Made in Italy in Affanno: il Calo dell’Export Mette a Rischio l'Economia

Made in Italy in Affanno: il Calo dell’Export Mette a Rischio l'Economia

10 Giugno 2024 Categoria: Marketing Internazionale

Serve un’azione decisa per invertire la rotta: un export forte e diversificato è l’unica chiave per scongiurare una recessione e rilanciare l’economia italiana.

Le previsioni per il commercio internazionale sono positive, ma l’Italia arranca. La Commissione Europea stima una crescita del 2,6% per il volume globale di beni nel 2024, dopo la stagnazione (-0,3%) del 2023. Con il recupero della domanda internazionale, anche per le esportazioni italiane si prevede un aumento del 2,0%, seppur con un ritardo preoccupante: nel primo trimestre del 2024 il volume dell’export italiano è sceso del 3,9% su base annua, equivalente ad una flessione del 2,8% in valore.

Persiste un ampio segno negativo (-23,6) per il saldo sul giudizio sugli ordini esteri delle imprese manifatturiere italiane. Sembra interrompersi il ciclo espansivo in cui le vendite del made in Italy in quattro anni hanno cumulato una crescita dell’8,6%, un ritmo quasi doppio del +4,5% della media Ue.

Una buona notizia per il made in Italy arriva dalla stima preliminare dell’export extra Ue che ad aprile segna un aumento su base annua del +3,4%, riportando in territorio positivo (+2,2%) l’andamento dei primi quattro mesi dell’anno. Anche la fiducia delle imprese manifatturiere tiene: a maggio l’indice del clima di fiducia sale, rimanendo leggermente al di sopra del livello di fine 2023.

Nel confronto internazionale proposto nell’ultimo report dell’Ocse, nel primo trimestre 2024 l’export nei paesi del G20, valutato in dollari Usa, scende dell’1,8% su base annua, mentre il made in Italy segna una flessione dell’1,6%. Nel complesso l’Ue a 27 registra un calo del 2,7% mentre tra le maggiori economie manifatturiere globali scende l’export della Cina (-2,0%), è più stabile (+0,7%) quello della Germania e cresce quello dell’India (+4,4%).

Questo è quanto emerge dall’analisi dei dati statistici disponibili effettuata dall’Ufficio Studi di Confartigianato.

Diverse ombre oscurano il quadro positivo. La guerra in Ucraina e il conflitto in Medio Oriente continuano a creare incertezza, mentre le interruzioni delle catene di approvvigionamento pesano profondamente. Il volume di merci che transitava attraverso il Canale di Suez è crollato del 60% nei primi cinque mesi del 2024, mentre il traffico che circumnaviga l’Africa è aumentato del 73,4%. Con l’allungamento delle rotte commerciali sono aumentati i costi di trasporto marittimo dalla Cina, più che raddoppiati dall’inizio dell’anno. Dopo sei cali consecutivi, nel primo trimestre 2024 torna a salire (7,5%) la quota di imprese esportatrici che sono ostacolate per tempi di consegna eccessivamente lunghi.

Non tutti i settori soffrono allo stesso modo. La farmaceutica segna un calo del 14%, la metallurgia e metalli del -12,8%, la chimica del -7,2%, legno, carta e stampa del -6,3%, moda del -5,5%, gomma, plastica, vetro, cemento, ceramica del -4,9%, apparecchiature elettriche del -2,3%. Più stabili macchinari e impianti (-0,4%) mentre rimangono in territorio positivo computer ed elettronica (+1,3%), raffinazione petrolio (+4,2%), mezzi trasporto (+7,2%), alimentare e bevande (+7,7%) e altre manifatture (+12,1%).

L’arretramento delle vendite made in Italy è diffuso sui maggiori mercati, mentre sono in controtendenza la Turchia (+25,9%, in deciso miglioramento rispetto +6,4% del 2023), Giappone (+9,6%) e Stati Uniti (+9,3%). Segno positivo anche per Polonia e Spagna. È in calo l’export verso India (-2,5%), Belgio (-2,7%), Paesi Bassi (-2,8%), Svizzera (-3,8%), Francia (-4,3%), Regno Unito (-5,1%) e Romania (-6,6%). Si osserva un calo più marcato in Germania (-8,7%) e Cina (-45,8%), in quest’ultimo caso interamente determinato dal settore farmaceutico, dopo il boom del 2023. Cali a doppia cifra anche per l’export in Repubblica Ceca, Austria e Russia.

Da segnalare il dinamismo del mercato statunitense e la debole domanda tedesca. Con la crescita del primo trimestre dell’anno, gli Stati Uniti si confermano il secondo mercato del made in Italy, dopo aver superato la Francia nell’autunno del 2022. La dinamicità delle vendite negli Usa è sostenuta dalle elevate movimentazioni della cantieristica navale, che determinano un aumento del 48,2% dell’export dei mezzi di trasporto. Il made in Italy nel mercato statunitense segna tassi di crescita a doppia cifra anche per articoli farmaceutici (+28,2%), alimentari e bevande (+18,7%) e macchinari (+16,4%).

Dopo la recessione del 2023, prosegue invece il calo della domanda della Germania. Nel primo trimestre del 2024 le esportazioni sul primo mercato del made in Italy scendono dell’8,7% su base annua: le imprese italiane sul mercato tedesco perdono 19 milioni di euro al giorno di vendite. I cali sono più marcati della media per settori tipici del made in Italy come la moda (-9,1%) e il legno-arredo (-14,5%).

Il ritardo nella ripresa delle esportazioni pesa in modo particolare nelle regioni che già dallo scorso anno erano in maggiore sofferenza: nel 2023 il calo dell’export più accentuato si osserva nel Nord Est (-1,1%), in particolare in Veneto e Friuli Venezia Giulia, e nel Centro (-4,4%), con un ampio segno negativo nel Lazio e nelle Marche.

Le conseguenze per l’economia italiana sono preoccupanti. Senza l’apporto della domanda estera, con un costo del denaro che rimane elevato e una politica fiscale che diventerà restrittiva, salgono i rischi per la crescita dell’economia italiana, che la Commissione europea ha stimato dello 0,9% nel 2024, in linea con lo 0,8% dell’Eurozona e migliore dello 0,7% di Francia e dello 0,1% di Germania.

Nonostante, infatti, la BCE la scorsa settimana abbia tagliato i tassi dello 0,25%, l’Italia, che presenta il deficit di bilancio più ampio dell’UE, rischia una politica fiscale restrittiva se la Commissione Europea dovesse aprire una procedura di infrazione per deficit eccessivo il 19 giugno. Secondo le nuove regole europee, in uno scenario base di crescita, l’Ufficio parlamentare di bilancio stima un aggiustamento annuale del saldo primario strutturale di mezzo punto percentuale di PIL nei prossimi sette anni. Inoltre, la conferma nel 2025 di alcuni degli interventi finanziati solo per l’anno in corso dall’ultima manovra di bilancio richiederebbe ulteriori risorse di bilancio per 18,2 miliardi di euro.

In questo scenario, una rapida ripresa del commercio internazionale diventa ancora più vitale per l’economia italiana. Solo un export forte e diversificato potrà sostenere la crescita e scongiurare una recessione. Il governo italiano dovrà lavorare per rimuovere gli ostacoli alle esportazioni, sostenere le imprese più colpite dalle crisi e promuovere il made in Italy sui mercati internazionali. Con il giusto sostegno e le giuste politiche, l’export italiano può tornare a crescere e trainare l’economia del Paese.

Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it

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