SACE Presenta la “Where to Export Map 2024: Innovare per Crescere”

SACE Presenta la “Where to Export Map 2024: Innovare per Crescere”

12 Marzo 2024 Categoria: Marketing Internazionale

In un contesto globale incerto, le imprese italiane che guardano ai mercati esteri devono essere consapevoli dei rischi e delle opportunità. L’innovazione e la sostenibilità sono due fattori chiave per la crescita, e la “Where to Export Map 2024″ di SACE può essere uno strumento prezioso per le aziende che desiderano orientarsi nel panorama globale e cogliere le migliori opportunità.

Individuare quali aspetti siano più esposti a fattori contingenti, comprendere i reali effetti che eventi di cronaca possono generare sul quadro globale e riconoscere i rischi, ma soprattutto le opportunità che quest’anno le imprese italiane hanno di fronte a sé sono gli obiettivi della  Where to Export Map 2024: innovare per crescere, il mappamondo digitale interattivo presentato ieri da SACE che traccia le vie della crescita per le PMI che esportano e investono in circa 200 mercati esteri. La mappa si avvale di un set aggiornato di indicatori che valutano a tutto tondo profili di opportunità e rischi: il rischio di credito, il rischio politico e i rischi socio-ambientali – questi ultimi sviluppati in collaborazione con la Fondazione Enel – che comprendono cambiamento climatico, benessere sociale e transizione energetica.

Il quadro generale delineato da SACE per l’anno in corso è quello di uno scenario in cui persistono i rischi politici e climatici, ma migliorano i rischi di credito da Oriente a Occidente, frutto del consolidamento economico e demografico e delle iniziative intraprese per adattamento climatico e transizione sostenibile.

Negli ultimi anni diversi e svariati grandi temi (i cosiddetti macro trend), hanno suscitato interesse nel dibattito pubblico.

Il ruolo delle nuove tecnologie e dell’Intelligenza Artificiale

Le nuove tecnologie, in primis, sono uno strumento necessario e indispensabile per affrontare le diverse sfide di oggi e di domani, a partire dal cambiamento climatico i cui effetti sono sempre più numerosi e impattanti per le economie.

Tra queste, la più dirompente è l’Intelligenza Artificiale (IA), la tecnologia che sta trasformando le economie garantendo aumenti di produttività, crescita e resilienza. Per le economie che abbracciano pienamente l’IA sono attesi incrementi annuali di produttività nell’ordine dell’1,5% per circa 10-20 anni; se si ipotizza che l’IA sia implementata da circa un terzo dell’economia con un incremento di produttività del 20%, l’effetto moltiplicatore sulla produttività di tutta quell’economia si tradurrà in una crescita dell’1,3% annuo per i primi cinque anni e dello 0,6% nei primi dieci. Il ritmo di implementazione dell’IA dipende da numerosi fattori, sia tecnologici che economici o normativi, ma molto è legato alle competenze: cruciali sono la formazione della forza lavoro e i cambiamenti organizzativi e di processo che permettano di sfruttare appieno gli investimenti di capitale che ne derivano.

La lotta al cambiamento climatico

Tecnologie come (e soprattutto) l’IA sono uno strumento fondamentale per supportare le economie nella lotta al cambiamento climatico che si sta facendo sempre più impattante non solo per una crescente numerosità degli eventi estremi, ma anche e soprattutto per i danni economici e sociali che ne derivano. Nella sola Unione europea negli ultimi quarant’anni le perdite economiche associate ai disastri naturali ammontano a €650 miliardi, di cui più di 100 solo nel biennio 2021-22. L’entità delle perdite connesse agli eventi climatici estremi dipende sia dalla loro numerosità sia dal valore dei beni esposti e dalle misure di adattamento previste. Nella Ue le maggiori perdite sono state riportate da Germania, Francia e Italia sia in termini assoluti sia anche tenendo conto della percentuale assicurata. In generale, tra i Paesi membri, solo il 20% delle perdite erano assicurate. La Strategia di adattamento della Ue prevede che tutti i Paesi membri ne adottino una specifica. L’Italia a dicembre ha varato il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici. Le imprese italiane sono chiamate a investire in progetti per l’adattamento ai cambiamenti climatici (ad esempio interventi di prevenzione e riduzione dei rischi collegati a calamità naturali, messa in sicurezza e misure di risanamento ambientale) e per farlo possono contare sul supporto di SACE attraverso la “Garanzia Archimede”.

Il quadro geo-politico ed economico globale

D’altra parte, nel fornire alle imprese che guardano alle opportunità provenienti dai mercati esteri un quadro completo in cui orientarsi, è necessario conoscere anche come la domanda mondiale si stia muovendo. Per il 2024 il commercio internazionale di beni è atteso tornare crescere a un ritmo dell’1,7% in volume (+4,4% i servizi) grazie all’allentamento delle condizioni finanziarie globali, pur rimanendo rischi al ribasso legati alle nuove criticità lungo le catene globali di fornitura e ad un clima di elevata incertezza globale, acuito dalle rinnovate tensioni sul Mar Rosso (il cui impatto è al momento ritenuto non persistente per le imprese italiane che vedono passare da lì rispettivamente il 7% e il 16% del loro export e import di beni).

La cronaca degli ultimi mesi, infatti, ha nuovamente confermato la forte interconnessione tra il rischio politico e la stabilità economica dei Paesi: un contesto politico stabile può favorire l’adozione di politiche di crescita e consolidamento economico, così come un market sentiment positivo verso l’affidabilità del Paese può incentivare gli investitori esteri in un circolo che spesso si autoalimenta.

Rischio di credito

Il quadro dei rischi SACE evidenzia un lieve miglioramento nonostante le complessità del contesto. Il 2024 infatti presenta note positive per i rischi del credito da Oriente a Occidente, anche se permane un certo livello di attenzione per il continente africano dove vi sono comunque mercati di opportunità per le imprese italiane, tra cui MaroccoSenegal Costa d’Avorio. Il miglioramento è frutto soprattutto del consolidamento di alcuni Paesi di rilievo in termini economici e demografici (BrasileMessicoEmirati Arabi UnitiIndia) che hanno rinforzato i già positivi risultati dell’anno precedente, agganciando il trend di recupero della domanda globale e di altri che hanno confermato le crescenti potenzialità (VietnamArabia SauditaOman).

Rischio politico

Più eterogeneo il quadro del rischio politico globale che, seppur stabile nei livelli, risente dell’impatto dei numerosi conflitti sulla componente della violenza politica. Il deterioramento è evidente non solo nei Paesi coinvolti direttamente nei conflitti più o meno recenti (dopo Russia Ucraina anche Israele Territori Palestinesi), ma anche in mercati che scontano l’incertezza circa il possibile ampliamento delle tensioni (Iran) o caratterizzati da un incremento delle tensioni sociali (EgittoTunisia), di natura etnica o territoriale (ArmeniaAzerbaijanSerbiaKosovoTaiwan) e di forte instabilità istituzionale (NigerGabon).

Rischi socio-ambientali

L’indice di rischio di cambiamento climatico presenta un quadro eterogeneo tra le diverse regioni, su livelli significativi per gran parte dei Paesi. Africa, Asia, America centrale e parte settentrionale dell’America latina presentano i livelli più elevati e con consistenti peggioramenti previsti per gli scenari futuri, mentre sono attesi miglioramenti per i Paesi avanzati e il Medio Oriente, confermando la validità delle strategie di investimento messe in atto dai vari governi per contrastare il cambiamento climatico.

L’indicatore di Transizione Energetica mostra un progressivo miglioramento delle performance globali, seppur ancora su livelli limitati. Il processo di transizione è trainato dalla continua crescita delle rinnovabili e da un avanzamento in materia di efficienza. Tuttavia, la velocità della trasformazione del settore energetico è ancora fortemente frenata dalla crescita dei consumi di combustibili fossili ai quali si associano l’aumento delle emissioni di CO2 e di sostanze inquinanti, e un tasso di elettrificazione che - nonostante i notevoli sforzi registrati da diversi Paesi europei e dell’America Latina – su scala globale resta sostanzialmente invariato.

Gli indicatori di benessere sociale sono una misura degli obiettivi di politiche e azioni mirate a garantire un’equa distribuzione della ricchezza così come quella dei rischi politico-economici legati alla progressiva erosione del contratto sociale. L’istruzione è un fattore chiave per lo sviluppo economico e sociale, con una forte disparità tra economie avanzate e meno avanzate; l’indicatore demografico mostra, invece e senza sorprese, una tendenza all’invecchiamento nei Paesi più ricchi e una crescita demografica in quelli più poveri, con effetti sulle migrazioni; infine, l’indicatore del lavoro non mostra variazioni significative nella media dei Paesi, con maggiore eterogeneità tra le geografie asiatiche e quelle africane.

Dove si potranno cogliere le migliori opportunità?

A fare da guida nella mappa delle opportunità 2024, l’Export Opportunity Index di SACE, conferma gli Stati Uniti, gli Emirati Arabi Uniti, la Spagna e l’India come geografie dalle maggiori prospettive per il nostro export, seguite da Arabia Saudita, Qatar e Cina. La spinta green e digital dei piani d’investimento di Washington e Madrid potrà contare sulla qualità del Made in Italy, così come le strategie di diversificazione dell’economia dei mercati mediorientali faranno crescere la domanda di beni italiani. Le imprese italiane potranno inoltre cogliere opportunità in mercati, come Corea del Sud e Vietnam, dove il potenziale per l’export di beni non è sempre pienamente espresso, o rafforzare la loro presenza in altri, come Messico e Brasile, dove i governi puntano, rispettivamente, su rafforzamento della manifattura locale e programmi d’investimenti sostenibili.

In un contesto di cautele ottimistiche, SACE offre alle imprese italiane una bussola per orientarsi nel panorama globale dove l’innovazione e la sostenibilità si confermano ancora una volta come chiavi di volta per la crescita.

Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it

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