Focus Corea del Sud: uno sguardo da Seoul. Intervista alla Dott.ssa Paola Bellusci, Direttrice Ufficio ICE di Seoul

Focus Corea del Sud: uno sguardo da Seoul.  Intervista alla Dott.ssa Paola Bellusci, Direttrice Ufficio ICE di Seoul

14 Novembre 2014 Categoria: Marketing Internazionale Paese:  Corea del Sud

Dott.ssa Bellusci innanzitutto la ringraziamo per la sua disponibilità e per il contributo utilissimo che ci darà per far conoscere meglio le caratteristiche e le opportunità per le nostre aziende sul mercato coreano.

 

Lei vive a Seoul ormai da oltre un anno e la Corea del Sud rappresenta ormai a tutti gli effetti una media potenza regionale che si proietta attivamente sulla scena internazionale, aumentando l’impegno nel peace-keeping e nelle tematiche globali con un ruolo sempre più attivo nella cooperazione allo sviluppo: nel 2010 ha aderito al DAC dell’OCSE, diventando il primo Paese a passare dallo status di destinatario di aiuti allo sviluppo a quello di erogatore. Un dato però balza agli occhi in maniera contraddittoria: secondo l’OCSE il 20,9% della popolazione coreana é ancora considerata povera, il doppio della media dei Paesi OCSE (10,6%).

Ci può commentare questo dato, darci qualche elemento per capire la natura di questa contraddizione?

L’aspetto contraddittorio della questione va in parte ridimensionato da una considerazione: dati i livelli di sviluppo economico e di presenza internazionale raggiunti oggi dalla Repubblica di Corea, é facile dimenticare che solo nel 1953 il paese si trovava in uno stato di estrema e diffusa indigenza (PIL procapite meno di 100 dollari), di arretratezza, di  vera e propria fame e di abbattimento morale, conseguenze della guerra e del mezzo secolo di dolorosa occupazione giapponese.

La povertà in Corea affligge soprattutto le fascia anziana della popolazione, sempre più cospicua a causa del tasso di natalità più basso del mondo (1,01).

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Se tradizionalmente la dottrina confuciana prescriveva ai figli di prendersi cura dei genitori anziani, oggi con l’urbanizzazione spinta della popolazione coreana le famiglie si sono sempre di più allontanate. Inoltre una progressiva “laicizzazione” dei modelli di vita ha fatto venire meno questo paracadute sociale. Il sistema di welfare risulta rigido e inadeguato e esclude gli anziani che hanno figli (salvo provare che i figli non hanno mezzi per sostenerli). L’introduzione del sistema pensionistico con legge del 1988 é risultata tardiva e poco incisiva e ha lasciato scoperti, per esempio, quelli nati prima o durante la guerra. Durante la campagna elettorale del 2012 l’attuale presidente Park si era impegnata a intervenire per migliorare lo stato delle pensioni sociali, ma ancora non risulta chiara la copertura (data la riluttanza a aumentare le tasse): ciò ha reso necessario un ridimensionamento delle promesse e causato le dimissioni di un Ministro della Sanità, circa 1 anno fa.

Vorrei aggiungere anche una notizia di oggi, che ridimensiona l’aspetto contraddittorio tra indicatori macroeconomici costantemente positivi e povertà preoccupante: il dato ufficiale coreano sulla disoccupazione,  inferiore al 3,5% e utilizzato fino a oggi, se ricalcolato in base agli standard dell’ILO, sale drammaticamente al 10%. In un paese che fino alla fine della guerra non aveva mai visto politiche di welfare e dove la disoccupazione é al 10% non ci si può stupire tanto se il tasso di povertà arriva al 20%.

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Durante l’ultimo vertice ASEM di Milano, l’Italia ha avuto modo di conoscere da vicino la presidente coreana Park Geun-Hye recatasi anche per la prima volta in visita ufficiale nel nostro paese.

Personalmente incuriosisce molto la “crociata” della presidente Park per l’innovazione e in un paese primo nel Global Innovative Index Bloomberg Businessweek come grado d’innovazione, ha fortemente voluto la creazione del “Ministero per la creazione del Futuro e della Scienza” e recentemente ha aumentato del 10% le risorse destinate ad arte e cultura con uno stanziamento totale annuo di oltre 3,5 miliardi di euro. Si rende conto naturalmente che osservati dalle nostre latitudini questa é proprio “sana follia” vista la stagnazione d’innovazione, soprattutto nelle classi dirigenti del nostro paese come confermato recentemente anche nel “Global Innovation Barometer 2014” sponsorizzato dalla General Electric.

La stessa visita in Italia é stata l’occasione per lanciare la “creative economy partnership” con il nostro paese per far crescere il livello degli scambi attraverso la promozione di commercio e investimenti, la collaborazione tra PMI e la firma di importanti accordi come quello siglato dall’Agenzia ICE con l’ente omologo coreano KOTRA.

Può fare una panoramica sui principali Progetti di Sviluppo e sulle opportunità da cogliere per le nostre PMI e per le nostre Società di Consulenza? Le nostre PMI sono pronte a partecipare alla “crociata” della presidente Park?

La presidente Park é ben cosciente degli enormi successi raggiunti dalle aziende del suo paese e testimoniati anche dalle classifiche internazionali.

La sua crociata é mirata a rendere l’innovazione - e tutte le attività che la promuovono - una pratica diffusa. Fino a oggi, infatti, i processi innovativi e l’impegno finalizzato a questi (di cui le spese per R&S a livello nazionale sono solo uno degli indicatori) sono rimasti confinati nell’ambito delle grandi corporation coreane, i cosiddetti “chaebol”.

I primi 10 tra questi gruppi, tra cui i più noti sono Samsung, Hyundai, LG e SK, rappresentano – secondo le stime degli esperti - l’80% circa del PIL coreano.  Tali conglomerati, le cui attività spaziano dall’elettronica di consumo alla manifattura di vario genere, dall’industria automobilistica alla cantieristica navale, dalla telefonia alla distribuzione e altro, sono i principali promotori delle attività di Ricerca e Sviluppo ma anche detentori dei risultati e della capacità di commercializzare i risultati delle innovazioni.

Nei programmi governativi degli ultimi anni si cerca di promuovere un’innovazione più diffusa, che pervada anche e soprattutto il sistema delle piccole e medie imprese indipendenti. In funzione di questo obiettivo si riscontra un interesse crescente nello studio (e imitazione) di processi che si sono rivelati virtuosi in altri paesi, e che si possono riassumere nella creazione del famoso “ecosistema” in cui aziende innovative, anche piccole e poco capitalizzate, riescano a nascere, nutrirsi e prosperare. Alcuni esempi: il varo da parte del governo coreano del Korean Innovation Center, un centro di supporto per PMI innovative coreane che si stabiliscono nella Silicon Valley (USA); l’accordo tra governo coreano (vice Primo Ministro per l’Economia) e il famoso fondo di Venture Capital israeliano YOZMA, che ha permesso il decollo di tante startup in Israele e si é ora impegnato a sbarcare in Corea, aprendo una succursale con dotazione di oltre 900 milioni di USD per i prossimi 3 anni, per sostenere la crescita (soprattutto internazionale) di imprese innovative; l’apertura – annunciata oggi dal Ministero della Scienza, ICT e Pianificazione  – di un centro di ricerca finanziato dal governo e destinato a progetti di ricerca innovativi ,  sul modello di Google X.

Accanto a questi provvedimenti di forte risonanza mi piace anche ricordare che Chang Ha-joon, professore (coreano) di economia all’Università di Cambridge, prende come esempio virtuoso che la Corea dovrebbe imitare anche il caso italiano dei centri di ricerca, ove vengono condivise le strutture e anche le spese, troppo care da affrontare per la singola impresa che vuole innovare.

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Le nostre PMI innovative potranno a mio avviso trovare degli spazi di collaborazione, se ci muoviamo in tempo in diverso modo:

1)con i grandi gruppi (Samsung, LG, ecc.) che tradizionalmente sono alla ricerca di tecnologie complementari da integrare nei loro “core business”. Rappresentanti  di questi conglomerati organizzano anche appositi viaggi di scouting in vari paesi, ove sanno che possono trovare aziende in grado di fornire le soluzioni da loro desiderate. Spesso finiscono per acquisire queste aziende e le loro tecnologie;

2)proponendosi come partner di aziende medio piccole, in grado di collaborare nei processi di innovazione in cui queste sono impegnate e che vedono la parte italiana più avanti, o dotata di capacità di ricerca utile al risultato. Perché questo avvenga saranno comunque necessari programmi, auspicabilmente sponsorizzati dal nostro governo, che promuovano l’avvicinamento e soprattutto la conoscenza dei settori di eccellenza e delle capacità che spesso si trovano nel sistema italiano, ma che non sono noti.

Riassumendo: aumentare l’efficacia dell’informazione e della comunicazione; promozione anche a livello istituzionale di progetti di collaborazione.

A partire dal 2004 la strategia coreana sui mercati internazionali si basa sulla conclusione di Free Trade Agreements (FTA) come quello attivo dal 2011 con l’Unione Europea.

Attualmente sul piano regionale ci sono in gioco i nuovi equilibri con un ruolo sempre maggiore della Cina che recentemente si é fatta promotrice della creazione dell’Asian Infrastructure Investment Bank alla quale la Corea non partecipa obbedendo all’alleanza con gli Stati Uniti.

Lo stesso vertice APEC di questi giorni é stato terreno di confronto ma anche di dialogo.

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Un punto fondamentale della presidente Park é la cosiddetta “Trustpolitik” nei confronti della Corea del Nord per riuscire ad instaurare una nuova fase con Pyongyang basata sul dialogo, la fiducia e la collaborazione. In questi giorni in Europa si festeggia l’anniversario dei 25 anni della caduta del Muro di Berlino, com’é vivere vicino a uno dei muri che ancora resiste?Quanto – a suo parere -  la volontà di andare oltre il 38° parallelo da parte di Seoul é realmente sentita a Seoul?Quali opportunità potrebbe offrire alle nostre aziende un “allargamento” della penisola?

Proprio da Pechino la presidente Park ha annunciato la conclusione dell’accordo di libero scambio con la Cina, imprimendo all’iter un’accelerazione che ha sorpreso tutti. Certo che collocare la conclusione di questo durante il vertice APEC di Pechino é un successo, anche mediatico, che la presidente non poteva lasciarsi sfuggire (l’accordo, di cui manca comunque ancora la ratifica, esclude aree sensibili quail il riso e le automobili). A partire dal primo, siglato con il Cile nel 2004, questo é il 13esimo FTA coreano, e con questo si sono coperte tutte le aree geoeconomiche del mondo. Quando l’accordo entrerà in vigore, presumibilmente nel 2016, la Corea  godrà di un interscambio liberalizzato con il 73% dell’economia globale.

La rimozione delle barriere commerciali, per lo meno quelle ufficiali, resta solo una parte dell’affermazione della Repubblica di Corea sullo scenario internazionale: tanto sul piano regionale quanto su quello internazionale, la Corea continua a integrare lo sviluppo economico e commerciale degli ultimi decennicon una diplomazia ambiziosa e capace di svolgere un ruolo rilevante all’interno dei più importanti consessi regionali e globali, come l’APEC e il G-20 (che ha anche ospitato nel 2010).

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Per quanto riguarda la questione del rapporto con la Corea del Nord, la presidente Park Geunhye all’inizio dell’anno, durante un viaggio in Germania, da Dresda ha definito l’eventuale riunificazione “hitting a jackpot” (“vincere una tombola”). é� attesa per il mese prossimo la pubblicazione di un “contingency plan” elaborato appositamente dalla Financial Services Commission su iniziativa del Ministero della Strategia e delle Finanze, riguardante gli effetti e le criticità che andranno affrontati nella prospettiva di una riunificazione, quali disoccupazione, fenomeni migratori, passaggio al libero mercato, valuta, assegnazione dei terreni destinati all’agricoltura, ecc.

Esistevano già studi elaborati da altri enti (pubblici e privati), ma per la prima volta si va al di là dell’analisi dei costi della riunificazione e si affrontano i fenomeni correlati uno per uno, in funzione dell’integrazione economica. In effetti in una prospettiva di medio-lungo periodo, un paese di quasi 75 milioni di abitanti, una volta superate tutte le innegabili difficoltà legate alla riunificazione di due sistemi che in 60 anni si sono allontanati sempre di più, affermerebbe ancora di più la Corea come potenza, e non solo regionale.

Passando ai “sentimenti” che si registrano, sono contrastanti: accanto ai fautori della riunificazione, abbiamo ancora diffidenza e l’azione di alcuni gruppi che manifestano il loro dissenso verso questa possibilità lanciando per esempio palloncini oltre il confine, recanti messaggi di protesta contro il regime di Pyongyang. Aggiungo che la pressione di molti opinion leader internazionali e di numerosi esponenti della comunità diplomatica presenti a Seoul (primo tra tutti, “et pour cause”, l’ambasciatore della Germania) continua a insistere sull’importanza di questo obiettivo che, al di là di ogni altro successo in campo diplomatico, commerciale, finanziario o militare, sarebbe un risultato storico di portata stellare per l’attuale presidente o per chi verrà dopo di lei

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4) Il sistema produttivo coreano é stato scientificamente costruito per essere votato all’export con la presenza dei cosiddetti “Chaebol” - i “Conglomerati” come LG, Samsung, Hyundai, etc. – ed é sempre alla ricerca di mercati sempre più grandi di sbocco. Buona parte del benessere coreano sta proprio nella capacità di saper conquistare nuovi mercati e le esportazioni generano quasi il  50% del PIL, mentre i consumi interni possono contare su una popolazione di solo 50 milioni di abitanti.

In Italia il problema é cercare di far affermare le reti di impresa, in Corea fanno i conti con il problema opposto a quello italiano: per quel che riguarda il tessuto produttivo non si riesce a far emergere la presenza di una classe solida di PMI. é� intento del governo promuovere misure pro PMI e promuovere quella che é stata ribattezzata una “democratizzazione economica”.

Quanto é esportabile il nostro modello produttivo dei distretti?Esistono collaborazioni in tal senso?Esistono possibilità per il futuro?

Il modello virtuoso dei distretti, con le implicazioni e la complessità con cui si manifesta in Italia non si esporta, così come non si possono esportare 5-600 anni di storia economica.

Sono categorica perché ho letto molto su tentativi di “ispirazione”, messi in campo in vari paesi nei momenti critici del loro sviluppo e del dibattito di politica industriale che lo ha accompagnato-governato. Esistono anche in Corea aree con vocazioni manifatturiere particolari e ben definite, con cui si potrebbe tentare una promozione dell’integrazione. Ma mi pare che al momento sia più probabile la competizione o una suddivisione per fasce del mercato servite che non integrazione. 

é� evidente tutto l’impegno del governo coreano a stimolare l’affermazione di un sistema più variegato di imprese produttrici ma anche e soprattutto esportatrici e addirittura capaci di investire all’estero.  Tra i vari possibili, cito un caso che ci riguarda direttamente: al suo ritorno dal Forum ASEM di Milano a ottobre, la presidente Park ha richiesto che la Small and Medium Business Administration (agenzia alle dipendenze del Ministero per il Commercio, l’Industria e l’Energia) elaborasse un piano diretto a co-finanziare operazioni di M&A direttamente rivolte all’Italia. Con uno stanziamento di 30 milioni di USD, si cerca di stimolare aziende coreane medio-piccole a investire nel nostro Paese, secondo un modello di matching fund (50% a carico dell’azienda, 50% a carico del fondo istituito). Si mira a aziende significative nel campo della meccanica e del fashion, perché le controparti coreane acquisiscano competitività e know-how sui settori nei quali il paese aspira a raggiungere una leadership in area asiatica.

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Quali sono le prossime attività in Programma dell’ICE? Su quali settori si concentra l’attività promozionale? Che tipo di richieste di assistenza riceve principalmente?

Siamo ormai alla fine dell’anno, un anno che é stato caratterizzato da alcuni eventi promozionali settoriali importanti a Seoul (Italy with Style a febbraio, partecipazione alla fiera del vino SWSE ad aprile e alla fiera delle macchine agricole KIEMSTA a novembre) e da numerose missioni di incoming di operatori coreani in Italia, formula che sta incontrando sempre di più il favore delle aziende e associazioni italiane.

Per questo mese abbiamo in programma una mostra autonoma di 18 gioiellieri italiani qui in città, che esporranno i loro prodotti e per i quali organizziamo visite e B2B con buyer coreani; una missione di una rappresentante del Korean Institute for Science and Technology alla Nanotec IT di Mestre, la presentazione dello studio di mercato settoriale - appena realizzato da noi - proprio durante la Nanotec IT; varie missioni di operatori: a EIMA (macchine agricole, Bologna), in Campania e Puglia a valere sul Piano Export Sud (fashion e agroalimentare/vini), a Smart Mobility di Torino; in Veneto per un workshop sugli articoli sportivi e le biciclette.

L’attività promozionale é molto variegata: tradizionalmente ha privilegiato i beni di consumo in cui l’Italia é leader ma a partire da quest’anno stiamo portando più attenzione sulla meccanica e sui settori innovativi. E, dulcis in fundo, sul cinema visto che questo é un paese dove l’entertainment (cinema ma anche TV) é un’industria chiave.

Per quanto riguarda invece le richieste di assistenza più frequenti si tratta di ricerca mirata di partner, norme e legislazione per l’importazione di prodotti specifici, organizzazione di incontri, presentazioni e promozioni, e richieste sempre più numerose di orientamento  generale e consigli vari sull’approccio al mercato.

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Ha qualche consiglio particolare da dare alle nostre aziende interessate a sondare le opportunità che il Paese offre?

Il consiglio particolare é quello di “ESSERCI”, di venire in Corea, di farsi vedere, di programmare visite periodiche anche con partner già acquisiti. Altrimenti la concorrenza avrà il lavoro facile e noi perdiamo i vantaggi legati sia al rapporto qualità/prezzo delle nostre produzioni sia alla leadership che ancora ci si riconosce in varie aree.

 

Gentile Dott.ssa Bellusci non rimane che ringraziarla nuovamente per la disponibilità e l’attenzione dimostrata, ci tenga aggiornati sull’attività del suo Ufficio e la invitiamo a seguire gli approfondimenti di Exportiamo. 

 

Fonte: a cura di Exportiamo, di Antonio Passarelli, redazione@exportiamo.it

 

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