Il Consiglio di Cooperazione del Golfo, che comprende Arabia Saudita, Emirati, Qatar, Bahrain, Kuwait e Oman, nasce nel 1981 con lo scopo di eliminare le barriere doganali e creare un mercato comune oltre ad aumentare il peso negoziale degli stati membri, in strategica ed evidente contrapposizione con l’Iran.

Nell’ultimo decennio le varie primavere arabe che si sono susseguite senza sosta – e che ancora oggi appaiono ben lontane da una risoluzione definitiva – hanno causato importanti stravolgimenti all’interno dei paesi della GCC sia sul piano politico sia su quello economico.
All’interno dei sei Paesi, infatti, é sempre più evidente una spaccatura che vede da una parte Arabia Saudita, Emirati e Bahrain, dall’altra parte Oman e Kuwait, che si distanziano leggermente, e Qatar in modo più netto dai canoni e direttive di Riyadh. 

È ormai evidente che Doha, che dispone d’ingenti risorse finanziarie, una stabile alleanza con gli USA e che controlla il network Al-Jazeera - la più potente emittente televisiva del mondo arabo - ha i mezzi e la volontà per ritagliarsi un’autonomia decisionale politico-economica. 
Obiettivo principale é sicuramente quello di diversificare l’economia cercando di ridurre il peso della sola produzione di idrocarburi e attrarre investimenti esteri.
A supportare le future mosse qatarine e favorire una previsione di crescita del PIL, stabile al 6% (in linea con quanto registrato nel decennio precedente e di circa quattro volte superiore a quello dei Paesi avanzati) vi sono i Mondiali di calcio del 2022 a fronte dei quali sono stati stanziati ben 140 miliardi di dollari per infrastrutture e sviluppo urbano. 

A onore del vero, però, non tutte le scelte intraprese sono e si sono rivelate vincenti negli ultimi anni, basti pensare all’appoggio dato ai Fratelli Mussulmani – scelta strategica che si é rivelata sbagliata e ha inasprito ulteriormente i rapporti con i vicini sauditi tanto da farli minacciare una chiusura delle frontiere e dei rispettivi spazi aerei.

Quali sono allora le opportunità per l’Italia in Qatar?
Per l’Italia il Qatar può rappresentare una destinazione per l’export, i prodotti italiani sono molto apprezzati dalla popolazione, percepiti come prodotti di lusso di altissima qualità e grande ricercatezza nel design, in particolare per quanto riguarda gioielli, articoli di pelletteria, arredamento e agroalimentare. È un hub strategico a livello geografico ed in particolare se si considerano gli accordi di libero scambio vigenti all’interno dei Paesi della GCC. Inoltre, il Qatar ha in programma una serie di azioni volte ad agevolare ed incentivare gli investimenti diretti in alcune specifiche aree (ad oggi sono due le zone speciali destinate alla produzione e ne stanno nascendo almeno altre tre). Lo Stato ha intenzione di applicare le tariffe speciali al reddito d’impresa (già oggi al 10%) e creare possibilità di accesso a finanziamenti diretti mirati.
A dimostrazione dell’importanza strategica del Qatar per il nostro Paese arriva nei giorni scorsi la notizia che Intesa Sanpaolo si prepara ad aprire una struttura a Doha. 

Il vicepresidente del consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo, Marcello Sala, infatti, durante la conferenza internazionale “Changing dynamics in the Gulf” - promossa da Ispi, Intesa Sanpaolo e Promos-Camera di Commercio di Milano – ha dichiarato: “Intesa Sanpaolo, unica banca italiana con presenza operativa nella regione del Golfo, opera da tempo tramite la filiale hub di coordinamento di Dubai e gli uffici di Abu Dhabi e a breve inaugurerà apposita struttura a Doha anche per modulare, secondo specificità territoriali, le attività di supporto alle imprese, sia PMI che di maggiori dimensioni, che si affacciano sull’area.”

Fonte: Redazione Exportiamo (rielaborazione dati: Med & Gulf Initiative Bullet, n.2, 16 giugno 2014)

 

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