Il Fondo Monetario Internazionale ha tagliato le previsioni di crescita globale come effetto del diffondersi a livello mondiale delle conseguenze della guerra in Ucraina, portandole al 3,6%.
Questa frenata, pari a 0,8 punti percentuali rispetto alla precedente stima dello scorso gennaio, arriva in un contesto caratterizza dall’aumento dei prezzi, difficoltà nel reperimento di materie prime e livelli di debito in aumento, come evidenziato dal FMI nel suo ultimo World Economic Outlook.
Il rallentamento dell’economia è sentito maggiormente nei Paesi più poveri, con il timore che siano resi vani i recenti trend positivi che mostravano il parziale recupero dalla pandemia del Covid-19, con rischi e incertezze che rimangono alti, ha riferito l’organizzazione.
“Gli effetti economici della guerra si stanno diffondendo in lungo e in largo, come le onde sismiche che emanano dall’epicentro di un terremoto”, ha dichiarato il capo economista del FMI Pierre-Olivier Gourinchas nel rapporto.
La crisi in atto sarà al centro del dibattito dei funzionari finanziari globali che si riuniscono a Washington questa settimana - virtualmente e di persona - per le riunioni di primavera del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale.
Il rapporto del FMI evidenzia che l’Ucraina subirà un crollo del -35% della sua economia quest’anno, mentre il PIL della Russia cadrà del -8,5%, pari a più di 11 punti sotto le aspettative prebelliche.
I Paesi europei avranno una crescita molto più contenuta mentre la guerra farà salire i prezzi, specialmente del carburante e dei prodotti alimentari, spingendo l’inflazione più in alto e mantenendola più a lungo del previsto, il che danneggerà nel complesso le nazioni di tutto il mondo, specialmente le economie emergenti e in via di sviluppo.
Anche gli Stati Uniti e la Cina risentiranno degli effetti della guerra e l’impatto in corso della pandemia Covid-19, con la crescita statunitense che dovrebbe rallentare al 3,7% e quella cinese al 4,4%.
“Questa crisi si sviluppa mentre l’economia globale era su un percorso di ricucitura, ma non si era ancora completamente ripresa dalla pandemia di Covid-19″, ha detto Gourinchas.
La guerra e le sue implicazioni ha alimentato un’accelerazione dell’inflazione - attesa al 5,7% nelle economie avanzate quest’anno e all’8,7% nelle nazioni in via di sviluppo - che mette in pericolo i guadagni degli ultimi due anni, ha avvertito il prestatore di Washington.
La pressione sui prezzi ha spinto le banche centrali di molti Paesi ad alzare i tassi d’interesse per contenere l’inflazione, ma questo farà male alle nazioni in via di sviluppo altamente indebitate, specialmente se la Federal Reserve e altri si muoveranno più aggressivamente in questo senso, ha evidenziato il rapporto.
“Anche prima della guerra, l’inflazione era aumentata in molte economie a causa dell’impennata dei prezzi delle materie prime e degli squilibri di domanda e offerta indotti dalla pandemia”, ha detto Gourinchas.
Ora, le carenze causate dalla guerra “amplificheranno notevolmente queste pressioni, in particolare attraverso l’aumento del prezzo dell’energia, dei metalli e del cibo”, ha aggiunto.
Ci si aspetta che le difficoltà di approvvigionamento in alcuni settori durino addirittura fino al prossimo anno, mentre l’alta inflazione rimarrà elevata per “molto più tempo” di quanto previsto in precedenza.
Il funzionario ha avvertito che le prospettive sono molto incerte, e le cose potrebbero peggiorare drasticamente se la guerra venisse prolungata e se venissero imposte sanzioni più dure al Cremlino.
“La crescita potrebbe rallentare molto di più, mentre l’inflazione potrebbe risultare più alta del previsto se, per esempio, le sanzioni mirate a porre fine alla guerra si estendono a un volume ancora più ampio di energia russa e altre esportazioni”, ha detto.
Nel frattempo, la pandemia sta continuando, e i lockdown in Cina per arginare i rinnovati focolai di coronavirus stanno rallentando l’attività anche nei centri di produzione, il che “potrebbe causare nuovi colli di bottiglia nelle catene di approvvigionamento globale”.
“Attraverso catene di approvvigionamento globale strettamente integrate, le interruzioni di produzione in un paese possono timpattare molto rapidamente a livello globale”, ha detto Gourinchas.
In questo contesto, le nazioni in via di sviluppo si trovano di fronte a crescenti richieste di risorse sempre più scarse, soprattutto a causa di carichi di debito in aumento. Il quadro comune del G20 adottato l’anno scorso, che doveva offrire un percorso per ristrutturare i grandi carichi di debito deve ancora arrivare, ha detto Gourinchas “l’assenza di un quadro efficace e rapido è una linea di faglia nel sistema finanziario globale”.
Un ostacolo chiave è stata la mancanza di informazioni sulla dimensione del debito dovuto alla Cina, così come alcuni altri prestatori, da aziende private e governi, e la necessità per i creditori privati di partecipare alla riduzione del debito.
Fonte: a cura di Exportiamo, redazione@exportiamo.it
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