L’Italia è un Paese meraviglioso ma le storie di maggiore successo sono quelle che hanno avviato un processo di internazionalizzazione. Nella nostra rubrica “Un’Italia da export” abbiamo il piacere di ospitare i contributi delle eccellenze imprenditoriali targate Made in Italy che con competenza e coraggio si affacciano sui mercati internazionali. L’intervista rilasciataci da Cristian Pederzini, amministratore delegato e fondatore di Italpizza, offre in questo senso spunti particolarmente interessanti.
1. Ci racconti brevemente la storia di Italpizza…
Italpizza nasce nel 1991 a Castello di Serravalle, un piccolo paese sulle colline bolognesi, e in pochi anni riesce a trasformare l’idea e la passione in una giovane e dinamica realtà industriale, specializzandosi nella produzione artigianale di pizze surgelate di alta qualità.
Nel 1998 Italpizza concentra tutte le sue attività produttive a San Donnino (MO), in uno stabilimento attualmente di 20.000 mq su cui tuttora investe, ma con l’obiettivo di mantenere inalterate le caratteristiche tradizionali della pizza italiana: lievitazione della pasta per almeno 24 ore, stenditura manuale e cottura in forno a legna.
Nel 2008 Italpizza viene acquisita dalla multinazionale inglese Bakkavor Group, ma nel Luglio del 2015 ho deciso di finalizzare il processo di riacquisizione in particolare per rilanciare sul mercato nazionale lo storico marchio “Italpizza” e, nel 2016, il nuovo marchio di crescente successo “Gran Pizzeria”.
2. Quali sono gli elementi e le condizioni che hanno decretato il successo di ItalPizza sul mercato attuale?
La nostra azienda ha creato un sistema basato sul continuo progresso e sul rispetto di valori quali tradizione, sicurezza, qualità, innovazione e servizio. Queste sono tutte componenti fondamentali e imprescindibili del nostro metodo di lavoro tanto che oggi Italpizza vanta una posizione di leadership qualitativa sia in Italia che all’estero nelle principali catene della GDO internazionale.
3. In questi anni di crisi, quanto la ricerca del successo sui mercati internazionali è stata una scelta e quanto una necessità per una realtà come la Vostra?
Italpizza sin dall’inizio ha sempre creduto ed investito molto nella ricerca e soddisfazione delle aspettative di clienti dei diversi mercati esteri. La crisi pertanto non ci ha colto impreparati, ma anzi ha premiato il nostro continuo impegno incentrato su qualità e ricerca di nuove soluzioni in uno scenario sempre più complesso soprattutto nei paesi extra europei.
4. Quale metodologia di ingresso ha adottato per fare business all’estero ed in quali mercati siete oggi presenti?
Ogni mercato è diverso e richiede anzitutto un approccio mirato all’apprendimento delle caratteristiche locali da abbinare di volta in volta alle nostre proposte o a soluzioni specifiche, ma valorizzando sempre i nostri aspetti qualitativi.
Selezioniamo attentamente i nostri partner e lavoriamo attivamente anche con vari collaboratori esterni utili a valorizzare i nostri progetti.
Attualmente esportiamo regolarmente sia a nostro marchio sia come Private Label in più di 50 paesi. Siamo presenti in tutta Europa, nel Nord, Centro e Sud America, nei principali mercati dell’Estremo Oriente, in Australia e Nuova Zelanda.
In poche parole laddove la catena del freddo lo permette continuiamo ad investire e a studiare nuove soluzioni tanto che i nostri prodotti oggi rappresentano fieramente il “made in Italy” nel mondo e sono garanti della tipica produzione italiana.
5. Qual è il “peso” delle attività internazionali oggi sul Suo business?
Le esportazioni di Italpizza oggi contano per circa il 65% sul fatturato aziendale complessivo e si accompagnano con l’importante lavoro fatto anche sul territorio nazionale.
6. Nel Vostro percorso di espansione all’estero siete stati supportati da strutture pubbliche e/o da società di consulenza private?
L’espansione di Italpizza è stata soprattutto supportata dal proprio capitale sociale e dagli introiti aziendali che sono stati reinvestiti in fiere, eventi specifici e ricerca di opportunità all’estero.
7. Com’è il rapporto con la burocrazia all’estero e, più in generale, quali sono state le principali difficoltà riscontrate?
La burocrazia e le barriere all’entrata nei mercati esteri possono essere notevoli tra queste citiamo limitazioni quantitative all’export, legislazione ed etichettatura differente, modalità diverse di consumo, etc. Soprattutto durante la crisi si sono presentate nuove sfide che abbiamo risolto solo attraverso un buon lavoro di gruppo.
8. Quali sono i Vostri piani futuri di sviluppo? Avete già in mente nuovi mercati da conquistare?
Stiamo continuando a migliorarci e ad investire in canali nuovi grazie anche al crescente riconoscimento qualitativo ottenuto nella ristorazione mondiale. Ed è proprio servendo la ristorazione che contiamo di espanderci in nuovi mercati laddove il Retail non è ancora propriamente organizzato.
9. Quale consiglio si sente di dare agli imprenditori che intendono affacciarsi nello stesso contesto estero?
Puntare sempre all’innovazione e al miglioramento, creare un team preparato alle sfide e trovare le opportune soluzioni per coniugare il valore dei propri prodotti con le esigenze dei vari mercati.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it
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