Ormai è già da tempo che si sente parlare di BRICS in crisi, ma sarà vero? Prima questi paesi, ovvero Brasile, Russia, India e Cina erano visti dagli investitori come mete privilegiate e l’investimento era dato per certo. Ora si pongono più interrogativi, scopriamo il perchè.
Innanzitutto il termine BRIC è nato 12 anni fa, quando l’economista inglese Jim O’Neill presidente della Goldman Sachs pubblicò la sua tesi a riguardo. La sua tesi, in pratica, vedeva il declino delle vecchie economie, Stati Uniti ed Europa, e la nascita di nuovi locomotori della crescita. Dal 2001 al 2013 l’economia dei quattro paesi è cresciuta da 3 miliardi di dollari l’anno a ben 15 miliardi.
La crescita dei quattro paesi, che più tardi ha incluso anche il Sudafrica, è stata determinante anche per proteggere la prosperità occidentale. E’ di qualche mese fa il Report delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Umano che ha così esordito: “Il Sud è risorto su una scala e ad una velocità senza precedenti”.
Ad oggi qualcosa sta cambiando, e questi paesi una volta emergenti, crescono ora a dei tassi ben al di sotto delle previsioni. Ad esempio la Cina fino a qualche anno fa cresceva del 14%, ora è scesa all’8%. L’India dal 10% cresce ora al 5%. In Brasile si è passati dal 6% al 3%. Come dire, sono tassi comunque alti se comparati con quelli dei paesi europei, ma non sono più così impressionanti.
E le preoccupazioni crescono..è stato infatti coniato un nuovo termine per i cinque paesi, ovvero “fragile five”. E non è un caso che proprio recentemente da Beijing a New Delhi a Rio de Janeiro sta emergendo una nuova classe media, consapevole e decisa a scendere in piazza per rivendicare diritti. Chiedono una “good governance”, più responsabilità da parte dei loro leaders e più partecipazione democratica. I progressi economici sono serviti anche come impulso per una domanda politica più consapevole.
Insomma, come dice O’Neill “noi come investitori” dobbiamo certamente tener presente questi cambiamenti, ma “anche come essere umani”.
Per l’articolo completo si rimanda a SPIEGEL
Fonte: rielaborazione dati da SpiegelOnlineInternational.