«Con il nostro Paese sono in vigore una serie di accordi per favorire gli scambi commerciali»
Mentre nel primo trimestre 2014 l’economia giapponese era tornata a crescere ad un ritmo robusto, nel secondo riconferma un crollo nei consumi. Quello sul primo trimestre era stato un ottimo risultato se si pensa che per vent’anni l’economia é stata attanagliata da deflazione e proprio mentre l’Eurozona si avvita in una spirale recessiva, il Giappone, nel primo trimestre, cresce anche più degli Stati Uniti grazie ai primi effetti sull’economia reale delle politiche espansive promosse dal Governo del Primo Ministro Shinzo Abe, che ha accantonato per ora i problemi del debito pubblico puntando tutto sulla crescita economica.
Infatti nel 2013 il Giappone sceglie di adottare una dura politica di lotta alla deflazione per risolvere una serie di problemi economici cruciali per il Paese. Da un lato la politica espansiva in effetti ha influito positivamente sui dati della domanda, dell’inflazione (1,6%) e della crescita (3,8%), dall’altro la svalutazione dello yen ha inciso negativamente sull’export, confermando un trend di indebolimento in atto ormai da alcuni anni (nel 2013 il saldo bilancia commerciale si attesta a -88,50). Inoltre tale politica ha aggravato il carico delle importazioni di energia, in primis gas naturale, in un momento in cui il Paese é ancora fortemente condizionato dall’evento disastroso di Fukushima e dall’incertezza sul futuro del nucleare.
L’aumento dell’IVA dal 5% all’8%, la cui entrata in vigore é avvenuta nel mese di aprile 2014, per decisione del Primo Ministro Shinzo Abe del Partito Liberal-Democratico, ha però inciso negativamente sulla crescita del secondo trimestre poiché molti consumi, specie in beni durevoli, sono stati anticipati al trimestre precedente, annullandone dunque il balzo annualizzato del 6,1%.
Grafico 1. I principali settori produttivi in Giappone nel 2013
Fonte: elaborazione a cura di Exportiamo su dati del “Business Atlas 2014”
Come si evince da grafico i principali settori produttivi in Giappone nel 2013 rimangono il terziario/servizi (73,2%), la produzione industriale (25,6%) e l’agricoltura (1,1%), a conferma dei dati del 2012.
Nel 2013 il commercio estero giapponese ha registrato un fatturato di 626,86 miliardi di euro per l’import (–6,1%) e 538,30 miliardi di euro per l’export (–12,8%). L’interscambio con l’Italia vede un saldo commerciale pari a -4,72 miliardi di euro.
I principali prodotti importati dall’Italia sono i prodotti farmaceutici (23%), i macchinari e la componentistica (20%), l’abbigliamento (10%) e le borse (10%) per un totale di 7,18 miliardi di euro. I principali prodotti esportati in Italia sono i macchinari e la componentistica (58%), gli autoveicoli e le parti (15%), gli apparecchi elettrici e le parti (10%) ed i prodotti chimici organici (4,5%) per un totale di 2,46 miliardi di euro.
Con il nostro Paese sono in vigore una serie di accordi per favorire gli scambi commerciali, ossia il Programma Esecutivo dell’Accordo di Cooperazione Bilaterale in S&T, l’Accordo bilaterale di mutua assistenza amministrativa e cooperazione in materia doganale, la Dichiarazione in materia di nanotecnologie, scienze della terra, ICT, robotica e tecnologie di produzione, spazio, scienze della vita.
L’ammontare degli investimenti esteri verso il Giappone si attesta a 2,71 miliardi di euro, di cui 0,11 miliardi provenienti dall’Italia. Gli investimenti giapponesi destinati all’estero si attestano intorno ai 158,42 miliardi di euro, di cui quelli riservati all’Italia sono di circa 0,47 miliardi.
Per il 2014, nonostante il calo del secondo trimestre, molti econonomisti ritengono che il trimestre in corso farà tornare l’economia giapponese su un sentiero di crescita. La ricetta economica adottata dal governo nipponico, in perfetto stile keynesiano, basata su tre pilastri principali (politica fiscale espansiva, politica monetaria espansiva e programma di riforme strutturali di lungo periodo) ha di fatto realizzato buoni risultati nel primo perido (crescita economia nel primo trimestre) con qualche indebolimento nel secondo. Vedremo se la strategia adottata potrà essere d’esempio anche per l’Eurozona. Certamente le critiche non mancano ma bisogna constatare che qualcosa si é mosso.
Ai lettori di Exportiamo ricordiamo che ulteriori informazioni sul mercato giapponese sono disponibili nella nostra SCHEDA PAESE.
Fonte: elaborazione a cura di Exportiamo su dati del “Business Atlas 2014”. Di Barbara Alessandrini, b.alessandrini@exportiamo.it