Oggi ci spostiamo nei Caraibi per raccontarvi le ultime novità dell’arcipelago cubano. Il Paese ha infatti deciso di puntare sull’apertura economica tout court per attrarre nuovi investimenti.
Dopo la rivoluzione del 1958 Cuba ha adottato un regime economico pianificato di stampo socialista, dove tutta la proprietà dei mezzi di produzione appartiene allo Stato. Recentemente però, soprattutto con il passaggio da Fidel a Raul Castro, stiamo assistendo ad una parziale liberalizzazione. Secondo i dati della CIA factbook il Pil é stato stimato in 72.3 miliardi di dollari, ad un tasso di crescita reale del 3.1%, dati del 2012.
Nuove riforme sono dunque in cantiere per soddisfare la strategia di sviluppo adottata dal Paese.
Entrerà definitivamente in vigore la nuova legge sugli investimenti stranieri a fine giugno di quest’anno. Grazie a tale legge verranno introdotte due nuove forme societarie:
-le società a controllo straniero;
-i contratti di associazione economica internazionale.
Oltre a ciò la legge parla anche di agevolazioni fiscali, protezione adeguata per gli investimenti stranieri e più opportunità di investimento. Saranno dimezzate le imposte sugli utili del 15% e azzerata la tassa sul lavoro per accordi di joint venture con imprese cubane. Mentre i progetti di investimento saranno esenti dall’imposta sugli utili e dalla tassa sui redditi. Tutti i settori sono ora aperti per ricevere investimenti, gli unici esclusi restano la sanità, l’istruzione e le forze armate. Si tratta sicuramente di provvedimenti ambiziosi che faranno emergere una nuova Cuba, ma non tralasciamo il più significativo. Recentemente é stata annunciata l’abolizione del doppio tasso di cambio. Oggi a Cuba vi sono due monete in vigore, il peso cubano (CUP), chiamato anche Moneda Nacional, utilizzato dai cubani, i quali ricevono in questa valuta il loro salario e il peso cubano convertibile (CUC), allineato al dollaro e utilizzato dagli stranieri. Ovviamente questo passo così importante non sarà immediato, ma soggetto a graduali riforme.
Sempre nella strategia di sviluppo rientra la zona speciale di sviluppo del porto di Mariel. Già in passato era stata favorita l’apertura di zone franche, dedicate in particolare alla logistica e alle attività manifatturiere. Il governo aveva bisogno di capitali che arrivarono in prevalenza dalla Spagna, ma anche dall’Italia, dal Venezuela e dal Canada. Ora la storia si ripete, ma appare un po’ diversa. Il primo investitore nella nuova zona speciale di Mariel é il Brasile, che ha deciso di investire 957 milioni di dollari nella costruzione di un nuovo porto, affidata al colosso Odebrecht. È palese la decisione del Brasile se si pensa che nel 2015 sarà concluso il raddoppio del canale di Panama e dunque un corridoio strategico che avvantaggerà la regione caraibica e le attività connesse.
Insomma le strategie e il riformismo in atto non sono scelte casuali. Arrivano nuovi investitori nel Paese, corteggiati da esenzioni e opportunità vantaggiose e, sicuramente, sarà un altro passo anche per diversificare i partner commerciali, in un momento in cui il Venezuela (partner commerciale principale per Cuba) mostra segnali di crisi. Cuba ha delle grandi potenzialità, una posizione geograficamente privilegiata che può senz’altro diventare un hub per l’intera regione caraibica e dell’America Centrale. E poi non dimentichiamo che possiede risorse umane qualificate che é un plus per chi decidesse di investire nell’arcipelago latino.
Fonte: rielaborazione dati da Diplomazia Economia Italiana.