Lo scorso anno l’India ha dato una scossa profonda al diritto societario, sostituendo il Company Act del 1956, con quello del 2013. Sono state introdotte una serie di modifiche in diversi ambiti, dalla possibilità di costituire società unipersonali alla responsabilità di impresa e degli amministratori, dall’introduzione di un nuovo tribunale per le controversie societarie ai processi che regolano le fusioni e le acquisizioni.

La prima e sicuramente più importante novità é l’introduzione della società unipersonale, ovvero la One Person Company (OPC). Tale tipo di società può essere costituita sia da persone fisiche che giuridiche e l’amministrazione può essere affidata ad un amministratore unico, potendo assumere la forma della private limited company, ossia a responsabilità limitata. E’ una grande novità rispetto al passato, anche se ancora non é ben chiaro se tale tipo di società possa essere utilizzata anche da imprese straniere, per cui bisognerà attendere ancora un pò per la completa entrata in vigore.

Numerosi ostacoli sono stati rimossi per quel che riguarda la Private Company, anche se tuttavia é stato inserito un ulteriore passaggio nella richiesta di certificazioni obbligatorie. Mentre il limite massimo dei soci é stato innalzato da 50 a 200; da 20 a 100 per le società di persone.  

Anche per l’atto costitutivo e lo statuto delle società, sono stati rimossi alcuni vincoli, come ad esempio quelli riguardanti l’oggetto sociale, dove ora vi é l’obbligo di indicare solo l’oggetto principale della società.  Mentre per la responsabilità sociale d’impresa si prevede l’obbligo, per alcune società che presentano un determinato fatturato, di destinare il 2% degli ultimi 3 anni ad investimenti riguardanti proprio la responsabilità sociale d’impresa. 

Infine un accenno, sicuramente utile agli operatori economici, riguardante l’amministratore della società. Almeno un amministratore (anche straniero) deve risiedere in India per almeno 182 giorni. Mentre per le società quotate é previsto che almeno un terzo degli amministratori sia indipendente e che ci siano quote rosa, ovvero almeno un amministratore donna. 

La nuova riforma ha anche semplificato i processi di fusione tra una società indiana ed una straniera, purché quest’ultima faccia parte di una lista emanata dal governo. Infine il Nuovo Tribunale per le controversie societarie sarà composto da giudici e da esperti tecnici e si prevede un doppio grado di giudizio.

Insomma le modifiche sono tante e anche rilevanti volendo avvicinare in questo modo il diritto societario indiano a quello anglosassone per facilitare evidentemente le possibilità di business tra le imprese. 

 

Fonte: a cura di Exportiamo, di Alessio Gambino, info@exportiamo.it

 

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