«L’Europa si conferma la Regione più pacifica al mondo e l’Italia ottiene il trentaquattresimo posto su centosessantadue Paesi»

Il Global Peace Index é lo studio annuale dell’Institute for Economics and Peace (IEP) che misura il livello di pace nel mondo, basandosi sui dati relativi alla sicurezza, all’estensione dei conflitti nazionali ed internazionali ed al grado di militarizzazione di 162 Paesi, in cui risiede il 99,6% della popolazione mondiale.

Come si evince dalla seguente tabella, l’impatto economico del contenimento e della gestione della violenza sull’economia globale nel 2013 é pari a circa 9.800 miliardi di dollari, in pratica l’11,3% del PIL mondiale. Per persona sono stati spesi circa 1.350 dollari l’anno. Rispetto al 2012 si é verificato un aumento di 179 miliardi di dollari o del 3,8% di tali costi totali.

Tabella 1. I costi globali del contenimento della violenza

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Fonte: elaborazione a cura di Exportiamo sui dati del “Global Peace Index 2014″

E’ interessante approfondire di seguito gli avvenimenti ed il posizionamento dei singoli Paesi all’interno della classifica del Global Peace Index 2014.

L’Europa si conferma la regione più pacifica al mondo con l’Islanda che si aggiudica il primo posto della classifica mondiale, seguita al secondo posto dalla Danimarca ed al terzo dall’Austria. L’Italia raggiunge un buon trentaquattresimo gradino. I maggiori progressi nella regione sono stati conseguiti dagli Stati balcanici, tradizionalmente irrequieti, in particolare grazie alla riduzione della spesa militare, al ridimensionamento della capacità nucleare e dell’arsenale sovietico ed al riassorbimento degli sfollati in Bosnia Erzegovina ed in Serbia che adesso si attestano al 3% sul totale della popolazione. Il perdurare della crisi economica ha provocato però un deterioramento della stabilità politica in alcuni Paesi solitamente più solidi ma messi a dura prova dal perseguimento delle politiche di austerità, ossia la Spagna, la Grecia e Cipro, in cui si é registrato un forte calo di fiducia dei cittadini verso le istituzioni.

Il Nord America si conferma al secondo posto come area geografica più pacifica del globo, soprattutto grazie al settimo posto nella classifica generale del Canada. Gli Stati Uniti si attestano al centounesimo posto, soprattutto a causa dell’aumento degli attacchi terroristici, come l’episodio della maratona di Boston nell’aprile 2013. D’altro canto negli U.S.A. si registra una riduzione della percentuale di PIL destinata alle spese militari.

La regione Asia-Pacifico rimane nel suo complesso al terzo posto, ma subisce un leggero deterioramento del punteggio totale a causa di Singapore al ventottesimo gradino, della Malaysia al trentatreesimo, delle Filippine al centotrentaquattresimo e di Timor Est al settantanovesimo. Il primo di questi Paesi ha sperimentato un rafforzamento delle misure di sicurezza interne e di polizia, come anche l’incremento della criminalità. Il secondo ha visto un peggioramento dell’intensità delle attività terroristiche e della stabilità politica. Il terzo sta facendo fronte all’acuirsi delle mai sopite tensioni con la Cina per la disputa sul Mare cinese del Sud. Nel quarto sono in aumento la criminalità e le manifestazioni violente a causa di un contesto politico ancora molto fragile. Il quarto posto della Nuova Zelanda, l’ottavo del Giappone, il quindicesimo dell’Australia ed il ventottesimo di Taiwan bilanciano il risultato. La Cina si attesta al gradino numero centotto.

Il Sud America si posizione come regione sopra la media mondiale, soprattutto grazie ai netti miglioramenti in Argentina al quarantottesimo posto, in Bolivia al settantesimo ed in Paraguay al settantatreesimo. L’Uruguay si mantiene al primo posto a livello regionale ed al ventinovesimo a livello mondiale, nonostante un aumento delle forze di sicurezza dispiegate nel Paese. La Colombia si attesta al centocinquantesimo posto a causa principalmente del perdurante conflitto con le Fuerzas Armadas de la Revoluciòn Colombiana (FARC), anche se proseguono le trattative di pace con il governo. Il Venezuela, al centoventinovesimo gradino, continua la propria militarizzazione, sostenuta principalmente dalla Russia, anche dopo la morte di Hugo Chévez nel marzo 2013. Il Brasile si attesta al novantunesimo gradino.

La regione dell’America Centrale e nei Caraibi affronta ancora una serie di sfide dal punto di vista della stabilità e rimane sotto la media mondiale. La Giamaica ricopre il centosettesimo posto a causa dell’alta percentuale di omicidi e di violenza. Il Guatemala si ferma al centoquindicesimo posto, El Salvador al centosedicesimo e l’Honduras al cento diciassettesimo. Questi tre Paesi vengono definiti nel rapporto il “Triangolo d’oro” a causa delle gang urbane e dei crimini legati alla droga. Il Messico si mantiene al centotrentottesimo posto a causa dei traffici di droga e della guerra in corso contro i trafficanti. Le reciproche buone relazioni diplomatiche tra gli Stati e l’assenza di conflitti interregionali rappresentano gli aspetti positivi della regione centro americana.

Alla regione dell’Africa sub-sahariana appartengono quattro dei Paesi che occupano il fondo della classifica mondiale, ossia il Sud Sudan al centosessantesimo posto, la Repubblica Centro Africana al centocinquantaseiesimo, la Somalia al centocinquantottesimo ed il Mali al cento trentacinquesimo, a causa di conflitti interni ed esterni, un elevato numero di rifugiati e sfollati ed una violenza generalizzata. Sul versante opposto migliorano invece la Costa d’Avorio seppur al centoquarantesimo posto, il Burundi al centotrentesimo e l’Etiopia al centotrentanovesimo.

Russia ed Eurasia hanno mostrato un leggero incremento sulla classifica generale, grazie ai risultati portati avanti da Paesi quali il Kazakhstan al centotreesimo gradino, l’Azerbaigian al centoventitreesimo ed il Tagikistan al centoventiseiesimo, interessati ancora da conflitti irrisolti e da movimenti separatisti e jihadisti. Certamente l’evento chiave che ha influenzato maggiormente la pace e la stabilità della regione é stata la recente crisi tra Ucraina e Russia, che ha visto la destituzione del governo ucraino di Yanukovych a fine febbraio e l’annessione russa a marzo della Crimea. Questi eventi hanno fatto scivolare i due Paesi rispettivamente al centoquarantunesimo ed al centocinquantaduesimo posto.

Il Medio Oriente ed il Nord Africa, i così detti MENA, rimangono attraversati dai numerosi conflitti iniziati con la Primavera Araba. L’Egitto si attesta al centoquarantatreesimo e la Siria di Bashar al-Assad finisce in fondo alla classifica, al centosessantaduesimo posto, a causa del perdurare della guerra civile. Israele invece viene classificato al centoquarantanovesimo posto, dopo l’Iran al centotrentunesimo. L’Iraq ottiene un centocinquantanovesimo gradino. Tra i migliori, al contrario, il Qatar che raggiunge la ventiduesima posizione, seguito dal Kuwait alla trentottesima.

Il Sud Asia si attesta come la regione meno pacifica del mondo, anche se in tutti gli Stati dell’area si é registrato un certo incremento in termini di sicurezza interna. L’Afghanistan continua a mantenere una spesa militare molto elevata pari al 13,8% del PIL, ma ciò é anche indice del processo di responsabilizzazione del nuovo governo, a cui la missione ISAF sta gradualmente lasciando il controllo del Paese come conseguenza delle elezioni politiche di aprile.

Nel 2013 il mondo é diventato meno pacifico con l’emergere della tensione in Ucraina, il proseguimento del conflitto in Siria, la guerra civile in Sud Sudan e l’intensificazione del terrorismo in diversi Paesi, come Afghanistan, Iraq, Filippine e Libia, confermando il trend negativo degli ultimi sette anni.

Fonte: elaborazione a cura di Exportiamo su dati del “Global Peace Index 2014” dell’Institute for Economics and Peace (IEP). Di Barbara Alessandrini, b.alessandrini@exportiamo.it

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