Come ampiamente pronosticato, il rallentamento della produzione lombarda è proseguito anche nel secondo trimestre 2020, portando nel complesso la contrazione dei primi sei mesi dell’anno sotto il -20%.

Secondo una recente analisi di Unioncamere Lombardia, la produzione industriale nel secondo trimestre 2020 ha registrato performance negative, sia in confronto ai tre mesi precedenti, con un ulteriore rallentamento congiunturale destagionalizzato pari al -12,7%, sia su base annua, con una decrescita tendenziale pari al -20,7%. Di conseguenza, l’indice della produzione del comparto industriale ha rilevato un crollo senza eguali, riportandolo a livelli inferiori ai minimi registrati con la crisi economica del 2009, annullando così la crescita dell’ultimo decennio (scendendo fino a quota 87,7 punti, base anno 2010=100).

Con riferimento invece alle imprese artigiane manifatturiere, sempre nel trimestre di riferimento, lo studio ha rilevato un calo destagionalizzato congiunturale pari al -12,8% e del -24,3% su base annua. Il relativo indice della produzione è crollato a quota 74,7 (base anno 2010=100), nuovo minimo registrato.

Con un focus settoriale, si evidenzia tra i comparti che hanno registrato performance migliori rispetto alla media l’alimentare (in contrazione del -5,7%) con un tasso di attività degli impianti maggiore al 70% e una contenuta flessione della domanda, pari al -6,8% sul mercato interno e del -4,1% all’estero. Altro settore che è andato meglio rispetto alla media anche la chimica (in contrazione del -15,4%), che tuttavia perde terreno nel secondo trimestre rispetto all’alimentare, nonostante un tasso di attività nel periodo di lockdown vicino al 95%, probabilmente dovuto una minore richiesta di medicinali, disinfettanti e detergenti e la contestuale riduzione nella domanda di prodotti non legati all’emergenza.

Tra i settori che invece rilevano risultati peggiori rispetto alla media regionale si evidenziano il comparto delle pelli-calzature, che registra una scarsa attività degli impianti (solo il 42,8% utilizzati), un rallentamento della domanda che supera il -50% dai mercati esteri e una riduzione tendenziale del fatturato pari al -45,9%. Anche i mezzi di trasporto rilevano performance particolarmente negative, con una contrazione degli ordini del -34,9% dall’estero e del -32,8% dal mercato nazionale, con una perdita di fatturato che si attesta al -29,5%. Sempre tra i comparti con performance peggiori, si evidenziano: il tessile, che registra contrazioni di poco superiori alla media regionale, la carta-stampa, in calo del -21,7%, la siderurgia, in rallentamento del -22,4%, l’abbigliamento, in calo del -23,0%, i minerali non metalliferi, che perde il -23,2% e infine il legno-mobilio, in contrazione del -23,4%.

Risultati migliori della media si registrano invece per i comparti della gomma-plastica (-19,7%), la meccanica (-19,5%) e le manifatturiere varie (-16,3%).

Per quanto riguarda l’artigianato, l’andamento del settore è simile a quanto rilevato nel trimestre precedente. Anche in questo caso, il comparto meno penalizzato è quello alimentare (-13%) mentre si conferma l’impatto particolarmente negativo per pelli-calzature (-46,8 %) seguito dal tessile (-34,2%) e manifatturiere varie (-35,1%).Nel complesso, gli unici settori che mostrano performance migliori della media regionale, oltre all’alimentare, sono stati la gomma-plastica (-21,7%) e la meccanica (-22,7%), mentre siderurgia, minerali non metalliferi, carta-stampa, legno-mobilio e abbigliamento archiviano rallentamenti dei livelli produttivi compresi tra il -25% e il -30%.

Il dato medio generale sul rallentamento della produzione lombarda nasconde tuttavia tendenze disomogenee, non solo a livello settoriale ma anche tra le aziende stesse: infatti, le imprese industriali segnano forti rallentamenti nel 71% dei soggetti mentre quelli che indicano incrementi di produzione maggiori al 5% rappresentano il 16%.

Anche l’artigianato presenta un andamento simile, con una quota di imprese in forte rallentamento che tocca il 72% e quelle in crescita che sono il 17%. Da segnalare che in entrambi i casi si sono ridotte significativamente sia le quote di aziende stazionarie che quelle in crescita o contrazione moderata con una generale polarizzazione della performance.

Dal lato del fatturato, il rapporto evidenzia per l’industria un rallentamento su base annua del -19,6%, riportandolo così ai livelli del 2010.

Per l’artigianato invece, il calo del fatturato risulta ancora più pesante (pari al -23,5% su base tendenziale) con l’indice di Unioncamere Lombardia che si allontana ancor più dal livello del 2010. Per gli ordinativi, risulta un più forte rallentamento per il mercato interno (-22,2% per l’industria e -22,9% per l’artigianato su base annua), mentre è leggermente più contenuta la contrazione degli ordini internazionali: per l’industria la performance è -19,8% e per l’artigianato è -15,3%. Tuttavia, la quota del fatturato estero rimane piuttosto elevata per le imprese industriali (39,7%) e si conferma ancora poco rilevante per l’artigianato (7,5%).

Per l’industria, le aspettative sulla domanda rimangono complessivamente negative, ma mostrano un deciso miglioramento rispetto al precedente trimestre.

La possibilità di riapertura di tutte le attività e il rallentamento della pandemia nei Paesi commercialmente più legati alla Lombardia, hanno portato ad un maggiore ottimismo da parte degli imprenditori lombardi circa le prospettive di recupero della domanda a partire dal trimestre estivo. Tuttavia, circa il 45% degli imprenditori intervistati prevede un livello degli ordini invariato nel prossimo trimestre. Lato produzione invece, si rivela un miglioramento delle aspettative future, che lascia intravedere spiragli di ottimismo con il 40% degli imprenditori che prevede livelli di produzione sostanzialmente stabili. La dinamica delle previsioni di produzione per l’artigianato è molto simile, rilevando però un rimbalzo che si arresta a livelli di saldo ancora molto negativi.

In leggera diminuzione i dati sull’occupazione industriale, con un -0,3% e un generale irrigidimento del mercato del lavoro, come conseguenza delle misure nazionali. Anche il numero di aziende che fa ricorso al CIG nel periodo è aumentato, arrivando al 71% con una quota sul monte ore tripla rispetto al trimestre precedente.

Anche per l’artigianato l’occupazione è in rallentamento, con un calo del -0,4% e tassi d’ingresso e uscita che si attestano sui valori minimi storici. Cresce fortemente il ricorso alla CIG con il 69,8% delle aziende che dichiara di aver utilizzato ore di cassa integrazione.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Valeria Gambino, redazione@exportiamo.it

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