G20 nella Rivoluzione post Covid: il Testimone Passa all’Italia

G20 nella Rivoluzione post Covid: il Testimone Passa all’Italia

23 Novembre 2020 Categoria: Marketing Internazionale

Il 2021 sarà un anno importante per il Belpaese che sarà chiamato a presiedere il G20, co-organizzare la Cop26 sui cambiamenti climatici insieme al Regno Unito, e ad ospitare il Global Health Summit assieme alla Commissione Europea. Tre tasselli che pongono l’Italia tra coloro che avranno il potere di influenzare le scelte strategiche in diversi ambiti tra cui l’ambiente, il digitale, fino ad arrivare al commercio internazionale, in quella che è stata definita come la nuova Bretton Woods della nostra epoca.

L’Italia si appresta a ricevere il testimone del G20 dall’Arabia Saudita, che ha assunto la presidenza nel dicembre 2019 nella convinzione che un vertice globale avrebbe aiutato a riabilitare l’immagine del Paese sulla scena internazionale, rivolgendo l’attenzione del mondo alle riforme di facciata lanciate dal sovrano de facto, il principe ereditario Mohammed bin Salman. Tutto ciò dopo che dal 2018 il Regno è stato al centro della scena internazionale per l’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi, la guerra in Yemen e la continua detenzione di attiviste per i diritti delle donne.

Ma invece delle sperate operazioni fotografiche in palazzi sfarzosi, il summit di quest’anno è stato per lo più virtuale a causa del COVID-19, infliggendo un duro colpo alle ambizioni del principe in un anno di recessione economica globale. Ed ovviamente, ça va sans dire, è stato attorno al trinomio pandemia, vaccini e debiti che ha ruotato tutto il vertice. Secondo quanto si legge nella bozza del comunicato finale, i leader si sono impegnati a finanziare un’equa distribuzione dei vaccini, delle cure e dei test per il Covid-19 riconoscendo le sfide particolari affrontate dai Paesi in Africa e dai piccoli stati insulari in via di sviluppo ed aprendo la strada all’ipotesi di una cancellazione dei debiti contratti per fronteggiare l’emergenza sanitaria.

L’impegno italiano su queste prerogative continuerà con l’assunzione della Presidenza G20 per il prossimo anno: l’Italia dovrà continuare a lavorare per contrastare le conseguenze della crisi pandemica mantenendo l’ambizione di poter incidere sulle sfide globali di lungo periodo.

Tradizionalmente il G20 è nato come tavolo di discussione per problemi di natura economica fino ad essere ampliato a questioni di politica estera. Tuttavia, data la situazione sanitaria mondiale, il punto di partenza della presidenza dell’Italia sarà la promozione della salute come bene pubblico globale. Con questa premessa sarà fondamentale avere una visione a lungo termine, che affronti la crisi sanitaria e guardi al futuro, pensando alle nuove generazioni.

People, Planet, Prosperity: queste saranno le 3 P al centro del programma italiano, indicate da Pietro Benassi, Consigliere Diplomatico e Rappresentante Personale del Presidente del Consiglio e Sherpa per i Vertici G7/G20, in un suo articolo su Formiche.

Il programma italiano avrà come focus questo nuovo trinomio, puntando a combattere le disuguaglianze che la pandemia ha contribuito ad accentuare, rilanciando gli impegni per migliorare l’efficienza energetica, la sostenibilità ambientale e la salvaguardia della biodiversità e puntando alla prosperità, anche alla luce delle sfide poste dalla rivoluzione tecnologica.

Un piano, che, perfettamente in linea con le sfide europee ed i fondi del Next Generation EU, ingloba diversi fattori e varianti e che guarda alla crescita economica mondiale non solo attraverso un limitante incremento del fattore PIL, indicatore ormai inadatto a rappresentare un concetto di ricchezza che deve rinnovarsi se vuole diventare sostenibile.

Quale occasione migliore, dunque, se non proprio il G20 per affrontare le nuove sfide globali, che hanno visto finora una mancata risposta internazionale coordinata. Infatti, l’occasione è l’unica tenda, ad eccezione delle Nazioni Unite, dove siedono congiuntamente i due grandi rivali di questo secolo: Cina e Russia.

Solo alla presidenza può spettare l’arduo compito di indirizzare il dialogo verso tematiche costruttive, facendo dell’Italia un ponte tra due mondi. Ruolo che, tra l’altro, risulta rafforzato anche dalla co-presidenza della Cop 26 sui cambiamenti climatici con il Regno Unito, occasione d’oro per far partire la collaborazione bilaterale con il Paese uscente dall’Unione e che pone l’Italia anche come ponte sulla Manica.

Una formidabile posizione internazionale dell’Italia e del governo che rende essenziale un’unica strategia per entrambe le presidenze.

Sarà essenziale la modalità di declinazione delle proposte italiane che si spera possano essere accolte e sostenute dagli altri Paesi, visto anche il rinnovato clima politico al di là dell’Atlantico.

In questo modo il nostro Paese avrebbe l’occasione di affrontare sfide decisive per l’interesse nazionale. Prima fra tutte la stabilità nel Mediterraneo e la questione migratoria, coinvolgendo nella discussione attori scomodi come Russia e Turchia e creando iniziative di cooperazione allo sviluppo in Africa.

Un’altra questione non meno rilevante è la presenza di giurisdizioni non collaborative che favoriscono pratiche elusive dal punto di vista fiscale, e quindi la necessità di ripensare un nuovo sistema del fisco che garantisca un corretto equilibrio tra promozione dell’iniziativa imprenditoriale ed efficienza del sistema, al fine di giungere ad una maggiore trasparenza. Esemplare il caso dei giganti del websoft di cui si è parlato molto negli ultimi anni e che necessita ancora di più di una soluzione da quando il Covid pone un’enorme pressione sui nostri sistemi di welfare.

In questa situazione di emergenza è auspicabile che il G20 possa rappresentare una nuova Bretton Woods, come afferma l’ex ministro dell’Economia Giovanni Tria, per poterci riavvicinare a quel multilateralismo perduto negli ultimi anni e per mettere a punto nuove regole condivise per il mondo post Covid.

Presiedendo il meeting si avrà la possibilità di individuare l’agenda e i temi del dibattito. Ma per cogliere questa enorme opportunità c’è bisogno di una grande visione strategica di lungo periodo e non vivere l’occasione solo come un palcoscenico politico.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Cristiana Oliva, redazione@exportiamo.it

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