«Oggi la Russia ha firmato nuovi accordi commerciali con il Brasile e le spedizioni italiane verso Mosca sono a rischio per milioni di euro»

La reazione di Mosca all’escalation delle sanzioni economiche occidentali per la crisi in Ucraina non si é fatta attendere, anzi é arrivata forte e chiara: é l’embargo totale. Il Premier Dimitry Medvedev ha reso ufficiale la lista dei Paesi e dei prodotti sottoposti a divieto di importazione per un anno, dopo che nei giorni scorsi il Presidente Vladimir Putin aveva sollecitato tramite decreto una decisa azione del Governo affinché vietasse o limitasse l’ingresso di prodotti agricoli ed alimentari e materie prime dai Paesi che avevano approvato sanzioni economiche verso la Russia.

I Paesi soggetti ad embargo sono:
- Stati Uniti;
- 28 Paesi membri dell’Unione Europea;
- Australia;
- Canada;
- Norvegia.

I prodotti in questione sono:
- carne bovina;
- carne di maiale;
- pollame e dei suoi sottoprodotti;
- carni salate, secche o affumicate;
- pesce, crostacei, capesante e altri invertebrati acquatici;
- latte e prodotti lattiero-caseari;
- verdure;
- frutta;
- noccioline;
- salsicce e prodotti a base di carne simili;
- formaggi e prodotti simili.

Il Premier Medvedev ha sottolineato che questa scelta può trasformarsi in un’opportunità per i russi per sviluppare la produzione interna e per diversificare i loro fornitori. Oggi, la Russia ha firmato nuovi accordi commerciali con il Brasile per incrementare il loro export di carne verso Mosca. Ed altri Paesi latinoamericani sono in fila per trarre vantaggio dagli effetti della crisi ucraina, in particolare Ecuador, Cile ed Argentina. Inoltre il 6 agosto la Russia e l’Iran, entrambi colpiti da sanzioni occidentali nel settore energetico, hanno firmato un protocollo d’intesa che prevede la vendita del 2% della produzione annuale di petrolio della Repubblica islamica alla Russia in cambio di merce di vario genere per 5 anni. L’accordo-quadro, che dovrebbe formalizzarsi in un contratto a seguito dell’apertura dei negoziati fissata per il 9 settembre, anticipa che la Russia sosterrà l’Iran nella vendita del petrolio e del gas, nella costruzione di centrali elettriche, nella fornitura di macchinari e di prodotti agricoli.

La Russia può davvero sostituire così facilmente i suoi “ex fornitori” e riuscire a soddisfare la domanda interna? Snocciolando alcuni numeri non sembra veramente così scontato.

Secondo i dati Eurostat 2013 la Russia importa oltre il 40% dei suoi prodotti alimentari, rappresenta il primo mercato di destinazione per frutta e verdura dell’Unione Europea, per un totale di 2 miliardi di euro l’anno, ed il secondo del pollame proveniente dagli Stati Uniti. Inoltre nel 2013 l’export di alimentari e bestiame dall’U.E. verso la Russia ha raggiunto il valore di 8,8 miliardi di euro e le esportazioni di prodotti agroalimentari italiani sono cresciute dell’1% nel primo quadrimestre del 2014, dopo che nel 2013 avevano raggiunto la cifra record di 706 milioni di euro.

Allo stato attuale, secondo quanto emerge da un’analisi della Coldiretti del 7 agosto, sono a rischio le spedizioni italiane in Russia di ortofrutta per un importo di 72 milioni di euro, di pasta per 50 milioni di euro (in aumento del 20% nel primo quadrimestre del 2014) e carni per 61 milioni di euro. L’export di vini e spumanti, che rappresenta il 16% del valore delle esportazioni agroalimentari italiane in Russia, dovrebbe rimanere fuori dalla lista nera visto che nel 2011 la società Gancia, casa storica per la produzione di spumante, é diventata di proprietà per il 70 % dell’oligarca russo Rustam Tariko, proprietario della banca e della vodka Russki Standard.

La decisione di Mosca é certamente destinata ad alzare il livello dello scontro tra Occidente e Russia, che risulta ad oggi arrivato a limiti insostenibili. È auspicabile, al contrario, una volontà reciproca di ricomposizione nel breve periodo delle normali relazioni politiche, diplomatiche, economiche e commerciale.

Fonte: elaborazione a cura di Exportiamo su dati della “Coldiretti” e del “The Guardian”. Di Barbara Alessandrini, b.alessandrini@exportiamo.it

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