Una citazione assai diffusa attribuita al politico statunitense Dean Acheson recita che la negoziazione, nel senso classico della diplomazia, presuppone che le parti siano più ansiose di accordarsi che di scontrarsi. Sarà forse per questo che, il 3 e il 4 dicembre, la neo-Commissaria della DG TRADE Cecilia Malmstrò�m e il Viceministro Carlo Calenda (in rappresentanza del Consiglio) sono stati particolarmente puntuali e concilianti nell’informare la Commissione INTA (Commissione Commercio Internazionale) della situazione in cui versano i principali accordi commerciali sul tavolo dell’Europa. Nel tentativo di portare una ventata di ottimismo, la Malmstrò�m, ha affermato che i negoziati potrebbero velocizzarsi sulla scia dello sblocco del Doha Round in sede WTO (World Trade Organization), poiché –come ha precisato Calenda- é stata raggiunta una storica intesa tra India e Stati Uniti che ha portato nuova linfa nei rapporti multilaterali dopo anni di paralisi.

Nonostante la congiuntura favorevole, sia la Malmstrò�m che Calenda hanno riportato le medesime tempistiche non proprio incoraggianti. Su tutte, spicca il “non prima della fine del 2015” per la chiusura del TTIP (l’accordo di libero scambio con gli Stati Uniti), anche se per Calenda sembrerebbe più plausibile l’inizio del 2016. Stesso discorso per l’accordo col Vietnam, che però secondo la Malmstrò�m sarebbe in una fase più avanzata nonostante la permanenza di “alcune” questioni da approfondire in materia di servizi, investimenti, concorrenza, diritti di proprietà intellettuale e dazi tariffari. Procederebbero infine spedite le negoziazioni col Giappone, poiché la conclusione dell’ultimo round negoziale (il settimo, NDR) ha permesso di avanzare ulteriormente verso la chiusura, che tuttavia non é prevista almeno per i prossimi dodici mesi.

Il tempo, insomma, non gioca certo a favore dell’Europa, che almeno per un po’ continuerà a prestare il fianco ai Paesi Terzi sia sul fronte dei tassi di crescita che su quello delle regole a favore dei propri investitori. Nonostante l’ottimismo, e anche se un eventuale successo degli accordi porterebbe alla creazione di un’area di libero scambio* pari al 60% del PIL mondiale, il fatto che la situazione rimarrà inalterata ancora per qualche anno é un messaggio molto chiaro ai propri investitori: attendere, prego.

*Il libero scambio é un sistema di commercio internazionale nel quale merci e servizi possono circolare liberamente attraverso i confini senza barriere doganali (tariffarie e non). L’area di libero scambio é quella in cui più Paesi si  accordano e concordano di eliminare dazi, quote e preferenze trariffarie su molti (o tutti) i beni e servizi tra loro scambiati tramite un accorod di libero scambio.

 

Fonte: Elaborazioni a cura di Exportiamo, di Marcello Moi, redazione@exportiamo.it  

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