Il territorio dell’Alabama - occupato per 2/3 da foreste - si trova nel cuore est-meridionale degli States, confina con ben 4 Stati (Tennessee, Florida, Mississippi e Georgia) ed è bagnato dalle acque del golfo del Messico.
L’Alabama è stato tristemente celebre fino al 1865 - anno dell’approvazione del XXIII emendamento - per lo sfruttamento degli schiavi neri nelle fertili pianure destinate alla coltivazione del cotone, risorsa che ancora oggi costituisce una parte rilevante dell’economia locale. Nello stato, noto anche come “The Cotton State”, il giro di affari legato al cotone contribuisce in maniera rilevante (8-10%) all’intera produzione degli Stati Uniti.
Disponendo di un sottosuolo molto ricco di risorse - fra le quali carbone, ferro, bauxite, petrolio e gas naturale - in Alabama, si è quasi naturalmente sviluppata anche un’efficiente industria metallurgica, siderurgica e dell’alluminio.
Montgomery, la capitale dello Stato, pur potendo contare su un’estensione territoriale importante ben oltre il doppio di quella di una città come Milano, conta appena 201.332 abitanti anche se la densità della città in cui venne arrestata Rosa Parks, è molto alta - quasi 500 abitanti/km² - se confrontata con quella generale dello Stato abitato da 5 milioni di persone, pari a circa 35 abitanti per km².
L’Alabama gode di una rete di comunicazione fitta e funzionale, oltre che diversificata:
• Circa 125.000 km di strade ed autostrade;
• Circa 9.500 km fra ferrovia e fiumi navigabili fra cui Tennessee, il Tombigbee, e il Chattahoochee;
• 7 aeroporti commerciali di cui 3 principali (Birmingham Montgomery e Mobile).
Il clima dello Stato è di tipo subtropicale umido (estati lunghe e calde e inverni brevi e miti caratterizzati da frequenti ed abbondanti precipitazioni) e consente di avere una stagione produttiva davvero lunga, di circa 240 giorni.
Un vecchio adagio economico sostiene che gli Stati si trovino spesso a scegliere fra una politica economica “burro” o “cannoni” e che tentino dunque di indirizzare le proprie politiche industriali nella direzione che più si confà alle caratteristiche del territorio e del proprio tessuto imprenditoriale, per incentivare il pieno dispiegamento del potenziale tecnologico, produttivo e commerciale del Paese.
A quanto pare, l’Alabama è l’eccezione che conferma la regola, potendo fare affidamento sia sul “burro” che sui “cannoni”.
Per quanto concerne i “cannoni” lo Stato può contare su diversi e sviluppati settori industriali “pesanti”, fra cui spiccano Automotive, Meccanica ed Aerospazio, i quali attraggono grandi investimenti a Montgomery e dintorni.
In particolare le case automobilistiche sono considerate dagli esperti una delle spine dorsali dell’economia dell’Alabama e la Mercedes, ad esempio, ha recentemente annunciato lo stanziamento di 1,3 miliardi per la produzione di una nuova linea di SUV. Le automobili ed i relativi ricambi rappresentano oggi oltre la metà delle esportazioni dello stato, con un giro d’affari di oltre 7 miliardi di dollari, 33.000 addetti e una produzione nel 2014 di ben 1 milione di veicoli ed 1,5 milioni di motori.
L’industria aerospaziale non è da meno riuscendo ad attrarre un numero sempre maggiore di imprese high-tech come GE Aviation, realtà altamente innovative e fra le primissime del settore a produrre pezzi per la propulsione a getto attraverso l’utilizzo di stampanti 3D.
A dare dinamismo all’economia dell’Alabama contribuiscono anche lo sviluppo delle biotecnologie, specialmente grazie alla University of Alabama con sede a Birmingham, rinomata per la qualità della propria ricerca accademica e tutto ciò che ruota intorno all’Information Technology (IT) come dimostra il fatto che un colosso come Google abbia deciso di investire 600 milioni di dollari per realizzare il settimo data center degli USA per la gestione del flusso di dati.
Per quanto riguarda il “burro” invece, l’agricoltura e la silvicoltura continuano a prosperare ma sono i “peanuts”, ovvero le nutrienti arachidi, a far registrare una performance incredibile con un valore stimato in circa il 40% della produzione agricola totale dello Stato.
Molto positivo anche il trend delle esportazioni di polli che per il 10% viaggiano in direzione Cuba e sono dunque “sensibili” al riavvicinamento tra New York e l’Avana.
Per “Area Development”, rivista molto accreditata negli USA, l’Alabama è al quarto posto tra i 50 Stati americani per facilità di fare business.
Il dato non stupisce considerando che solo nel 2014 sono stati registrati ben 18.137 annunci di nuovi progetti sul territorio con investimenti complessivi previsti per un valore che sfiora i 3,5 miliardi di dollari.
I numerosi incentivi fiscali per chi decide di investire sul territorio dell’Alabama sono inseriti all’interno della stessa Costituzione statale e, come se non bastasse, anche i costi e le aliquote per chi decide di fare impresa sono fra i più bassi degli Stati Uniti.
“The Cotton State” ha in effetti dato alla luce uno dei programmi più favorevoli a livello di incentivi fiscali, non solo per le aziende ma anche per centri di ricerca e sviluppo ed istituti finanziari, con particolare riguardo a tutti quei progetti che prevedono lo sviluppo di energie alternative.
Recentemente con l’Alabama Jobs Act sono state introdotte alcune misure fiscali per favorire l’occupazione quali agevolazioni fiscali per la creazione di start up e per l’espansione di attività imprenditoriali già esistenti capaci però di garantire una ricaduta occupazionale di almeno 50 posti di lavoro (25 nelle regioni più in difficoltà). Per fruire dei bonus le imprese interessate inoltre devono svolgere determinate attività legate all’innovazione e alla ricerca, alla produzione di carburante bioenergetico, al turismo e alla valorizzazione delle bellezze artistiche e naturalistiche dello Stato.
In media i circa 2 milioni di lavoratori dello Stato sono molto ben formati e competenti a livello tecnico anche grazie all’azione del governo locale stesso che si è impegnato ad offrire corsi di formazione all’avanguardia ad oltre 3.500 aziende operanti sul proprio territorio.
Insomma da un rapido sguardo, le prospettive per l’Alabama appaiono rosee e non mancano opportunità decisamente interessanti per il nostro “Made in Italy”: come sempre la sfida è saperle cogliere.
Per ulteriori approfondimenti è consigliata la lettura del report “Alabama 2016 – Economic Development Guide”.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it
© RIPRODUZIONE RISERVATA