L’Italia è un Paese meraviglioso ma le storie di maggiore successo sono quelle che hanno avviato un processo di internazionalizzazione. Nella nostra rubrica “Un’Italia da export” abbiamo il piacere di ospitare i contributi delle eccellenze imprenditoriali targate Made in Italy che con competenza e coraggio si affacciano sui mercati internazionali. L’intervista rilasciataci da Chiara Lungarotti, amministratore unico del Gruppo Lungarotti dal 1999, offre in questo senso spunti particolarmente interessanti.
1. Ci racconti brevemente la storia della Sua Azienda…
La Cantina Lungarotti nasce nel 1962 quando mio padre, Giorgio Lungarotti, decide di trasformare e sviluppare l’azienda agricola della sua famiglia vocandola alla produzione vinicola. Da allora la Cantina Lungarotti, con sede a Torgiano in provincia di Perugia, è diventata il simbolo dell’eccellenza umbra in Italia e nel mondo. In effetti la scelta di esportare è stata compiuta quasi subito da mio padre che, fra la fine degli anni ’60 e la fine degli anni ’70, aveva già portato le nostre produzioni in Germania, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Inghilterra, Svizzera, Canada ed USA.
Oggi il gruppo mantiene una forte impronta familiare ed occupa circa 100 addetti. Le parole chiave che identificano il brand Lungarotti sono vino, cultura e ospitalità ma - quello che è più importante e che ci preme trasmettere - è la nostra rete di valori e di attività perseguite nel segno dell’innovazione, del rispetto del territorio e della salvaguardia del paesaggio rurale e del risparmio energetico.
2. Quali sono gli elementi e le condizioni che hanno decretato il successo della Sua Azienda sul mercato attuale?
Può sembrare banale dirlo ma il segreto sta tutto nella passione con cui si porta avanti il proprio lavoro, l’amore che ci lega al nostro territorio, alle nostre produzioni ed ai nostri collaboratori che sono parte integrante della nostra comunità. Lavoriamo sodo affinché tutti i nostri clienti possano percepire la professionalità che c’è dentro ogni singola bottiglia: la cura del dettaglio è per noi un elemento imprescindibile.
3. In questi anni di crisi, quanto la ricerca del successo sui mercati internazionali è stata una scelta e quanto una necessità per la Sua azienda?
Come le dicevo la scelta di lavorare anche sui mercati esteri viene da molto lontano e non ha nulla a che vedere con la recente crisi economica mondiale. Quello che voglio sottolineare comunque è che noi curiamo molto anche il mercato nazionale a differenza di molti dei nostri competitor che lo trascurano.
4. Quale metodologia di ingresso ha adottato per fare business all’estero ed in quali mercati siete oggi presenti?
Oggi siamo presenti in circa 50 mercati e ci avvaliamo del supporto di partner locali (importatori e distributori), in Italia invece operiamo attraverso la nostra rete di agenti.
5. Qual è il “peso” delle attività internazionali oggi sul Suo business?
La percentuale, come è normale che sia, cambia un po’ ogni anno ma in linea generale le posso dire che le attività estere pesano fra il 45% ed il 50% sul totale del nostro fatturato.
6. Nel Vostro percorso di espansione all’estero siete stati supportati da strutture pubbliche e/o da società di consulenza private?
Non ci siamo mai avvalsi del supporto di strutture pubbliche o private ma un grande aiuto ci è stato dato dall’Istituto del vino italiano di qualità Grandi Marchi.
L’Istituto nasce dalla collaborazione tra 19 importanti cantine italiane a conduzione familiare al fine di promuovere la cultura e la commercializzazione di vini italiani di alta qualità sui mercati mondiali attraverso l’organizzazione di eventi in diverse parti del mondo.
7. Com’è il rapporto con la burocrazia all’estero e, più in generale, quali sono state le principali difficoltà riscontrate?
A tal proposito devo dire di ritenermi molto fortunata perché posso contare su uno staff impeccabile che svolge con grandissima pazienza il suo lavoro e che affronta tutte le problematiche relative alla burocrazia estera con competenza ed efficienza.
8. Quali sono i Vostri piani futuri di sviluppo? Avete già in mente nuovi mercati da conquistare?
Non posso che rispondere che il nostro obiettivo ultimo è conquistare i mercati di tutto il mondo, non ci poniamo alcun limite anche se i Paesi che possiamo definire lo “zoccolo duro” per il nostro fatturato rimangono Germania, Svizzera, Regno Unito, USA, Canada, Giappone ed i Paesi del Nord Europa.
9. Quale consiglio si sente di dare agli imprenditori che intendono affacciarsi nello stesso contesto estero?
Sicuramente è molto importante scegliere con cura il proprio partner locale con cui è necessario condividere i valori e una strategia di ampio respiro in modo da mettere le basi per la nascita di una collaborazione duratura e costante. I rapporti commerciali di natura occasionale - in cui non ci sono una visione ed un orizzonte condivisi - spesso si rivelano sterili e dunque poco utili ad una penetrazione commerciale strutturata sui mercati esteri.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it
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