L’India é un Paese multietnico e multi religioso formato da 29 Stati e 7 territori, con Parlamenti e Governi autonomi. La Costituzione del 1950 definisce il Paese una Repubblica sovrana, socialista, laica e democratica, dotata di una forma di governo quasi-federale, con un Parlamento bicamerale e tripartizione dei poteri.

Il Capo dello Stato ha compiti di rappresentanza, mentre il potere esecutivo é esercitato dal Capo del Governo che deve dare una visione comune e una prospettiva a 1 miliardo e 250 milioni di persone, a tanto ammonta infatti la popolazione indiana secondo le ultime stime.

Nonostante il rallentamento della crescita nell’ultimo biennio, il “Sub-continente Indiano” rappresenta un mercato dalle significative potenzialità, forse unico, a livello globale, per l’ampiezza dei margini di inserimento che esso offre, pur in presenza di importanti complessità.

Il Governo di Delhi si é dato l’obiettivo di elevare, entro il 2025, il contributo del settore manifatturiero al PIL dall’attuale 15% al 25%, creando al contempo 100 milioni di posti lavoro.

Tra i settori strategici per lo sviluppo indiano si individuano le infrastrutture, la meccanica e meccatronica, le energie rinnovabili, il comparto automobilistico e il settore delle tecnologie agroalimentari.

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L’uomo nuovo indiano é Narendra Modi, leader del Bharatiya Janata PartyBJP (Partito Popolare Indiano) e vincitore delle elezioni dello scorso maggio a capo dell’Alleanza Nazionale Democratica.

 

Il nuovo leader indiano, 63 anni, dal 2001 alla sua elezione alla guida della Repubblica é stato Primo Ministro del Gujarat. Sotto la sua guida, lo stato dell’India nord-occidentale ha conosciuto un sensibile sviluppo economico basato su una politica di sgravi fiscali e di sostegno all’imprenditoria.

 

All’indomani della sua elezione sono stati in molti a auspicare una riproduzione su scala nazionale del modello di sviluppo promosso a livello locale e le iniziative in questa direzione non si sono fatte attendere.

 

Modi ha subito lanciato il programma “Make in India”, un programma di sviluppo su larga scala e un vero e proprio manifesto per la rinascita del Paese sul piano economico e industriale che punta a facilitare ed attrarre gli investimenti e più in generale realizzare un processo di modernizzazione del Paese, in grado di affrontare le contraddizioni e i limiti allo sviluppo del business in un Paese che ancora non ha mai espresso appieno il suo potenziale e per gli investitori occidentali ha rappresentato spesso un’incompiuta.

 

Modi in una sua lettera aperta agli investitori, ripresa dai maggiori quotidiani finanziari ha illustrato i suoi intenti, ribadendo innanzitutto la forza della sua legittimazione popolare:   

“L’India ha un governo con una maggioranza nel Lok Sabha, la nostra camera bassa del parlamento, per la prima volta in 30 anni.

Una giovane nazione con 800 milioni di persone sotto i 35 anni, ricca di ottimismo e fiducia. L’energia, l’entusiasmo dei giovani e l’impresa sono i punti di forza dell’India e la più grande missione del mio governo sarà quella di sprigionarne appieno le potenzialità.

Perseguiremo questa missione, eliminando leggi e regolamenti inutili, semplificheremo i processi burocratici, e il nostro governo sarà più trasparente, reattivo e responsabile.

Creeremo infrastrutture di livello mondiale, delle quali l’India ha urgente bisogno per accelerare la crescita e soddisfare i bisogni fondamentali delle persone. Renderemo le nostre città accoglienti, sostenibili e intelligenti; e faremo dei nostri villaggi i nuovi motori della trasformazione economica. “Make in India” é il nostro-impegno un invito a tutti, per trasformare l’India in un nuovo centro di produzione mondiale.

Faremo quello che serve per renderlo una realtà.”

 

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Sul piano economico l’obiettivo é quello di far risalire la crescita del PIL al 7-8% dopo un biennio che ha visto dei tassi di crescita al di sotto del 5% ed é questo l’obiettivo indicato dall’Economic Survey del Ministero delle Finanze Indiano per il 2014-15 che tra le indicazioni strategiche per poter favorire l’attrazione degli investimenti esteri, propone una razionalizzazione delle authority di gestione degli investimenti esteri per offrire ai potenziali investitori un interlocutore chiaro in grado di sburocratizzare le procedure e di accelerare i processi autorizzativi.

 

Modi ha infatti affermato davanti a una platea di 500 CEO delle più importanti multinazionali come: “L’India é l’unico paese al mondo che abbia il potere della democrazia, un dividendo demografico importante e un mercato in espansione. Vendete dove volete, ma venite a produrre qui.”

 

Naturalmente non mancano le critiche allo stile dispotico della sua leadership e alle sue idee nazionaliste ed estremiste, già emerse durante la sua precedente esperienza di governo nel Gujarat durante la quale in molti lo hanno accusato di mancanza di pluralismo anche in ragione della neutralizzazione dei mezzi di informazione nei confronti del suo operato.

 

Rimane il fatto che Modi goda sempre di più della fiducia del suo popolo. I dati relativi a recenti sondaggi demoscopici rilevano come il 42,7% della popolazione indiana aspetta notevoli miglioramenti di vita e crede che il Paese avrà un momento economico felice entro i prossimi cinque anni. Solo il 9,2% teme invece tempi bui per la società e l’economia.

 

I riscontri pratici di questo nuovo approccio da parte del sistema indiano nel suo complesso non tardano ad arrivare e ci sono stati recentemente episodi che dimostrano l’inversione di tendenza e fanno ben sperare per il futuro.

 

Nelle ultime settimane infatti sono state ben due le sentenze da parte dell’Alta Corte di Mumbai a favore di Shell e Vodafone contro l’accusa da parte della locale Agenzia delle Entrate di Price Transfer da parte delle due multinazionali e per la prima volta il Governo indiano ha accettato il verdetto senza ricorrere al grado superiore di giustizia, rinnegando una pratica consolidata.

 

Questa problematica in passato é stata alla base di molti contenziosi con le multinazionali che hanno investito nel paese e si sono dovute scontrare con la rigidità da parte delle autorità locali nella valutazione della documentazione in ragione di una visione che vedeva nel ricorso a questo tipo di cause una “leva” per far accrescere le entrate per il paese.

 

Il clima cambia per il business ma non mancano le contraddizioni.

 

Interpellato da “Affari e Finanza” di Repubblica, Alberto Forchielli, presidente di “Osservatorio Asia”, cerca di fare chiarezza sulla situazione senza dimenticare di citare le criticità:

 

“Due indizi non fanno una prova ma indicano una tendenza e probabilmente l’India sta cambiando registro nell’eccesso di zelo applicato alle multinazionali. E’ un chiaro segnale di tregua verso gli investitori. Modi ha fatto il primo passo ma il percorso é lungo e difficile. Deve convincere gli investitori ma prima ancora deve modernizzare il suo paese, un compito nettamente più gravoso. Un adagio recita che l’India é la più grande democrazia al mondo, così estesa da trasformarsi spesso in anarchia, sicuramente il respingente più potente per gli investimenti esteri.”

 

La situazione quindi é sempre più complessa degli slogan e dei piani di marketing e nel frattempo Modi si muove con lungimiranza e pensiero strategico anche sul piano internazionale.

 

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Durante la sua visita ufficiale in India proprio ieri Vladimir Putin ha invece annunciato nuovi accordi strategici in particolare sul nucleare.

India e Russia si sono accordati su un ambizioso piano di costruzione di almeno dieci reattori nucleari in territorio indiano e sulla cooperazione per la costruzione in altri Paesi.

Modi ha ribadito come l’accordo rinsalda l’alleanza strategica con la Russia e come questa resterà a lungo il principale partner dell’India in materia di difesa.

Alla base vi é una visione ambiziosa per il futuro del Paese e per le relazioni bilaterali Mosca e Nuova Delhi hanno trovato un’intesa per l’esplorazione congiunta, la produzione e la fornitura di petrolio greggio e anche per lo studio e la progettazione di un sistema di condutture che collegheranno Russia e India

Seguiremo con interesse le evoluzioni e bisognerà essere pronti a sapere cogliere le opportunità che il paese saprà offrire perché come conclude Forchelli, c’é ancora spazio:

“L’India rimane attraente nel suo disequilibrio. Potrebbe essere un’alternativa e un complemento alla Cina, ma dovrebbe avere la stessa audacia, immaginare la stessa visione. Rimane intrappolata invece nella sua diversità, nella sua politica di piccolo cabotaggio scandito dalle tornate elettorali.”

 

Fonte: a cura di Exportiamo, su dati di “Affari e Finanza” - Repubblica, di Antonio Passarelli, redazione@exportiamo.it

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