«Nel sestennio 2013-2018, 11 delle 20 economie più dinamiche del mondo saranno africane».
In seguito al summit USA-Africa tenutosi a Washington nei giorni scorsi e che ha visto la partecipazione di oltre 50 capi di stato del continente, noi di Exportiamo troviamo interessante fare un accenno alla situazione attuale africana e soprattutto alle relazioni economiche con l’Italia, grazie anche ai dati forniti dall’ISPI e dal rapporto “Scomettere sull’Africa Emergente”.
L’Africa e in particolare l’Africa sub-sahariana*, al centro dell’attenzione mondiale, ha conosciuto dagli anni ’90 delle grandi trasformazioni. Mentre tra il 1990 e il 1999 ha registrato un tasso di crescita medio annuo del 2,1%, dal decennio successivo ha raddoppiato tale cifra, passando al 4,7% (2000-2012). Nel 2012 inoltre la regione ha registrato un tasso di crescita superiore a quello dei BRIC, rispettivamente 4,2% e 3,8%. E non si ferma qui la crescita! Secondo il FMI l’Africa sub-sahariana dovrebbe crescere quest’anno del 6%, superando le economie avanzate (2%) e le economie emergenti e in via di sviluppo (5,1%), come evidenziato dal grafico 1. Tali dati si confermano nelle proiezioni fatte per il sestennio 2013-2018 dove ben 11 delle 20 economie più dinamiche del mondo apparterrebbero all’Africa nera.
Fig.1: tasso di crescita del PIL (var.% annua)
Questa crescita economica si deve in parte anche alla stabilità politica che molti Paesi hanno guadagnato negli ultimi decenni, abbandonando in molti casi sistemi politici a partito unico e instaurando una forma (seppur ancor debole) di democrazia. A livello mondiale, nel commercio internazionale, l’Africa sub-sahariana resta ancora un’area marginale, come possiamo notare dalla figura 2, nonostante abbia raddoppiato dal 2000 al 2011 la sua quota.
Fig.2: Importazioni ed esportazioni come quota del commercio mondiale, 2000-2011
Fonte: elaborazione a cura di Exportiamo su dati ISPI “Scommettere sull’Africa emergente”.
Ciò che invece sorprende, confrontando i due grafici sopra riportati, é la battuta d’arresto delle economie avanzate (area euro e americana, in particolare), segno che sono in atto delle trasformazioni nello scacchiere geopolitico internazionale.
È chiaro che uno sviluppo economico e un cambiamento politico non possono prescindere dai progressi sociali, come fattori cruciali anche per una maggiore attrazione di investitori e di imprenditori. Sapere infatti che la maggior parte dei Paesi dell’Africa sub-sahariana possiede ceti sempre più ampi di consumatori e una forza lavoro più istruita e preparata, di certo incoraggia molte imprese, anche italiane, a guardare oltre i confini nazionali. E, proprio la presenza italiana lascia un po’ a desiderare, nonostante la vicinanza geografica. Infatti sia in termini assoluti che da un punto di vista comparato, gli scambi tra l’Italia e l’Africa restano piuttosto limitati. Mentre il valore complessivo degli scambi commerciali, nel 2012, é stato di 13.6 miliardi di euro (1,8% dell’interscambio commerciale totale italiano, € 768,5 miliardi), Paesi come Germania, Francia e Regno Unito ci superano di gran lunga. Senza dimenticare che l’Africa sub-sahariana ha nuovi partner commerciali come la Cina, principale Paese fornitore, l’India, l’Arabia Saudita e il Giappone, che chiaramente restringono le nostre quote di mercato.
Insomma, da un lato abbiamo una regione che seppur tra tante difficoltà sta emergendo con forza, non dimentichiamo che alcuni di questi Paesi sono stati anche colpiti recentemente da ondate di ebola, il che sicuramente spinge molti ad optare per strategie alternative, tuttavia l’Italia, le istituzioni così come le imprese, dovrebbero confrontare le loro linee d’azione con altri Paesi che hanno già da tempo dei rapporti commerciali con l’Africa. In tal modo si eviterebbe non solo il ripetersi di errori ma potrebbero attivarsi delle sinergie proficue.
Fonte: elaborazione a cura di Exportiamo su dati ISPI “Scommettere sull’Africa emergente”. Di Francesca D’Agostino, redazione@exportiamo.it
*Africa sub-sahariana: parte del continente africano situata al di sotto del deserto del Sahara.