“Proiettandomi nel futuro dell’Asia tra 10 o 20 anni, mi immagino una Cina che continuerà ad accrescere la sua potenza commerciale economica e internazionale. Una Cina che si affermerà in modo più ampio nella sfera politica. Una Cina che eserciterà sempre maggiore influenza nella propria area geografica. Una Cina che continuerà a proiettare il suo potere geopolitico, che sale per affrontare le sfide di una grande potenza mondiale nel XXI^ secolo in Asia.

E, in ultima analisi, una Cina che aprirà una porta per opportunità a lungo termine per gli investitori astuti.”

Questa é la profezia di Nouriel Roubini nel suo ultimo post “China Rising” sul suo blog “Nouriel Edge’s” a conclusione di alcune riflessioni di ritorno da un viaggio in Asia.

La Cina fa sempre più paura ma é anche un’opportunità, bisogna saperla cogliere.

Il vertice APEC e le nuove consapevolezze del Dragone

Proprio in questi giorni si é tenuto a Pechino il 22^ Vertice Economico dei paesi dell’Asia Pacific Economic Cooperation - APEC che ha riunito i leader dei 21 paesi che si affacciano sull’Oceano Pacifico: Australia, Brunei, Canada, Cina, Cile, Corea del Sud, Filippine, Giappone, Hong Kong, Indonesia, Malesia, Messico, Nuova Zelanda, Papua Nuova Guinea, Perù, Russia, Singapore, Taiwan, Thailandia, Stati Uniti, Vietnam.

I paesi APEC rappresentano il 40% della popolazione mondiale, il 55% del PIL e il 44% del commercio: praticamente mezzo mondo.

La Cina naturalmente punta ad avere sempre più un ruolo di rilievo in ambito regionale e internazionale e il vertice é stata l’occasione per avviare ad esempio un timido riavvicinamento diplomatico – in realtà non troppo convinto – con il Giappone.

Il motto dell’edizione 2014 del vertice é “Forgiare il futuro attraverso la partnership Asia-Pacifico”. Le priorità individuate sono un impegno maggiore richiesto per far progredire l’integrazione regionale; favorire uno sviluppo economico innovativo accompagnato da crescita e riforme del sistema economico e rafforzare la connettività all’interno dell’area attraverso il potenziamento della rete infrastrutturale.

Pechino ambisce naturalmente ad avere un ruolo chiave in ambito APEC e vorrebbe far evolvere la sede di cooperazione in una vera e propria area di libero scambio con la creazione della Free Trade Area of the Asia Pacific - FTAAP tra i membri APEC.

Gli Stati Uniti che in passato sono stati i principali promotori del processo di liberalizzazione in ambito APEC, sono concentrati sui negoziati di liberalizzazione totale della Trans-Pacific PartnershipTPP che coinvolge 12 Paesi (Stati Uniti, Giappone, Australia, Perù, Cile, Messico, Canada, Vietnam, Malesia, Brunei, Nuova Zelanda, Singapore).

Il negoziato non é dei più semplici ma per Pechino aver resuscitato il progetto tra i partner é già un successo.

Il risultato più importante del vertice APEC é però l’accordo Stati Uniti - Cina sull’abolizione delle tariffe su più di 200 categorie di prodotti elettronici e hi-tech: l’intesa riguarda un mercato il cui valore viene stimato in almeno 1.000 miliardi di dollari.

L’accordo tra le due potenze apre la strada ad un ampliamento del trattato sullo scambio di prodotti del settore della Information Technology in sede WTO che ottimisticamente potrebbe concludersi a Ginevra entro la fine di dicembre.

Non bisogna dimenticare – come abbiamo già avuto modo di approfondire su Exportiamo - le sfide lanciate all’Occidente con la nascita della New Development Bank – NDB e della Asian Infrastructure Investment Bank - AIIB: il dragone cinese é consapevole della propria potenza come delle debolezze altrui e le sue ambizioni sono crescenti.

Obbligo di crescita e di apertura per la nuova Cina                

Constatato il rallentamento del dato dell’import-export in ottobre, le autorità di Pechino hanno dato il via libera oltre 20 progetti infrastrutturali da oltre 100 miliardi di dollari per stimolare la riprese economica e la crescita.

Per i vertici cinesi é fondamentale raggiungere l’obiettivo di crescita del 7,5% e puntano sul potenziamento della connettività all’interno della regione come dimostrato anche con la recente creazione della AIIB.

Il XII^ Piano quinquennale cinese vuole inaugurare una nuova fase per l’industria manifatturiera ad alta tecnologia cinese e forse qui sono le radici dello stesso accordo concluso in sede APEC.

Il governo cinese é quindi sempre più obbligato alla crescita ma anche all’apertura ed é impegnato in ingenti investimenti infrastrutturali in tutto il paese.

L’istituzione della Shanghai Free Trade Zone - SHFTZ nel settembre 2013, ad esempio, rappresenta un esperimento, un ibrido che ha come obiettivo principale l’apertura di settori di servizi prima sottoposti a restrizioni per gli IDE, la complessiva semplificazione in termini di procedure e burocrazia, la riduzione delle tempistiche d’incorporazione.

Nel luglio scorso la revisione del regime all’interno della SHFZ  ha prodotto un “accorciamento” della cosiddetta “Negative Lists”, l’elenco dei settori limitati agli IDE per i quali é richiesta una pre-autorizzazione che sono passati da 190 a 139.

L’adozione della “Negative Lists” rappresenta una rivoluzione copernicana rispetto al regime vigente nel resto della Cina con la presenza del “Catalogue for the Guidance on Foreign Direct Investment”, molto più dettagliato e diviso in settori incoraggiati, limitati e proibiti.

Tutte le misure intraprese denotano un impegno maggiore delle autorità cinesi nel favorire l’apertura di settori sempre più ampi dell’economia e nel cercare di offrire condizioni dinamiche e vantaggiose agli investitori stranieri che possono contare ad esempio sui rapporti privilegiati che godono le Regioni Amministrative Speciali - RAS di Hong Kong e Macao e aggirare con la creazione di una società intermediaria le limitazioni agli IDE in settori come Cinema, Logistica e Trasporto Aereo. Si può inoltre usufruire della possibilità di installarsi all’interno della SHFTZ anche attraverso l’affitto di un ufficio virtuale, mentre sono stati eliminati il requisito di capitale minimo per avviare una nuova attività nel settore medico-sanitario che precedentemente era abbastanza elevato (2,6 milioni di euro).

In realtà nel caso della SHFZ come in altri casi é opportuno prima di intraprendere scelte avventate e frettolose, ponderare le condizioni di investimento e affidarsi alla consulenza specializzata per non incorrere in rischi e incomprensioni che possono compromettere, inesorabilmente l’investimento.

Il pregiudizio positivo cinese nei confronti italiani                 

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La Cina per l’Italia é un’opportunità che finora é stata in parte incompresa vuoi per mancanza di visione delle nostre classi dirigenti, vuoi per delle strategie promozionali e turistiche errate e provinciali di fronte all’enorme mercato cinese e alle sue peculiarità

Abbiamo però la nostra possibilità, e si chiama Expo 2015.

E’ Giuliano Noci in un suo recente intervento su il Sole 24 Ore ad individuare l’Expo come la grande opportunità per realizzare finalmente il grande incontro tra Cina e Italia.

L’evento che vedrà la Cina partecipare con 3 diversi padiglioni (unico paese) per forza di cose catalizzerà le attenzioni cinesi sull’Italia anche perché ci si sente partecipi di un passaggio di testimone con l’ultima edizione di Shanghai dell’Expo e perché come scrive Noci: “Nei confronti dell’Italia i cinesi vantano un pregiudizio positivo, riconoscendoci il prestigio di una storia millenaria, ma nel contempo lamentando una conoscenza insufficiente e parziale che dipende anche da noi.

Nei confronti delle enormi possibilità offerte dal mercato cinese bisogna essere all’altezza e in grado di saperne cogliere le opportunità sul piano commerciale, industriale e turistico.

Sarà dunque per il nostro paese necessario attrezzarsi per tempo tenendo conto delle esigenze specifiche dei tanti cinesi che si recheranno in visita in Italia e di saper trasformare i nostri “distretti industriali” in vetrine di eccellenza del “Made in Italy” inseriti in esperienze di viaggio integrate da promuovere non a Pechino e Shanghai ma piuttosto nelle città meno note in Occidente come Chongqing, megalopoli da 35 milioni di abitanti o Chengdu che può contare su 11 milioni di abitanti.

Oltre all’Expo importanti possibilità si schiudono per i design e gli architetti italiani in Cina dal momento che le autorità governative sono impegnate nel potenziamento infrastrutturale e nel ridisegnare le città in vista del continuo processo di inurbamento che interessa popolazioni un tempo contadine.

Si tratta di avere una nuova visione di urbanizzazione in grado di salvaguardare la storia, la tradizione e l’ambiente e, anche in questo caso, come emerso durante il recente “Dialogo Italo-Cinese su Architettura e Deisgn” organizzato dall’Agenzia ICE e dall’Ordine degli Architetti di Roma al MAXXI lo scorso 6 novembre, il pregiudizio nei confronti degli italiani é più che positivo.

La giornata é stata articolata in tre sessioni dedicate rispettivamente alle Esperienze Italiane in Cina e alle Prospettive Tecnologiche Italiane durante la mattinata mentre nel pomeriggio sono stati i rappresentanti cinesi a illustrare cosa cercano in Italia e a presentare i propri progetti di investimento immobiliare.

Il Direttore dell’Agenzia ICE di Pechino, Antonino Laspina, ci ha tenuto a ribadire come ad essere molto apprezzata in Cina é la nostra capacità di gestire territori fragili e mettere insieme tutte le esigenze della società, così come c’é un sincero apprezzamento nei confronti della qualità dei “nostri” Green Building Materials e un interesse sempre maggiore per il lusso in un paese dove - come ci ha tenuto a far notare Laspina – l’area di Pechino e Shanghai può contare rispettivamente su circa 150.000 milionari, mentre le città di seconda schiera mediamente possono contare su 30.000 milionari.

La giornata si é conclusa con un dibattito tra Massimiliano Fuksas e il Prof. Wu Chen del Beijing Institute of Architectural Design.

Fuksas - da anni attivo in Cina con un ufficio a Shenzhen dove nel 2013 ha anche inaugurato il Terminal 3 dell’aeroporto da lui progettato - ha voluto subito chiarire che: “La Cina é un continente e se si osserva come mercato non si capisce il senso profondo delle opportunità che offre.” e successivamente ha voluto aggiungere come “in Cina il contesto é quello del futuro e non del passato e i cambiamenti sono nel futuro prossimo, la cosa più impressionante é il cambiamento di scala della realtà.”

Il Prof. Wu Chen dopo aver chiaramente affermato: “Auspichiamo maggiori collaborazioni con gli architetti italiani per conoscere meglio e amare ancora di più l’Italia” ha voluto dare una sua analisi sul momento attuale delle relazioni bilaterali e a suo parere: “la Cina e l’Italia stanno vivendo un dialogo interepocale e storico più unico che raro” che deve portare ad una collaborazione sempre maggiore in grado di creare opportunità concrete e reciprocamente vantaggiose per i due paesi.

La Cina continua ad assumere sempre più il ruolo di leader globale, il processo segue ritmi forse anche più sostenuti rispetto alle previsioni. Necessario come sempre é prendere atto della realtà e cercare di cogliere – dalla nostra prospettiva - le opportunità che per il “Made in Italy” non mancheranno mai, questo é sicuro. Per una volta proviamo ad approfittare di un pregiudizio positivo.

 

Per quanto riguarda le evoluzioni degli scenari internazionali se il bicchiere si vede mezzo pieno c’é quella porta che si apre all’orizzonte da varcare. 

 

Fonte: a cura di Exportiamo, di Antonio Passarelli, redazione@exportiamo.it

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