Il Kentucky è il 37esimo Stato per estensione, il 28esimo per produzione di ricchezza degli USA (circa $ 193 miliardi nel 2015) e – essendo situato nel centro-est del Paese all’interno del cosiddetto “Upland South” – esso gode di una posizione privilegiata che gli permette di essere in contatto tanto con la vitalità industriale del Nord quanto con l’anima più “rurale” degli Stati del Sud.
La peculiarità dello Stato è proprio quella di essere un crocevia geografico e culturale caratterizzato da una varietà paesaggistica notevole e circa il 40% del territorio è coperto di foreste, dove prosperano querce, faggi, aceri, cipressi, cedri e pini. In questo tipo di contesto inoltre vive una notevole quantità di fauna selvatica: dal bisonte all’opossum, passando per alci e scoiattoli. Le foreste rappresentano poi una importante risorsa economica per il Paese grazie al legname fornito da querce e hickory e che viene destinato soprattutto all’industria edile e all’ebanisteria.
Il clima dello Stato è di tipo temperato, con estati calde ed inverni freschi e la temperatura media annuale si aggira intorno ad i 15 gradi in quasi tutto il territorio nazionale.
Sulla bandiera nazionale si vedono, su uno sfondo blu, due persone che si stringono la mano e che rappresentano perfettamente il motto del Kentucky ”United we stand, divided we fall” ovvero “Insieme resistiamo, divisi cadiamo”.
Probabilmente “The Bluegrass State” – così soprannominato per i numerosi fiori azzurri che crescono durante la stagione primaverile – è stato uno degli Stati a subire maggiormente l’onta della crisi economica iniziata sul finire del 2007, soprattutto a livello occupazionale. In effetti al termine del 2010 il Kentucky aveva perso, in soli tre anni, ben 169.000 posti di lavoro ed il tasso di disoccupazione aveva superato il 10%.
Da allora però i livelli di occupazione sono migliorati e, sebbene rimangano ancora superiori rispetto alla media nazionale, sono scesi fino al 5,6% registrato a marzo 2016.
Lo Stato conta su una popolazione modesta, di poco superiore ai 4,3 milioni di abitanti e la capitale Frankfort è una cittadina di appena 25mila abitanti famosa per la presenza di diverse distillerie del Kentucky Bourbon whiskey. Tuttavia il Kentucky possiede due centri d’aggregazione urbana di una certa rilevanza, Louisville (circa 600mila abitanti) e Lexington (circa 300mila abitanti) spesso citata in relazione ai redditizi allevamenti dei suoi cavalli da corsa purosangue.
L’economia dello Stato è trainata da una industria estrattiva molto efficiente grazie alle ampie dotazioni di gas naturale, petrolio, piombo, zinco e pietre preziose oltre che alla massiva estrazione di carbone: il Kentucky è infatti il maggior produttore di coke degli USA.
Dal comparto agricolo, dal bestiame e da i prodotti da esso derivati (carne, latte e uova) proviene poi una ulteriore considerevole fonte di reddito per il Paese. Abbondanti e qualitative sono le produzioni di tabacco, fieno, cereali e frutta ed – escludendo il settore agricolo – il tessuto economico dello Stato oggi è stato integrato dalle produzioni di apparecchiature per l’industria, attrezzature elettroniche e per il trasporto, abbigliamento, tessuti, automobili e ad attrezzature medicali.
Il Kentucky è inoltre il primo produttore di whisky (chiamato bourbon) degli Stati Uniti.
“The Bluegrass State” ha un ambiente molto favorevole per le imprese specialmente se si guarda ai costi dell’elettricità che sono tra i più bassi degli States (inferiori di circa il 25% rispetto alla media federale) e a tutti gli incentivi e le agevolazioni che si possono visualizzare sul sito del Cabinet for Economic Development, organo che fornisce assistenza a tutti gli imprenditori interessati ad approfondire le opportunità offerte dallo Stato.
Sotto il profilo educativo, il Kentucky occupa un ruolo di eccellenza tra gli Stati dell’Unione che è garantito dalla presenza di numerose università pubbliche, private e college che mantengono contatti molto stretti con il mondo imprenditoriale e che facilitano l’accesso dei più giovani al mercato del lavoro.
Il mercato del Kentucky deve essere considerato allettante per le PMI italiane dal momento che le nostre imprese esportano prodotti per una cifra che si aggira intorno al miliardo di euro ogni anno. Le categorie merceologiche del Made in Italy che vanno per la maggiore in Kentucky sono: prodotti chimici, attrezzature per l’automotive ed altri beni strumentali.
Infine segnaliamo la presenza di due Free Trade Zone (FTZ) – localizzate a Louisville e in Northern Kentucky – all’interno delle quali alle merci provenienti dall’estero viene riservato uno speciale trattamento: queste possono infatti essere introdotte, immagazzinate, assemblate o usate senza l’obbligo di pagamento di alcun dazio fino all’immissione delle stesse nel mercato a stelle e strisce.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it
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