L’India e le riforme di Modi

L’India e le riforme di Modi

dal   06-06-2014  al  06-06-2014
Tipologia: Fiere
Focus: India

È stato appena eletto Primo Ministro (il 20 maggio scorso) e già parla di cambiamenti, apertura e riforme. È il premier indiano Modi Narendra che ha già dichiarato che il XXI secolo sarà il secolo dell’India. 

E nonostante faccia parte del famoso gruppetto dei BRIC, la crescita dell’India, in questo ultimo periodo, ha subito una battuta d’arresto. Il tasso di crescita del Pil è fermo ormai da due anni al di sotto del 5% e l’inflazione è ancora un po’ troppo alta, intorno all’8-9%. Nel decennio precedente 2001/2002-2011/2012 ha registrato una crescita pari al 7.7%. Ciò che incide maggiormente sul Pil sono i servizi, mentre (rispetto agli anni precedenti) si riduce la quota per l’industria e l’agricoltura. Il grafico 1 che segue ci mostra quanto incidono in percentuale i servizi, l’agricoltura e l’industria sul Pil nel 2013.

Grafico 1: suddivisione Pil.

 

 Fonte: rielaborazione a cura di Exportiamo su dati Cia Factbook.

Ma vediamo invece nel dettaglio quali le promesse fatte da NaMo (come lo chiamano i giornali indiani) e quali sono le nuove linee guida del governo.

Anzitutto ha promesso che ci sarà una apertura agli investimenti internazionali più netta. Proprio in conseguenza di un rallentamento della crescita del Pil e di una preoccupante battuta d’arresto dell’attività manifatturiera e, incalzati da una Cina sempre più agguerrita, si è dato ampio spazio a una serie di riforme che dovranno agevolare l’ingresso di capitali stranieri nel Paese. Si parla ad esempio di un ampliamento del limite, per le imprese straniere, nell’industria della difesa. Tale limite è oggi fissato al 26% e con le nuove riforme potrebbe essere innalzato al 49% se non addirittura al 74% a favore degli stranieri che apportano know-how.

Il rilancio di grandi progetti nelle infrastrutture è un altro punto su cui il premier Modi fa leva. In particolare progetti che si concentrano su scuole, ospedali e impianti di depurazione.

Altro tallone d’Achille resta il farraginoso sistema burocratico. E su questo già un primo passo è stato fatto. Infatti i ministri sono stati ridotti, si è passati da 34 a 23 e non è certo stato semplice. Basti pensare che attualmente sono ben 284 i progetti d’investimento dal valore di 255 miliardi di dollari fermi a causa delle lungaggini burocratiche. 

Insomma, le premesse per ritornare sulla scena internazionale più forte di prima ci sono, in un momento più che propizio per l’India. Il costo del lavoro sta aumentando in Cina, la moneta indiana, la rupia si è svalutata il che rende i lavoratori indiani più competitivi. Lo stesso premier indiano ha dichiarato soltanto il cielo costituisce un limite alle sue riforme. Un temperamento ambizioso il suo di sicuro ausilio al per rilancio della realtà indiana.

 

Fonte: rielaborazione dati da IlSole24Ore; TheEconomist.  

 

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