di una ristorazione italiana autentica, anche in questo settore si è affermata agli occhi di molti spagnoli un’immagine di qualità della nostra cucina. Occorre tuttavia operare in direzione di una maggiore formazione del consumatore spagnolo, sia per quanto riguarda la cucina italiana propriamente detta, sia con riferimento ai vini del nostro paese.

Ciò premesso, se dovessi individuare dei settori attrattivi per le aziende italiane non potrei che iniziare dalla principale componente dell’export italiano verso la Spagna rappresentata dai macchinari e dalle apparecchiature che, negli ultimi anni, hanno mantenuto, nonostante la profonda crisi economica, valori superiori ai 2 miliardi di euro. Altro settore di indubbia attrattività è quello rappresentato dagli autoveicoli e relativi componenti.

Discorsi sicuramente a parte meritano i prodotti agroalimentari e i beni di consumo. Sia per i primi che per i secondi intravedo buoni margini di opportunità per le aziende italiane.

Nel campo dell’alimentazione gioca un ruolo senza dubbio determinante l’affinità culturale tra i due paesi. In questo senso, la Dieta Mediterranea, recentemente riconosciuta come patrimonio immateriale dell’umanità da parte dell’UNESCO, rappresenta un valido esempio.

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Con riferimento invece ai beni di consumo non possono essere sottovalutati gli indicatori economici, ed in particolare quello riferito al consumo privato, che mostrano un Paese caratterizzato da una forte dinamicità. In tal senso esistono ottime opportunità, a mio modo di vedere, per molti settori tradizionali dell’export italiano, come quello della moda maschile, della gioielleria, dell’occhialeria e della cosmetica, tanto per citarne alcuni.

Per quanto riguarda settori attrattivi dell’economia spagnola in prospettiva di investimenti, indicherei sicuramente con l’industria alimentare e delle bevande, quella dell’auto e dei mezzi di trasporto (navi e imbarcazioni, locomotive e materiale rotabile, aeromobili e veicoli spaziali, mezzi militari), senza dimenticare il settore dei Servizi di informazione e comunicazione (TIC) e l’industria farmaceutica.

Quali sono, secondo lei, le prospettive nel prossimo futuro per gli scambi e la cooperazione fra industrie italiane e spagnole?

Come detto in precedenza la Spagna rappresenta una porta di accesso privilegiata verso il mercato latino Americano, e questo offre senza dubbio prospettive per scambi e rapporti di cooperazione tra aziende italiane e spagnole.

Quanto agli scambi è prevedibile che nei prossimi anni l’interscambio tra i due paesi recuperi ritmi più dinamici supportati dalle buone previsioni economiche e, nel caso dell’export italiano, dal recupero del consumo interno della Spagna.

Parlando invece di cooperazione un esempio recente di successo è rappresentato dal progetto di espansione del nuovo Canale di Panama, che permetterà il transito di navi tre volte superiori alle attuali rivoluzionando il commercio marittimo mondiale, a partire dalla primavera del 2016.

Si tratta di un progetto strategico per il commercio mondiale e rappresenta una miscela di alta tecnologia, esperienza costruttiva e competenza progettuale, nato, tra l’altro, dalla collaborazione tra la spagnola Sacyr e l’italiana Impregilo. Altro esempio quello ancora più recente relativo al consorzio nato tra le spagnole ACS e FCC, e le italiane Impregilo e AnsaldoBreda per la costruzione della metropolitana a Lima.

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Come si muovono gli investimenti diretti da e per la Spagna?

I dati relativi al 2015 registrano un significativo incremento degli investimenti esteri in arrivo in Spagna. Infatti, gli IDE lordi si sono attestati sui 22.695 milioni di euro, segnando un aumento del 9,6% rispetto al 2014, e quelli netti, con un valore di 17.025 milioni di euro, sono cresciuti del 17,7%.

Da segnalare i buoni risultati ottenuti dagli investimenti produttivi (esclusi ETVE – investimenti derivati da società di gestione di attivi finanziari) che hanno registrato un aumento di circa l’11%, raggiungendo i 21.724 milioni di euro; in termini netti l’andamento è stato ugualmente positivo con un valore di 16.184 milioni di euro ed un incremento del 7,9%.

Per quanto riguarda la distribuzione geografica degli IDE all’interno del territorio spagnolo, la regione di Madrid, con 10.093 milioni di euro, continua ad essere la principale destinazione dei capitali esteri e ha rappresentato nel 2015 il 46,5% del totale investito nel Paese. Al secondo posto si trova la Catalogna (4.783 mln €) seguita da: Paesi Bassi (794 mln €), Andalusia (565 mln €) e Regione di Murcia (518 mln €).

Per quanto riguarda, invece, le zone di origine dei capitali spagnoli nel 2015, spicca la Comunità di Madrid con 17.332 milioni di euro ed una quota del 70,6 % del totale. Seguono Catalogna (3.879 mln €), Galizia (1.100 mln €), Andalusia (536 mln €) e Cantabria (535 mln €).

Infine una sua curiosità: secondo la Sua esperienza quali sono le somiglianze culturali più evidenti fra i cittadini spagnoli e quelli italiani?

Italia e Spagna sono come due sorelle ma non gemelle. Il rapporto che esiste tra i nostri due paesi è infatti paradossale. Sono due Paesi che si attraggono e che, a volte, si rifiutano. Tra ambedue i Paesi si verifica una cosa molto peculiare: a mano a mano che spagnoli ed italiani si conoscono, scoprono che i loro modi di essere sono molto più diversi di quello che inizialmente appare. La Spagna oscilla tra l’Atlantico ed il Mediterraneo, l’Italia tra il Mediterraneo e la Mitteleuropa. La Spagna è molto occidentale, in Spagna finisce la terra anticamente conosciuta (Finisterre); l’Italia ha delle porte che conducono ad Oriente: le porte di Venezia e dell’Adriatico.

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La Spagna ha uno Stato antico di notevole complessità interna che, in certi periodi, si scontra con forze centrifughe, come è il caso ora della Catalogna; l’Italia è lo Stato più giovane dell’Europa occidentale e controlla con cautela il potere regionale che va via via assumendo un peso sempre maggiore.

Premesso questo, il dato importante è rappresentato dal volume commerciale dell’Italia e della Spagna che è di oltre 36 miliardi di euro. Due Paesi fratelli, anche se non gemelli, appunto. Ecco, secondo me nonostante alcune differenze, e anche grazie ai primi segnali di ripresa economica, l’Italia e la Spagna sono e continueranno ad essere partner economici e commerciali irrinunciabili. I due Paesi hanno infatti compreso che dall’«unione dei deboli» possono mutare gli equilibri ed i rapporti di forza all’interno dell’UE.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it

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