La Svizzera ha recentemente approvato una riforma fiscale che, se da un lato penalizza le grandi multinazionali, dall’altro restituisce enormi vantaggi a chi investe in tecnologia ed innovazione.
La piazza economica svizzera è tradizionalmente una delle più competitive su scala internazionale, soprattutto per quanto riguarda i vantaggi fiscali.
Tuttavia l’UE e l’OCSE hanno fortemente criticato i regimi fiscali privilegiati di cui godevano le società con statuto speciale – segnatamente le multinazionali con sede in Svizzera - dichiarati dalla UE come aiuti di Stato incompatibili con l’accordo di libero scambio tra la Svizzera e l’UE. In particolare, queste società godevano del beneficio di non versare le imposte sugli utili societari a livello cantonale e comunale o di versarle in misura molto ridotta.
Il rischio era che la confederazione elvetica venisse inserita nella blacklist dei paradisi fiscali e perdesse la sua attrattività.
Per evitare ciò si è resa necessaria una riforma volta a ridisegnare il sistema fiscale del Paese, votata il 19 maggio 2019 con il 66,4% di voti favorevoli ed entrata in vigore il 1° gennaio 2020.
Cosa prevede la riforma?
Innanzitutto la riforma abolisce il regime fiscale privilegiato per le società con statuto speciale che verseranno l’imposta sugli utili non più in maniera ridotta ma interamente. Ciò significa che tutte le imprese, che si tratti di grandi gruppi societari o di PMI, sono tassate alle stesse condizioni.
Per consentire alla Svizzera di rimanere una sede fiscale interessante per le aziende straniere, la riforma ha comunque introdotto una serie di misure che mirano a garantire che il mercato interno della Confederazione non solo continui a essere un luogo attraente per le imprese innovative, ma si evolva in una sorta di hub globale significativamente predisposto ad accogliere grandi gruppi e imprese transnazionali con filiere produttive centrate in via predominante su beni, servizi e valori intangibili, ovvero brevetti, marchi e sfruttamento di diritti riconducibili alla proprietà intellettuale delle competenze elaborate.
Nello specifico, la riforma ha introdotto:
- un Patent Box, obbligatorio per i Cantoni, per mezzo del quale l’utile netto risultante da brevetti e diritti analoghi deve essere tassato con una riduzione massima del 90%. I Cantoni possono anche prevedere una riduzione di minore entità, mentre a livello federale questi utili continuano ad essere tassati senza alcuna riduzione;
- la possibilità per i Cantoni di includere nella loro legislazione un’ulteriore deduzione pari al massimo al 50% per le spese destinate a Ricerca e Sviluppo;
- l’opportunità per i Cantoni di introdurre una deduzione per l’autofinanziamento laddove vi sia un’imposizione effettiva dell’utile pari almeno al 18,03%. .
A queste norme speciali è abbinata una limitazione dello sgravio fiscale, che prevede l’obbligo per i Cantoni di tassare almeno il 30% dell’utile imponibile di un’impresa prima dell’applicazione di tali norme speciali. Lo sgravio fiscale per questi ultimi tre bonus (Patent Box, Ricerca e Sviluppo e deduzione per autofinanziamento) non potrà superare però la soglia del 70%.
Quali sono le conseguenze?
Il sistema fiscale svizzero si contraddistingue per la grande autonomia dei Cantoni in ambito tributario: ognuno dei 26 Cantoni, infatti, ha una propria legge fiscale e tassa reddito, sostanza, successioni e altri oggetti fiscali in modo molto diverso. Per mezzo della riforma i Cantoni hanno ottenuto dalla Confederazione un margine di manovra ancora più ampio in materia di politica finanziaria. Questa maggiore libertà porta ad un’accresciuta concorrenza tra i Cantoni che ha come conseguenza una riduzione generalizzata delle aliquote fiscali. Cantoni come Zugo, Svitto e Nidvaldo ad esempio, oltre ad aver fissato aliquote più basse, hanno anche eliminato le tasse sulla proprietà e stabilito prezzi più interessanti per attrarre gli investitori.
Secondo l’Istituto Bak Economics quando le riforme di tutti i cantoni saranno operative nel 2025, il canton Nidvaldo, con l’aliquota al 9.8%, scavalcherà Hong Kong diventando il luogo più vantaggioso al mondo per l’imposizione delle aziende. Gli altri cantoni seguiranno a ruota, tutti con aliquote tra il 10 e l’11%: Uri, Sciaffusa, Obvaldo, Appenzello esterno, Lucerna Tugovia e Glarona. E i restanti cantoni non rimarranno a guardare. Il dato è illuminante se si pensa che in Italia il livello medio di tassazione delle società si attesta ad un’aliquota del 24%.
I vantaggi per le società che scelgono la Svizzera come propria sede non si fermano però solo alla fiscalità agevolata. Come ricorda il professore di macroeconomia dell’Università di Friburgo Sergio Rossi: “oltre ad essere attrattiva per l’imposizione fiscale relativamente bassa offre altri grandi vantaggi per le società, ovvero una formazione accademica molto elevata, un alto livello della qualità della vita, ottimi servizi pubblici, grande attenzione per l’ambiente”.
Senza considerare che la Svizzera è un vero e proprio Eden per i ricercatori, facendo parte di quei Paesi che, rispetto al loro PIL, investono molto in Ricerca e Sviluppo (R&S). L’economia privata sostiene oltre i due terzi dei costi del settore R&S svizzero, che si attestano al momento a circa 22 miliardi di franchi (più del 3% del PIL).
Un vero paradiso insomma, ma non più fiscale, bensì dell’innovazione!
Fonte: a cura di Exportiamo, di Miriam Castelli, redazione@exportiamo.it
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