«La risposta al vertiginoso incremento delle esportazioni italiane verso gli USA é certamente dovuto alla ripresa dell’economia statunitense»

Nel primo semestre 2014 le esportazioni italiane verso gli Stati Uniti sono cresciute del 7,8% rispetto al primo semestre del 2013 ed a giugno l’aumento é stato del 15,6% rispetto a maggio. Il surplus commerciale ha superato gli otto miliardi di dollari, contro i 5,7 del semestre precedente. Dati che proiettano l’export del bel Paese per fine anno ad un valore assoluto di oltre 28 miliardi di euro, il miglior risultato di sempre.

Secondo i dati del Dipartimento del commercio americano, che segnalano i mercati più dinamici da gennaio a giugno, si é assistito ad un fortissimo aumento delle importazioni italiane degli Usa di auto, trattori e motocicli (+31,72%) trainato dal processo di fusione fra Fiat e Chrysler. Anche le esportazioni più tradizionali, come le preparazioni di carni e pesce, le farine, la frutta ed il vino, ottengono ottimi risultati (+40,32%). Come si evince dal seguente grafico, la vera novità é la crescita dei settori più legati all’industria come le esportazioni di alcuni prodotti in metallo (+143%), quelli in gomma (+13%), le materie plastiche (+14%), le parti di aereo (+11%) e le calzature (+10,4%).

Grafico 1. Incremento in % delle importazioni italiane degli USA per settore tra gennaio e giugno 2014

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Fonte: elaborazione a cura di Exportiamo su dati del Dipartimento del commercio americano

La risposta al vertiginoso incremento delle esportazioni italiane verso gli USA é certamente dovuto alla ripresa dell’economia statunitense, che é tornata a crescere ad un tasso del 4% e ad abbattere la disoccupazione al 6,2%, la metà rispetto all’Italia, con l’effetto congiunto di spingere come abbiamo visto sia gli acquisti di beni strumentali sia quelli di prodotti di consumo.

L’America deve la ripresa della propria economia a diversi fattori, in prima linea lo sviluppo dello shale gas che alimenta un enorme indotto, la liquidità emessa dalla Federal Reserve e la forte competizione fra gli Stati americani che si contendono investimenti e fette di mercato. D’altro canto il processo di reindustrializzazione dell’economia a stelle e strisce vedeva il settore manifatturiero registrare ormai dal 2009 tassi di crescita molto più alti rispetto agli altri settori, portando così nuovamente le piccole e medie imprese a riconquistare il loro peso all’interno del mercato nazionale.

Mentre la quota di mercato italiana sull’export mondiale é in diminuzione a causa della concorrenza dei Paesi emergenti e dell’Asia, passando dal 3% del 2010 al 2,8% del 2014, negli Usa lo share del Made in Italy ha iniziato una crescita costante a partire dal 2010, muovendo dall’1,45 all’1,68% del 2014. Secondo i dati dell’Ice nei prossimi due anni l’Italia potrà beneficiare dell’espansione del proprio export verso il mercato statunitense: più di 9 miliardi dei 50 di aumento potenziale dell’export proverranno dagli Stati Uniti. Seguono la Cina con 8,9 miliardi e poi per terza la Germania con 4,2 miliardi.

Non a caso nel Piano “Sblocca Export” del governo Renzi, varato venerdì scorso all’interno del decreto legge “Sblocca Italia”, é previsto di destinare ben 30 milioni di euro su un totale di 270 milioni di budget per l’export alla promozione del made in Italy negli Stati Uniti. L’Italia dimostra di essere vincente negli USA e può così sperare di ottenere gli stessi risultati anche nel resto del mondo.

Per maggiori informazioni sull’economia americana suggeriamo di consultare la nostra relativa scheda paese, cliccando qui.

Fonte: elaborazione dati Dipartimento del commercio americano.

Barbara Alessandrini, b.alessandrini@exportiamo.it

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