L’economia marocchina é oggi una tra le principali economie africane e si candida a diventare centro nevralgico del Nordafrica per gli investimenti italiani.

Alcuni dati macro-economici. Dopo la lunga stagnazione degli anni ’80 - ‘90, a partire dagli inizi del 2000, in corrispondenza del regno di Mohammed VI, il Marocco ha goduto di un’economia sempre più stabile, caratterizzata da una crescita costante (con il PIL più che raddoppiato nel periodo 2002-2008) e da un’inflazione sempre più controllata. La crescita economica ha consentito infatti di rallentare parzialmente l’emigrazione e migliorare esportazioni, infrastrutture e afflusso di capitali esteri. Aboliti tutti i limiti alle partecipazioni estere, i capitali stranieri (francesi e spagnoli principalmente) non si sono fatti attendere, attratti dagli incentivi fiscali a loro riconosciuti, ma anche dal basso costo della manodopera, paragonabile addirittura a quella cinese.  Secondo i dati del Servizio Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo esposti durante il seminario “Opportunità di crescita in Marocco per l’industria del Lazio”, sull’economia marocchina pesa  molto il comparto agricolo (il 17% sul PIL nazionale)  che occupa la maggioranza della popolazione, ma anche il settore manifatturiero ha un ruolo importante (12,8% sul PIL nazionale) e nello specifico riguarda la trasformazione alimentare, il tessile-abbigliamento, la chimica-raffinazione ed i mezzi di trasporto. 

 Tabella 1. Previsioni sull’evoluzione del PIL del Marocco 

 

 Fonte: elaborazione dati a cura Exportiamo su dati Servizio Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo.

L’ Italia é oggi il quinto partner commerciale del Marocco, dietro a Spagna, Francia, Cina e Stati Uniti ma la crisi europea degli ultimi anni ha limitato sia gli investimenti nel mercato africano sia il trasferimento delle risorse marocchine all’estero. Un rallentamento della crescita che si confermerà per tutto il 2014 e che riguarderà anche la produzione agricola, fiore all’occhiello della produzione marocchina, dopo il boom del 2013.

 Tabella PIL, composizione % e andamento 2012-2013

Fonte: elaborazione dati a cura Exportiamo su dati Servizio Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo.

Il Paese é politicamente e socialmente stabile rispetto all’area del Nord Africa in questa fase caratterizzata dagli eventi politici post rivoluzionari e offre una posizione geografica strategica tale da renderlo un naturale bacino in grado di servire Europa, Africa e Americhe. Terreno sempre più fertile soprattutto per l’imprenditoria italiana che nel corso degli anni ha intravisto nel Marocco numerose possibilità commerciali: non a caso nel 2013 l’export italiano verso il Paese africano ha toccato 1,5 miliardi di euro, in crescita dell’11,8% rispetto al 2012.

 Tabella 3. Esportazioni italiane in Marocco per settore (2013).

Fonte: elaborazione dati a cura Exportiamo su dati Servizio Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo.

Dai dati della tabella 3 é evidente come rispetto al totale dell’export (1.530 milioni di euro) dall’Italia verso il Marocco, un terzo delle richieste dal Paese africano hanno riguardato macchinari e petroliferi per un totale che supera i 500 milioni di euro. Se pur in maniera ridotta le importazioni del Marocco dall’Italia ha interessato anche prodotti chimici, tessili e metallurgici.

 Tabella 4. Importazioni italiane dal Marocco per settore (2013)

 Fonte: elaborazione dati a cura Exportiamo su dati Servizio Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo.

Per quanto riguarda l’import, invece, il Bel Paese ha importato dal Marocco principalmente prodotti alimentari (25%)  per un valore di 165 milioni di euro. Altri prodotti richiesti sono stati: autoveicoli, rimorchi e semirimorchi, articoli di abbigliamento, apparecchiature elettriche, articoli in pelle, prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio e prodotti chimici per un valore totale delle importazioni pari a 656,7 milioni di euro.

Vantaggi. Oltre alla crescita economica degli ultimi anni ed alla stabilità politica, il mercato del Marocco presenta molti punti di forza che possono dare nuova linfa agli investitori italiani. Fra tutti sicuramente l’apertura al commercio mondiale (recenti sono gli accordi con Europa e Stati Uniti, ma anche EAU, Turchia, Tunisia, Egitto e Giordania), l’introduzione di riforme per sostenere l’iniziativa privata varata dal governo marocchino e la “Free Zone” di Tangeri. Quest’area industriale non é sottoposta al regime di controllo del commercio estero e dei cambi e gode di un regime doganale speciale dove é previsto l’esonero da tutte le tasse che riguardano l’importazione, la circolazione, il consumo, la produzione e l’esportazione di merci. Tangeri,Casablanca e Rabat rappresentano le regioni dove sono localizzate l’80% delle nostre imprese.

Ricordiamo ai lettori di Exportiamo che le molteplici opportunità offerte agli investitori stranieri possono essere approfondite presso i CRI (Centri Regionali di Investimenti) le Istituzioni competenti per fornire informazioni e rilasciare tutta la documentazione necessaria per avviare un’attività commerciale nella Regione prescelta. Un altro supporto é dato dalla Direzione degli Investimenti di Rabat del Ministero degli Affari Economici (www.invest.gov.ma).

 

Fonte: rielaborazione dati da seminario “Opportunità di crescita in Marocco per l’industria del Lazio” Roma 30 Maggio 2014.

 

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