Situato nel cuore dell’Asia centrale, l’Uzbekistan ha un’importanza geostrategica fondamentale non solo per la Cina, in continua ascesa nella regione, o per la Russia, storicamente presente, ma anche per l’Unione europea. In quanto hub di trasporto e transito - al centro dell’iniziativa cinese denominata Nuova Via della Seta, del progetto russo eurasiatico e della strategia di connettività UE-Asia - l’Uzbekistan sta creando una piattaforma che colleghi più strettamente il continente eurasiatico e le economie dei paesi centroasiatici.
Senza sbocco sul mare, l’Asia centrale è stata a lungo scarsamente collegata in quanto remota e tagliata fuori dai principali centri abitati di Europa e Asia da steppe deserte e aspre montagne. Oltre alle barriere fisiche, la mancanza di una strategia comune tra i paesi della regione e la situazione instabile in Afghanistan sono state le ragioni principali dell’isolamento della regione. Tuttavia, dal 2013 si osserva una repentina inversione di tendenza, grazie soprattutto alla Belt and Road Initiative (BRI) cinese, di cui uno degli obiettivi è quello di far rivivere la storica rotta commerciale della Via della Seta collegando l’Europa all’Estremo Oriente attraverso l’Asia centrale. Questa iniziativa cinese, coadiuvata anche dalla nuova politica estera dell’Uzbekistan, ha portato alla creazione di condizioni più favorevoli per la promozione congiunta di grandi progetti economici di natura transregionale da parte degli Stati dell’Asia centrale, portando le loro relazioni a un nuovo livello e coinvolgendo attivamente gli attori della regione attraverso la formazione di strutture multilaterali di coordinamento e cooperazione.
Il nuovo clima politico di fiducia e sostegno reciproco tra gli stati centro-asiatici - nonché le riforme strutturali messe in atto da un paese chiave della regione come l’Uzbekistan per la costruzione di solide basi economiche e istituzionali – ha contribuito fortemente a spianare la strada alla crescita degli scambi commerciali. Il volume totale di scambi con l’estero della regione tra il 2016 e il 2019 è aumentato del 56%, raggiungendo i 168,2 miliardi di dollari; il commercio intraregionale ha raggiunto i 5,2 miliardi di dollari nel 2019, ovvero 2,5 volte in più rispetto al 2016. Nello stesso periodo l’afflusso di investimenti diretti esteri nella regione è aumentato del 40%, attestandosi a 37,6 miliardi di dollari, aumentando la quota degli investimenti in Asia centrale sul totale mondiale dall’1,6% al 2,5%. Di conseguenza, gli indicatori macroeconomici della regione stanno migliorando: dal 2016 al 2019 il PIL combinato dei paesi della regione è cresciuto da 253 miliardi a 302,8 miliardi di dollari e, anche nel contesto della pandemia di Covid 19, alla fine del 2020 il PIL è diminuito soltanto del 2,5%, attestandosi a 295,1 miliardi di dollari.
Nonostante i progressi menzionati, in assenza di un accesso diretto dei paesi della regione ai porti marittimi, gli Stati del Asia Centrale continuerebbero a sostenere notevoli costi di trasporto e transito, che raggiungono il 60% del costo delle merci importate. I vettori inoltre impiegano fino al 40% del tempo per il trasporto di merci per le procedure doganali, un dato che segnala l’esistenza di lacune organizzative nei processi logistici. Tuttavia, negli ultimi anni si registrano dei progressi grazie alle nuove possibilità di accesso ai porti marittimi di Iran, Georgia, Turchia, Azerbaigian e Russia attraverso diversi corridoi di trasporto (Nord- Sud, Baku-Tbilisi-Kars, Kazakistan-Turkmenistan-Iran, Uzbekistan-Turkmenistan-Iran, Uzbekistan-Kazakistan-Russia).
L’accesso al mare richiede primariamente moderne vie di trasposto terrestre. Nell’ambito dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO) sono già stati realizzati più di 13 milioni di km di autostrade (circa il 20% di tutte le autostrade mondiali) e circa 250 mila km di ferrovie, che contribuiscono allo sviluppo della connettività del trasporto regionale. L’ulteriore enorme potenziale di transito dell’Asia centrale è evidenziato dall’insieme di due fatti: la continua crescita delle importazioni cinesi - il presidente cinese Xi Jinping afferma che in 15 anni la Cina importerà beni per circa 30 trilioni di dollari - e la minore distanza di trasporto delle merci dalla Cina all’Europa attraverso l’Asia centrale (2 volte più breve rispetto alle vie marittime e 2,5 volte rispetto al trasporto terrestre attraverso la Russia).
Il ruolo dell’Asia centrale quale anello di connessione tra alcune primarie aree economiche mondiali dipende in misura significativa dalle priorità strategiche individuate dall’Uzbekistan, che riveste nell’area una posizione di naturale rilievo. Per questo paese è preminente lo sviluppo dei corridoi di trasporto in Asia centrale attraverso l’attuazione di alcuni progetti chiave: un corridoio trans - afgano per l’accesso all’Asia meridionale, la costruzione della linea ferroviaria Cina-Kirghizistan-Uzbekistan, e l’ulteriore sviluppo del potenziale di transito interno. In particolare, la costruzione di una connettività transregionale, la cui componente strategica sarà il corridoio transafgano, conferirebbe all’Afghanistan un posto centrale nel sistema dei legami interregionali tra Centro e Sud Asia e restituirebbe allo Stato afghano il ruolo storico, perduto negli ultimi anni, di anello di congiunzione tra le due regioni. In tal senso l’Uzbekistan intende avviare in Afghanistan un processo di adattamento economico all’era post-americana, che richiede tuttavia che tutti gli Stati limitrofi si facciano carico delle responsabilità legate alla stabilizzazione della situazione politico-militare nel paese, il cui miglioramento è la chiave per garantire la stabilità a lungo termine della macroregione.
In tal contesto, il progetto ferroviario Mazari-Sharif - Kabul - Peshawar promosso da Tashkent si propone di essere un primo trampolino di rilancio economico per l’Afghanistan, poiché il percorso passerà lungo giacimenti minerari - rame, granito, zinco, minerale di ferro – e potrebbe creare decine di migliaia di nuovi posti di lavoro. Ancora più diretti e tangibili potrebbero essere i benefici economici sotto forma di tasse di transito dovuti all’espansione del commercio interregionale attraverso l’Afghanistan. Questa iniziativa non riveste tuttavia importanza esclusivamente in ambito intraregionale, poiché la costruzione di questa ferrovia diventerebbe una componente importante dei corridoi di trasporto internazionali che collegano l’Unione Europea, la Cina, la Russia, gli Stati del Sud e Sud-Est asiatico attraverso l’Asia centrale.
In questo contesto economico e politico, il Governo uzbeko ha organizzato una conferenza internazionale dal titolo “Asia centrale e meridionale: interconnessione regionale. Sfide e opportunità”, volto a consolidare le relazioni tra i paesi delle due regioni e a gettare anche le basi di un modello sostenibile di connettività interregionale. Il summit si terrà a Tashkent il 15 e 16 luglio 2021 e intende formare una piattaforma politica per la discussione multilaterale del modello strategico di cooperazione strategica tra Asia centrale e meridionale. In particolare, lo scopo dell’iniziativa è quello di favorire la connettività tra i paesi dell’Asia centrale - ricchi di idrocarburi e risorse agroindustriali - con il crescente mercato dei consumatori nell’Asia meridionale e oltre.
La conferenza dovrebbe coinvolgere i presidenti di Uzbekistan e Afghanistan, il primo ministro del Pakistan, i ministri degli esteri di tutti i paesi dell’Asia centrale, Russia e Cina, ministri degli esteri e alti rappresentanti dei paesi dell’Asia meridionale, degli Stati Uniti, dell’Unione europea e dei suoi paesi membri, grandi organizzazioni internazionali, istituzioni finanziarie, fondi e società di investimento, centri di ricerca e analisi mondiali. Per l’Italia parteciperà il Vice Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Manlio di Stefano, consentendo di proseguire il dialogo nell’ambito del nuovo format “Italia - Asia Centrale” avviato da Roma, che si propone di consolidare le dinamiche economiche già in atto e ampliare la cooperazione bilaterale italo-uzbeka.
Le relazioni italo-uzbeke, peraltro, sono di particolare rilievo nella più ampia prospettiva italiana di un ri-orientamento strategico verso Oriente che apra nuovi canali commerciali verso la Cina, attraverso una catena di paesi che siano partners da un punto di vista economico, politico e culturale.
Anche Exportiamo.it sarà presente all’evento e riassumeremo al termine della conferenza le principali tematiche commerciali discusse che rivestono maggiore interesse per l’Italia.
Storicamente il nostro paese ha curato attentamente le relazioni diplomatiche ed economiche nell’area centro asiatica al fine di garantirsi l’approvvigionamento di idrocarburi: l’ENI opera su diversi giacimenti in Kazakistan (dal 1992) e in Turkmenistan (dal 2008) e quest’anno ha iniziato la costruzione di uno stabilimento chimico in Uzbekistan. La collaborazione negli ultimi anni si sta allargando oltre l’ambito del settore oil&gas e ha visto rilevanti collaborazioni nella produzione di energie rinnovabili e nella manifattura.
La conferenza è di rilievo anche per l’Unione europea nel suo complesso, soprattutto a seguito dell’entrata in vigore, da aprile di quest’anno, di un sistema speciale di preferenze doganali dell’Unione europea verso l’Uzbekistan, che mira a favorire un suo sviluppo sostenibile e al rafforzamento delle istituzioni.
Questo nuovo regime offre ulteriori opportunità per aumentare gli scambi tra l’UE e l’Uzbekistan, poiché verranno rimossi i dazi su una serie di importanti beni di esportazione come tessili, abbigliamento e prodotti in plastica. Ciò darà probabilmente un forte impulso all’attrattività degli investimenti esteri in Uzbekistan, principalmente dai paesi dell’UE, oltre a costituire una solida base per la diversificazione economica e lo sviluppo delle relazioni economiche tra l’Uzbekistan e i paesi dell’UE.
In conclusione, i risultati della conferenza potrebbero gettare le basi per l’attuazione pratica del grande progetto di integrazione e di riavvicinamento di due regioni – Asia centrale e meridionale - in rapida crescita e culturalmente vicine. Tale prospettiva potrebbe porre le premesse per un più solido e inclusivo processo di sviluppo economico, contribuendo a una radicale trasformazione del quadro economico della macroregione in un contesto di più stretto coordinamento interregionale e maggiore stabilità politica.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Narmin Rahimova, redazione@exportiamo.it
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