L’Italia è un Paese meraviglioso ma le storie di maggiore successo sono quelle che hanno avviato un processo di internazionalizzazione. Nella nostra rubrica “Un’Italia da export” abbiamo il piacere di ospitare i contributi delle eccellenze imprenditoriali targate Made in Italy che con competenza e coraggio si affacciano sui mercati internazionali. L’intervista rilasciataci da Antonio Casu, direttore commerciale di Cantina Dorgali, offre in questo senso spunti particolarmente interessanti.

1. Ci racconti brevemente la storia della Sua Azienda…

La Cantina Dorgali, da oltre 60 anni, è tra le realtà più importanti del mondo vitivinicolo sardo. Posta al centro della zona Classica del Cannonau produce vini che valorizzano la cultura, la storia e le tradizioni di questo territorio. Quasi niente, nella nostra comunità è cambiato. Ancora oggi le famiglie dorgalesi possiedono un piccolo vigneto, e di generazione in generazione, continuano a lavorare la vite con lo stesso spirito di una volta, con la stessa dedizione e la stessa passione. La particolare vocazione del nostro territorio, la composizione dei suoli, il clima favorevole, la competenza dei suoi vignaioli, hanno portato la fama di Dorgali e della sua Cantina oltre i confini locali.

Questo percorso ha spinto, nell’ormai lontano 1953, alcuni piccoli viticoltori dorgalesi ad unire le loro forze per dar vita alla Cantina Sociale di Dorgali. Una lunga e partecipata serie di incontri tra la popolazione ha consentito la nascita della Cantina come elemento aggregante nella comunità dorgalese: tutte le famiglie di Dorgali possiedono vigneti che fanno parte della Cantina Sociale. Dagli iniziali pochi soci, attualmente in Cantina siamo circa 220 produttori provenienti anche da zone circostanti l’area di Dorgali. Tutti insieme, ancora come una volta, coltiviamo circa 650 ettari di vigneto.

Grazie al nostro straordinario e faticoso lavoro la Cantina Dorgali produce ottimi vini, il Cannonau in particolare trova qui la sua massima espressione. La sua alta qualità è testimoniata dai numerosi premi che gli vengono attribuiti ogni anno in ambito nazionale ed internazionale. Posso tranquillamente affermare che la Cantina Dorgali rappresenta l’espressione moderna di una tradizione millenaria.

2. Quali sono gli elementi e le condizioni che hanno decretato il successo della Sua Azienda sul mercato attuale?

L’alta qualità dei suoi vini, la tradizione e il territorio di provenienza fanno dei vini di Dorgali un elemento unico nel panorama dei vini Cannonau di Sardegna.

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3. In questi anni di crisi, quanto la ricerca del successo sui mercati internazionali è stata una scelta e quanto una necessità per la Sua azienda?

Indipendentemente dalla congiuntura economica nazionale, che già fa la sua parte, quella dell’internazionalizzazione è una scelta obbligata e inevitabile se si vuole ampliare il numero di mercati su cui operare. La Cantina Dorgali dopo aver fatto la storia per alcune tipologie di vino in Sardegna, mi riferisco in particolare al rosato di Cannonau, con il suo “Filine” e aver allargato la sua presenza sul mercato nazionale, o del “continente” come diciamo noi sardi, ha ritenuto indispensabile allargare la propria presenza andando a cercare spazi in quei mercati già maturi dove ancora non si conoscevano i vini sardi, Vermentino e Cannonau in particolare.

4. Quale metodologia di ingresso ha adottato per fare business all’estero ed in quali mercati siete oggi presenti?

Il primo veicolo sono gli stessi sardi. Un popolo che ha patito grandi migrazioni oggi si trova ad avere una presenza importante e qualificata in tanti paesi del mondo. Non mi è ancora capitato di visitare un qualsiasi paese senza trovare un presenza sarda. Da qui i primi passi verso alcuni Paesi europei come la Germania, il Belgio, l’Olanda, Inghilterra per poi spingersi via via più lontano in USA, Canada, Cina e Giappone.

5. Qual è il “peso” delle attività internazionali oggi sul Suo business?

Ancora molto basso, troppo! Ma l’impegno c’è tutto, anche grazie a strumenti di aiuto economico e non solo che stiamo sfruttando al meglio per allargare i nostri orizzonti ed il nostro business.

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6. Nel Vostro percorso di espansione all’estero siete stati supportati da strutture pubbliche e/o da società di consulenza private?

Certamente si, tutt’ora siamo affiancati da IBS Italia che con grande professionalità ci sta accompagnando in un progetto che interessa il mercato inglese.

7. Com’è il rapporto con la burocrazia all’estero e, più in generale, quali sono state le principali difficoltà riscontrate?

In alcuni Paesi, purtroppo, è un ostacolo pressoché insormontabile ma questo fa parte del gioco, se non si superano queste barriere non si potrà mai pensare di operare su mercati complicati ma che hanno ottime prospettive di sviluppo nel breve e medio periodo.

8. Quali sono i Vostri piani futuri di sviluppo? Avete già in mente nuovi mercati da conquistare?

Come già detto ora stiamo rivolgendoci al mercato UK ma monitoriamo con attenzione anche l’Asia e l’Estremo Oriente. Oggi devo dire che già la partecipazione a fiere internazionali ci ha permesso di intraprendere relazioni di business con Paesi che neanche pensavamo di approcciare in quel momento fra cui Kazakistan, Polonia, Repubblica Ceca e Russia. Vedremo come vanno avanti le cose poi decideremo il da farsi. La nostra è una struttura abbastanza snella e questo ci permette di cambiare rotta con maggiore facilità rispetto a grandi aziende che si muovono in maniera più elefantiaca.

9. Quale consiglio si sente di dare agli imprenditori che intendono affacciarsi nello stesso contesto estero?

Prepararsi a mentalità e culture diverse dalla nostra, non fermarsi davanti ai primi ostacoli, non sottovalutare mai nessuno perché non sai mai chi hai davanti! Ma soprattutto rispettare e mantenere uno standard qualitativo elevato perché siamo tutti ambasciatori del buon cibo e del buon bere italiano. Non cedere alle lusinghe dei numeri a scapito della qualità.

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Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it

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