Esiste un paese nel Mediterraneo che non conosce crisi da oltre 10 anni e che ha trasformato la minaccia dell’instabilità derivante dall’affermarsi della “Primavera Araba” alle sue porte, in un’opportunità per favorire – con l’approvazione di una nuova costituzione - il rafforzamento dell’autonomia del Governo e offrire maggiori competenze legislative al Parlamento?
Esiste ed é un regno: il Regno del Marocco.
Sotto la guida di Re Mohammed VI il Paese, che gode di una posizione strategica di rilievo trovandosi al crocevia tra Africa, Europa e Medio Oriente, sta riuscendo a dispiegare appieno le sue potenzialità e continua a crescere ininterrottamente dal 2003, affermandosi progressivamente come porta d’accesso all’Africa.
I dati relativi all’interscambio tra il Marocco ed il resto dei Paesi nel continente africano, negli ultimi undici anni, registrano infatti una crescita ad un tasso medio annuo del 13% raggiungendo nel 2013 quasi 36 miliardi di dirham (pari a 3,2 miliardi di euro).
Le riforme realizzate negli ultimi anni hanno sicuramente prodotto significativi miglioramenti dell’ordinamento economico, sia attraverso il rafforzamento dei diritti di proprietà e la riforma della normativa sul lavoro e sia attraverso il miglioramento del sistema di supervisione del settore bancario e la liberalizzazione dei comparti dell’energia e delle telecomunicazioni.
Tutto ciò si é tradotto in una rapida crescita del tessuto produttivo con la nascita di nuove aziende e in un afflusso di capitali stranieri che vedono nel Marocco un paese in grado di garantire le opportunità e le garanzie necessarie per poter fare affari. A dimostrarlo sono ad esempio i dati UNCTAD relativi agli investimenti diretti esteri nel 2013 che registrano – in controtendenza rispetto al dato regionale del Nord Africa – una crescita del 24% e ammontano a circa 2,9 miliardi di euro.
Le autorità marocchine sono costantemente impegnate nel favorire e incentivare l’attrazione di investimenti stranieri.
In base alle normativa locale, ad esempio, le società di diritto marocchino possono essere costituite da capitale al 100 % straniero ed i proventi delle attività delle società estere in Marocco possono essere liberamente trasferiti all’estero, dopo verifica da parte dell’Office des Changes sull’avvenuto pagamento dei crediti a fornitori e dipendenti locali e delle imposte e per quanto riguarda l’Italia, la Convenzione contro la doppia imposizione é stata sottoscritta già nel 1972.
Vanno menzionati inoltre i costi competitivi che il paese offre in termini di manodopera con un salario medio di 375 euro mensili pur potendo contare su una popolazione giovane, qualificata e aperta al mondo: oltre il 64% della popolazione marocchina é al di sotto dei 34 anni e nel paese la conoscenza delle lingue straniere e delle nuove tecnologie é diffusa.
Anche i costi di esportazione che ricomprendono tutte le spese associate al completamento delle procedure di esportazione delle merci, sono molto competitivi e ammontano a 443 euro per container.
Per quanto riguarda i rapporti bilaterali, nell’ultimo anno l’interscambio, in crescita del 12%, si é attestato a 2,18 miliardi di euro e ha quasi raggiunto i livelli pre-crisi (nel 2008 il valore era 2,29 miliardi di euro).
L’Italia é il 6° fornitore estero per il Marocco, con una quota del 5,3 % nel 2013, mentre nell’anno che volge al termine, fino a settembre si registra una flessione nell’interscambio tra i due Paesi e nelle esportazioni italiane verso il Marocco (- 6,2 %) mentre sono in aumento del 5,2% le importazioni di prodotti marocchini in Italia.
Una cosa é certa quindi come conferma nel numero di novembre di “Diplomazia economica” anche il nostro Ambasciatore a Rabat, Roberto Natali:
“Esiste un ampio margine di crescita per la presenza della nostra imprenditoria anche perché , in generale, ho riscontrato una forte domanda di Italia. Non vanno sottovalutati l’interesse marocchino ad ampliare e diversificare i propri legami politici e commerciali, ne? la riconosciuta eccellenza italiana in specifici settori.”
L’Amb. Natali e il Direttore dell’ICE di Casablanca, Giovanni Bifulco sono stati impegnati lo scorso mese di ottobre nell’organizzazione della Missione di Sistema italiana in Marocco che ha previsto l’organizzazione di un Forum Economico a Casablanca e i successivi incontri business to business tra imprenditori italiani e locali.
La missione guidata dal Vice Ministro dello Sviluppo economico, il “globetrotter” Carlo Calenda, ha visto oltre ai rappresentanti istituzionali, la partecipazione di oltre 70 aziende italiane e 6 gruppi bancari proprio con l’obiettivo di approfondire le opportunità di business in particolare nei settori agroindustria, materiali e macchinari da costruzione, automotive e sanitario perché come ha affermato proprio Calenda:
“Abbiamo un gap da recuperare e il Marocco é oggi il paese strategico per le imprese italiane”.
Da quanto abbiamo avuto modo di approfondire sicuramente non si può dar torto al Vice Ministro che ha inoltre confermato a Casablanca un impegno promozionale sempre maggiore nel paese per far conoscere le nostre eccellenze.
Un altro evento di portata inferiore ma significativo e rappresentativo dell’interesse che le nostre imprese nutrono per il paese e al contempo dell’interesse da parte delle autorità locali a potenziare la qualità della partnership e a diversificare le opportunità di networking con la nostra comunità imprenditoriale, é stato il 16° Breakfast organizzato lo scorso 11 dicembre dallo Studio Legale Associato Nunziante Magrone presso la prestigiosa sede di Piazza di Pietra a Roma, dedicato proprio al Marocco.
Il rinnovato appuntamento con la regia di Gianmatteo Nunziante, partner dello Studio, ha visto la partecipazione, tra gli altri anche dell’Ambasciatore del Regno del Marocco in Italia, Hassan Abouyoub che nel suo intervento ha ricordato come oggi é il momento opportuno per fare un salto di qualità nel partenariato in considerazione delle evoluzioni della regione a livello geopolitico e della Direttrice dell’Ufficio di Roma dell’Agenzia marocchina per lo sviluppo degli Investimenti - AMDI, Yasmine Sbihi.
L’AMDI rappresenta un partner istituzionale fondamentale e la Dott.ssa Sbihi nel suo intervento ha fatto una panoramica sulle diverse opportunità offerte dalle ambiziose strategie di crescita settoriale pluriennale lanciate dal governo e ribadite anche dalla finanziaria per il 2015 che offrono opportunità concrete nei diversi settori su cui punta il paese (Edilizia, Energie Rinnovabili, Industria, TLC, IT, Pesca, Agricoltura e Agrindustria, Finanza e Logistica). Altro elemento chiave della strategia marocchina é naturalmente la fitta rete di accordi di libero scambio già in essere (ad esempio quello con gli Stati Uniti attivo dal 2005 o quello con la Turchia dal 2008) o in via di negoziazione (ad esempio con il Canada).
Per quanto riguarda l’Unione Europea invece il Marocco può contare sull’Accordo di Associazione dal 1996, mentre dal 2008 può contare sullo “status avanzato” che garantisce un rafforzamento delle relazioni sul piano politico e economico e testimonia la fiducia negli sforzi compiuti dal paese con le riforme intraprese.
Durante l’evento e i diversi interventi é emerso come negli ultimi anni si é assistito anche ad un importante sviluppo delle infrastrutture nel paese con la realizzazione e/o il potenziamento di 15 aeroporti internazionali, il potenziamento del Trasporto Urbano all’interno delle principali città, quello della rete autostradale e il ruolo sempre più importante del Porto di Tangeri simbolo di apertura nei confronti del Mediterraneo e della sua piattaforma logistica integrata.
Naturalmente, il Paese nonostante lo sviluppo economico costante di questi anni, soffre ancora di numerose criticità: disoccupazione elevata (9,2 %), povertà (PIL procapite medio annuo di 5.420 dollari nel 2013), analfabetismo (circa il 28 % della popolazione), un settore economico “informale” (sommerso) molto ampio, corruzione, violazione della proprietà intellettuale, infaffidabilità di alcuni operatori economici locali, lentezza della giustizia.
Tutto il mondo é paese verrebbe da dire e come ovunque crescita economica non significa automaticamente benessere sociale. Non si può non riconoscere come gli sforzi fatti finora dalla spinta riformatrice di Re Mohammed VI pur con tutti i limiti, abbiano già avuto delle risposte con un ricollocamento importante e sostanziale del paese sul piano regionale e internazionale e sarebbe ipocrita, da nostra prospettiva, non affermare quanto é importante continuare a puntare al rafforzamento delle relazioni bilaterali.
Le istituzioni e la classe imprenditoriale italiana saranno in grado di far fare il salto di qualità alle relazioni italo-marocchine?
Fonte: elaborazioni a cura di Exportiamo, di Antonio Passarelli, redazione@exportiamo.it