La penisola italiana è un’icona del turismo, per bellezze paesaggistiche, culturali e artistiche. Eppure non è la meta preferita dai nuovi ceti medi provenienti dai paesi emergenti, ormai emersi. Cina, Brasile, Russia e India già ad oggi hanno a disposizione una capacità di spesa superiore dell’80% a quella del 2005 e, entro il 2030, triplicherà. 

Purtroppo l’Italia pecca ancora una volta di disorganizzazione. Le regioni si muovono ognuna autonomamente cercando di accaparrarsi quanti più turisti (e soldi) possibili anche a scapito di altre regioni. Non abbiamo un marchio unico, come ad esempio la Spagna, da promuovere in modo coordinato e a livello nazionale. 

Basti pensare che se solo riuscissimo a percorrere la strada del turismo, unico settore in crescita, corteggiando i nuovi ricchi, potremmo nel 2016 raggiungere almeno l’11% del PIL, creando circa 900 nuovi posti di lavoro.

In cifre, solo lo scorso anno ci sono stati 128 milioni di viaggi (considerando i Bric nel totale) e la spesa turistica è stata pari a 107 miliardi di dollari. Inoltre, mentre la classe media in Europa (entro il 2030) crescerà dello 0.8%, quella delle nuove economie crescerà del 18%

L’Expo è ormai alle porte e può essere una buona occasione e vetrina di lancio della nosra bella Italia, per far sì che si ribalti un pò la situazione. Non essere più come ad oggi la terza se non la quarta scelta come destinazione europea (è il caso della Russia, del Brasile ma anche della Cina). Per gli indiani addirittura non siamo neanche tra le prime quattro destinazioni. Il turismo è un settore in cui possiamo e dobbiamo primeggiare, e dobbiamo farlo ora!

 

Fonte: rielaborazione dati da LaRepubblica.

 

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