Il posizionamento strategico del nostro Paese, insieme al flusso di risorse monetarie che potrebbe giungere dal Recovery Fund, oltre ad un progetto chiaro e lungimirante volto a rendere più efficiente il sistema di infrastrutture nazionali per renderlo più adeguato alle esigenze del nostro sistema produttivo votato all’export, potrebbe essere il giusto mix per dare slancio al Pil nazionale.

Offrire una moderna ed integrata rete logistica di infrastrutture portuali e retro-portuali, accompagnata da un’efficiente connettività intermodale per la mobilità ferroviaria e stradale capace di collegarsi con i principali corridoi commerciali del mondo, potrebbe essere una delle politiche infrastrutturali ed economiche più impattanti e decisive per il sistema economico italiano, come già spiegato in un precedente articolo.

Di ciò è consapevole anche il Governo che, per poter accedere alle risorse europee del Recovery Fund, ha presentato un piano nazionale in cui è stata prevista una spesa di circa 4.1 miliardi (dei 27.7 totali previsti per la mobilità), oltre l’impegno a supporto sul fronte ZES, per lo sviluppo di un piano logistico nazionale integrato concentrato sui porti e sulla logistica intermodale ad essi collegata che possa permettere collegamenti rapidi tra porti, interporti e rete logistica ferroviaria.

Dunque, quali sono i prossimi canali logistici che stanno per entrare in funzione, quali verranno potenziati dal Recovery Plan e quali saranno gli scenari futuri per le nostre aziende dedite all’export?

Tra le più importanti novità abbiamo il collegamento ferroviario riservato al trasporto di container di merci lungo l’asse che parte dal centro logistico terrestre dell’interporto di Nola per giungere al porto internazionale di Gioia Tauro, snodo, quest’ultimo, che ha registrato durante la pandemia un trend di movimentazione merci positivo in controtendenza rispetto ad altri porti.

Fresca d’inaugurazione è anche la nuova tratta ferroviaria di movimentazione merci (garantirà fino a 6 collegamenti settimanali) tra il polo produttivo di Parma e quello di Giovinazzo (passando per Ravenna) che potrebbe permettere alle aziende italiane di sfruttare le nascenti opportunità commerciali con la costa balcanica e con i centri portuali turchi e greci.

Interventi importanti saranno destinati anche ai porti di Trieste e Genova, punti cardine del Recovery Plan italiano. Proprio in quest’ultimo porto sono ghiotte le opportunità che si sono aperte (e si apriranno) soprattutto per le aziende esportatrici del Nord Est che potranno ingrandire il loro ventaglio di opportunità commerciali grazie alla tratta commerciale che collega l’interporto di Padova a Genova con due viaggi settimanali. Per quanto riguarda invece l’altro nodo, quello di Trieste, da poco più di un mese è stato inaugurato il servizio di trasporto merci con Norimberga che fa parte della più ampia tratta che interessa la rotta Germania-Turchia e che permette di collegare l’Europa dell’est all’Europa centrale.

Infine, anche per il centro Italia ci sono delle ottime novità. Difatti entrerà in funzione a giorni il nuovo collegamento commerciale intermodale tra l’interporto di Bologna ed il terminal nord di Colonia. FS Italiane, tramite la controllata tedesca, offrirà un canale logistico commerciale potenziato per il trasporto merci che permetterà di generare esternalità positive anche per i porti vicini di Ancona, Livorno e più in generale per le aree produttive regionali toscane e marchigiane che potranno sfruttare questo collegamento potenziato verso il centro Europa.

Investire in infrastrutture e logistica oggi significherebbe permettere all’Italia di far crescere il suo PIL: l’alto potenziale di crescita dell’export del sistema Italia, la possibilità più unica che rara di sfruttare le risorse del Recovery Fund per offrire un sistema logistico nazionale adeguato alle necessità delle imprese darebbe spazio all’alto potenziale economico inespresso del nostro Paese.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Gianluca Totaro, redazione@exportiamo.it

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