«Nel quadriennio 2014-2017 si prevede che le esportazioni italiane in America Latina cresceranno a tassi più sostenuti rispetto alla media mondiale, ossia al +8,1% in media annua»
In America Latina stanno emergendo nuovi mercati vantaggiosi per l’export italiano: in generale infatti i Paesi di questa macro area risultano caratterizzati da una buona solidità macroeconomica e finanziaria, anche se in alcuni casi le loro economie restano ancora poco diversificate. Nel suo complesso l’area mostra ad oggi segnali positivi di ripresa dopo il rallentamento del 2012, anche se nel quadriennio 2014-2017 si prevede una crescita a tassi inferiori rispetto a quelli del 2011. Tale dinamica può essere spiegata in base al calo della domanda interna e quindi dei prezzi delle commodity, in particolare petrolio e minerali, ma anche a causa della bassa produttività di alcune delle principali economie latino americane ancora poco sviluppate rispetto ai peer (*1). Come noto sulla competitività regionale continua a pesare la carenza delle infrastrutture, l’eccessiva burocrazia e la scarsità del lavoro qualificato. Più nel dettaglio l’economia brasiliana risentirà in particolare modo del rallentamento cinese e del tapering (*2) americano in termini sia di deflusso di capitali sia di volatilità del cambio. Sembrano invece più solide le prospettive per il Messico ed il Cile che vantano una maggiore stabilità politica, stabili fondamentali economici ed una buona apertura commerciale, tanto da essere considerati soggetti appetibili sia per l’export sia per gli investimenti produttivi.
Nel quadriennio 2014- 2017 si prevede che le esportazioni italiane in America Latina cresceranno a tassi più sostenuti rispetto alla media mondiale, ossia al +8,1% in media annua. Il Brasile si confermerà il destinatario del 48% dell’export tricolore verso l’intera area. Nel mercato brasiliano le esportazioni italiane di beni cresceranno ad un ritmo superiore a quello medio dell’intera area, per un valore che supererà i 7 miliardi di euro nel 2017. La domanda sarà trainata principalmente dai beni di investimento (+9,8% in media nel 2014-2017) e da quelli consumo, in particolare tessile e abbigliamento (+9,2%). In Messico l’attuale politica di investimenti volta all’espansione della capacità produttiva in settori quali chimico, petrolchimico, metalli base e trasporti e la prevista liberalizzazione del mercato energetico sosterranno le esportazioni di alcuni input produttivi, soprattutto per il settore chimico. Il Messico rafforzerà il suo ruolo di hub commerciale, favorendo così l’importazione di mezzi di trasporto dall’Italia (+9,9%).
Settori tradizionali del Made in Italy vedranno aprirsi nuovi scenari in Cile, il Paese con il Pil pro capite più alto della regione: aumenterà infatti l’export dei nostri beni di consumo (+7,1%), in particolare nel comparto del lusso che segna ritmi di crescita annui del 10% ed un volume di affari di quasi mezzo miliardo di dollari. Il Cile si pone come il secondo mercato del lusso dopo il Brasile in America Latina. Le prospettive risultano positive anche per i settori della meccanica strumentale, con una crescita del +8,3% in media nei prossimi quattro anni, in un Paese che punta a diversificare l’industria per ridurre la propria dipendenza dall’export di rame, essendone il primo produttore al mondo.
Nel breve periodo invece l’andamento delle esportazioni verso l’Argentina ed il Venezuela sarà condizionato in negativo dagli squilibri macroeconomici, da forti pressioni sui cambi e restrizioni all’importazione, da rischi politici, come l’esproprio ed il trasferimento valutario. La Colombia invece ha messo in moto una strategia basata sul potenziamento dei “cinque pilastri” della crescita, ossia infrastrutture, edilizia, agricoltura, attività energetico-mineraria ed innovazione.
Colte al meglio dalle imprese italiane le opportunità nello Stato di Panama, il Paese che ha fatto registrare nei primi dieci mesi del 2013 un aumento delle vendite dall’Italia di oltre il 50% anche grazie agli investimenti infrastrutturali, in particolare per quanto riguarda i lavori di ampliamento del canale commerciale marittimo.
Segnali positivi giungono anche dal mercato peruviano che ha un tessuto industriale composto per il 97% da Pmi: la manifattura locale mostra un interessente crescente per le imprese italiane quali fornitrici di know-how e tecnologia. Diverse le prospettive per la Repubblica Dominicana dove i rischi sono più alti, ma all’orizzonte si intravedono alcune prospettive favorevoli per le aziende italiane che potrebbero derivare da una concentrazione delle importazioni per il 41% nei beni di consumo.
Il futuro del Made in Italy in America Latina appare roseo: é forse il caso di iniziare a pianificare un ampliamento degli orizzonti del proprio business verso questi promettenti Paesi?
Fonte: elaborazione a cura di Exportiamo su dati su dati del Rapporto export 2014 - 2017 “Re-think” di SACE.
Barbara Alessandrini
b.alessandrini@exportiamo.it
(*1) Peer to peer: alla pari, paritetico;
(*2) Tapering: che diminuisce gradatamente, che cala gradatamente;