La guerra tra Russia e Ucraina non è più uno spettro che alleggia all’orizzonte ma è diventata triste realtà, delineando uno degli scenari più drammatici mai visti dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Con il pretesto di voler difendere i separatisti delle province orientali filorusse del Donbass dall’esercito ucraino, ma in sostanza per rovesciare il governo, alle 4 del mattino italiane, Vladimir Putin ha dato avvio all’invasione dell’Ucraina. E ha lanciato un monito anche al resto del mondo: “Chiunque tenti di crearci ostacoli e interferire in Ucraina, sappia che la Russia risponderà con delle conseguenze mai viste prima. Siamo preparati a tutto. Spero di essere ascoltato”.
È stato lo stesso presidente russo ad annunciare l’attacco in un discorso in tv, che tra l’altro secondo alcune fonti sarebbe stato registrato già giorni fa, confermando l’ipotesi di un attacco premeditato proprio mentre gli ultimi tentativi diplomatici per evitare il conflitto erano falliti, e mentre era in corso il Consiglio di Sicurezza dell’Onu.
Le truppe russe sono entrate nel Paese da quattro punti diversi: Crimea, Karkhiv, Lugansk e Bielorussia, facendo seguire l’attacco di terra a quello dal cielo. Anche se l’esercito russo ha assicurato che l’attacco sarebbe stato finalizzato soltanto ai siti militari ucraini e condotto con “armi ad alta precisione”, affermando poi dopo poche ore di aver già distrutto le basi aeree e la difesa antiaerea ucraine, forti esplosioni si sono avvertite a Odessa, Kharvik, Mariupol, Leopoli e nella capitale Kiev. Secondo fonti ucraine almeno sette persone tra i civili sarebbero morte e altre nove sarebbero rimaste ferite a causa dei bombardamenti, ma la CNN parla addirittura già di centinaia di vittime.
Putin ha esortato le forze di Kiev a consegnare le armi e “andare a casa”, assicurando che i piani di Mosca non includono l’occupazione dell’Ucraina, affermazione che manca di ogni connotato di credibilità visto che è quello che ha appena fatto, affermando che il suo obiettivo è quello di demilitarizzare il Paese con un’operazione speciale e “denazificarlo”, ovvero di eliminare i rappresentanti delle formazioni di estrema destra che sono state protagoniste della vita politica del Paese dopo lo scioglimento dell’URSS.
La condanna unanime della comunità internazionale
“Un attacco ingiustificato della Russia all’Ucraina”, lo definisce il presidente americano Joe Biden, sottolineando che causerà “perdite di vita e sofferenza catastrofica”.
Parole simili quelle del presidente del Consiglio Mario Draghi che ha parlato di “attacco ingiustificato e ingiustificabile”. “L’Italia” – dice – “è vicina al popolo e alle istituzioni ucraine in questo momento drammatico. Siamo al lavoro con gli alleati europei e della Nato per rispondere immediatamente, con unità e determinazione”.
Il Segretario generale della NATO Jen Stoltenberg ha condannato “l’attacco russo sconsiderato e non provocato”, parlando di “violazione del diritto internazionale” e di minaccia alla sicurezza euro-atlantica che “mette a rischio innumerevoli vite civili”. “Questa è una grave violazione del diritto internazionale e una seria minaccia alla sicurezza euro-atlantica. Gli alleati della Nato si incontreranno per affrontare la nuova aggressione della Russia”. Ma al momento rimane fuori discussione ogni intervento armato dell’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico.
”Condanniamo l’aggressione militare senza precedenti della Russia contro l’Ucraina. Deve ritirare le sue forze armate e rispettare pienamente l’integrità territoriale dell’Ucraina. I leader della Ue discuteranno e adotteranno rapidamente ulteriori misure restrittive nei confronti della Russia. La Ue è con l’Ucraina”, sono state le parole della presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen.
Ed è proprio quello che ha chiesto il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba su Twitter: “Putin ha lanciato un’invasione su larga scala dell’Ucraina. Le pacifiche città ucraine sono sotto attacco. Questa è una guerra di aggressione. Il mondo deve agire immediatamente. È in gioco il futuro dell’Europa e del mondo”, indicando la “lista delle cose da fare”: “Uno, sanzioni devastanti sulla Russia ADESSO, incluso lo Swift. Due, isolare completamente la Russia con tutti i mezzi, in tutti i formati. Tre, armi ed equipaggiamenti per l’Ucraina. Quattro, assistenza finanziaria. Cinque, assistenza umanitaria”.
E l’UE ha immediatamente risposto all’appello cercando di passare quanto prima dalle parole ai fatti. In un discorso alle 8.30 Ursula von der Leyen ha infatti annunciato che saranno congelati gli asset russi in Europa: “Oggi presenteremo un pacchetto di sanzioni massicce e mirate” con le quali verranno colpiti “settori strategici dell’economia russa bloccando il loro accesso a tecnologie e mercati che sono fondamentali per la Russia”. La risposta economica vuole essere forte: “Indeboliremo la base economica della Russia e la sua capacità di modernizzazione. Inoltre, congeleremo le attività russe nell’Unione europea e fermeremo l’accesso delle banche russe ai mercati finanziari europei”. Ma non sono escluse misure ancora più drastiche come il blocco delle operazioni in dollari per le banche russe, l’esclusione della Russia da SWIFT, il sistema di messaggistica interbancario, restrizioni all’export di tecnologie avanzate. Oltre al già annunciato accantonamento del progetto Nord Stream 2, il gasdotto del Baltico la cui sospensione era già stata annunciata da Olaf Scholz, il nuovo cancelliere tedesco.
Non si tratta di una decisione facile da prendere perché, volente o nolente, la Russia è un importante partner dell’Europa, e sanzioni ed eventuali contro-sanzioni implicano ingenti perdite economiche per l’Europa stessa. Lo dimostrano i miliardi di euro di export verso la Russia che l’UE ha già perso dal 2014 ad oggi a causa delle contro-sanzioni russe dovute alla guerra Crimea (la storia si ripete!), ed ancor di più i rincari del gas e delle materie prime che stanno già mettendo in ginocchio molte imprese nostrane e che stanno drammaticamente evidenziando come la dipendenza energetica del nostro paese nei confronti della Russia non possa essere più sostenibile e si debbano velocemente diversificare le fonti di approvvigionamento. Ma d’altronde non è possibile chiudere gli occhi di fronte alle prepotenze di chi pensa di poter ottenere ciò che vuole attraverso la violenza.
Ma perché la Russia vuole a tutti i costi l’Ucraina?
La Russia considera l’Ucraina come parte naturale della sua sfera di influenza e non ha mai digerito l’indipendenza conquistata dal Kiev nel 1991 dopo la disgregazione dell’URSS.
Dopo l’indipendenza, la relazione tra Mosca e Kiev è stata travagliata e ondivaga, a causa di un’alternanza tra governi più filo-russi e altri più vicini all’Occidente, come quello attuale guidato da Volodymyr Zelensky.
Negli ultimi anni, l’Ucraina ha ricevuto il supporto militare del fronte occidentale riaccendendo le preoccupazioni russe di fronte a un suo possibile avvicinamento alla NATO. Dopo il collasso dell’URSS, questa si è infatti espansa fino a includere paesi che la Russia ha storicamente considerato facenti parte della sua orbita, come le ex repubbliche sovietiche di Estonia, Lettonia e Lituania che fanno parte sia dell’Unione Europea che della Nato: uno sviluppo che il Cremlino considera una minaccia a livello sia securitario che simbolico, per quanto molti esperti considerino irrealistico che l’Ucraina possa davvero unirsi all’alleanza transatlantica.
La verità è che Putin non ha mai rinunciato al sogno imperialista di ricostituire l’Unione Sovietica, di cui l’Ucraina, secondo la sua visione, è parte integrante, sostenendo che russi e ucraini sono lo stesso popolo, parlano la stessa lingua e condividono storia e cultura, discendendo tutti dagli antichi Rus.
Questo sarebbe il motivo per il quale tre giorni fa Putin ha firmato il riconoscimento delle due repubbliche separatiste filorusse autoproclamatesi di Lugansk e Donetsk, nel Donbass, violando apertamente il più elementare dei principi del diritto internazionale che è l’integrità territoriale dell’Ucraina.
Ed è proprio in virtù dell’accordo di “amicizia, aiuto e cooperazione” firmato tra la Russia e le due repubbliche, in lotta contro le truppe regolari ucraine, che Mosca giustificherebbe l’attacco odierno.
Ma oltre all’aspetto geopolitico e a quello identitario, non va sottovalutato quello economico, forse quello più importante di tutta questa vicenda. Andriy Futey, presidente dell’Ukrainian Congress Committee of America Ukrainian World Congress, riassume tutte le ragioni prettamente economiche che rendono Kiev così ambita, senza dimenticare che il suo territorio è grande oltre 603mila chilometri quadrati, praticamente il doppio dell’Italia.
L’Ucraina, infatti, possiede ingenti risorse naturali:
- 1° in Europa per comprovate riserve recuperabili di minerali di uranio;
- 2° posto in Europa e 10° posto nel mondo in termini di riserve di minerale di titanio;
- 2° posto al mondo in termini di riserve esplorate di minerali di manganese (2,3 miliardi di tonnellate, ovvero il 12% delle riserve mondiali);
- 2a più grande riserva di minerale di ferro al mondo (30 miliardi di tonnellate);
- 2° posto in Europa per riserve di minerale di mercurio;
- 3° posto in Europa (13° posto nel mondo) per riserve di shale gas (gas da argille, 22 trilioni di metri cubi)
- 4° al mondo per valore totale delle risorse naturali;
- 7° posto al mondo per riserve di carbone (33,9 miliardi di tonnellate).
L’Ucraina è anche un grande Paese agricolo, tanto che è in grado di soddisfare il fabbisogno alimentare di 600 milioni di persone:
- 1° in Europa per superficie a seminativo;
- 3° posto al mondo per superficie di suolo nero (25% del volume mondiale);
- 1° posto al mondo nelle esportazioni di girasole e olio di girasole;
- 2° posto al mondo nella produzione di orzo e 4° posto nelle esportazioni di orzo;
- 3° produttore e 4° esportatore di mais al mondo;
- 4° produttore mondiale di patate;
- 5° produttore di segale al mondo;
- 5° posto al mondo per produzione di api (75mila tonnellate);
- 8° posto nel mondo nelle esportazioni di grano;
- 9° posto al mondo nella produzione di uova di gallina;
- 16° posto nel mondo nelle esportazioni di formaggi.
L’Ucraina è un Paese fortemente industrializzato:
- 1° in Europa nella produzione di ammoniaca;
- 4° sistema di gasdotti naturale più grande d’Europa al mondo (142,5 miliardi di metri cubi di capacità di flusso di gas nell’UE);
- 3° in Europa e 8° al mondo per capacità installata di centrali nucleari;
- 3° posto in Europa e 11° nel mondo per lunghezza della rete ferroviaria (21.700 km);
- 3° posto al mondo (dopo Stati Uniti e Francia) nella produzione di localizzatori e apparecchiature di localizzazione;
- 3° esportatore di ferro al mondo
- 4° esportatore mondiale di turbine per centrali nucleari;
- 4° produttore mondiale di lanciarazzi;
- 4° posto al mondo nelle esportazioni di argilla
- 4° posto al mondo nelle esportazioni di titanio
- 8° posto nel mondo nelle esportazioni di minerali e concentrati;
- 9° posto nel mondo nelle esportazioni di prodotti dell’industria della difesa;
- 10° produttore di acciaio al mondo (32,4 milioni di tonnellate).
Molti analisti sostengono che il reale obiettivo di Putin non è annettersi l’Ucraina, ma imporre con le armi un governo fantoccio da pilotare a suo uso e consumo, un governo che dovrà garantire una neutralità forzata, con un allontanamento della Nato e dell’Unione Europea ed un ritorno sotto la sfera d’influenza di Mosca.
È ancora presto per capire se è veramente questo quello a cui ambisce, quali saranno le sue prossime mosse e quali le contromosse dell’Ucraina e dei suoi alleati, ma una cosa invece è possibile affermarla con certezza: “Questo è uno dei momenti più bui dalla Seconda Guerra Mondiale”, come ha affermato l’Alto Rappresentate per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza dell’UE Josep Borrell, e tutti, compresa la Russia, avremo qualcosa da perdere in questa triste storia.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Miriam Castelli, redazione@exportiamo.it
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